Lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree: sono alcuni dei problemi riscontrati nell’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sulla situazione della sanità in Italia. Il Rapporto civico sulla salute contiene l’elaborazione delle segnalazioni gestite dalle sedi del Tribunale per i diritti del malato sul territorio nazionale e dei servizi Pit Salute locali (un servizio di informazione di Cittadinanzattiva) dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022. Le segnalazioni prese in considerazione sono in totale 14.272 e l’obiettivo è indagare lo stato del diritto alla salute dei cittadini nel complesso sistema sanitario federale italiano. Non si tratta quindi di dati rappresentativi dell’intera popolazione italiana, e infatti l’obiettivo del rapporto è un altro: «Il significato dei dati utilizzati sta, infatti, nella loro capacità di costituire una sorta di termometro, trasformandosi in indicatori delle più rilevanti situazioni di malessere con le quali si misurano i cittadini nel loro contatto con il servizio sanitario».

Quello dei tempi di attesa per visite ed esami è uno dei temi più ricorrenti tra quelli segnalati. In effetti le informazioni contenute nel report sono piuttosto impressionanti: due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni. Le persone lamentano anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d’attesa bloccate.

Il problema si verifica anche per interventi chirurgici: per un intervento per tumore dell’utero che doveva essere effettuato entro 30 giorni (Classe A), una paziente ha atteso 90 giorni; per un intervento di protesi d’anca, da effettuarsi entro 60 giorni (classe B), l’attesa è stata di 120 giorni.

La quasi totalità delle Regioni non ha recuperato le prestazioni in ritardo a causa della pandemia, e non tutte hanno peraltro utilizzato il fondo di 500 milioni stanziati nel 2022 per il recupero delle liste d’attesa. Non ne è stato utilizzato circa il 33%, per un totale di 165 milioni. Il Molise ha investito solo l’1,7% di quanto aveva a disposizione. Vanno male anche la Sardegna (26%), la Sicilia (28%), la Calabria e la Provincia di Bolzano (29%).

Accanto ai problemi generali di liste di attesa e accesso alle prestazioni (che raccolgono quasi una segnalazione su tre: 29.6%), i cittadini denunciano carenze in tutti e tre gli ambiti dell’assistenza sanitaria, ossia quella ospedaliera (15,8%), quella territoriale (14,8) e l’area della prevenzione (15,2%). Al quinto posto la sicurezza delle cure (8,5%). A crescere rispetto al 2021, sono soprattutto le problematiche che riguardano l’accesso alle prestazioni (+5.8%) e quelle legate all’assistenza in ospedale (+4,4%).

Negli ultimi 10 anni, fa notare il report, facciamo i conti con una riduzione costante delle strutture di emergenza: «Dal territorio nazionale sono scomparsi 61 dipartimenti di emergenza, 103 pronto soccorso, 10 pronto soccorso pediatrici e 35 centri di rianimazione; per quanto riguarda le strutture mobili negli ultimi 10 anni c’è stata una riduzione di 480 ambulanze di tipo B, un incremento di sole 4 ambulanze di tipo A (ma nel 2019 il decremento rispetto al 2010 era di 34 unità), un decremento di 19 ambulanze pediatriche e di 85 unità mobili di rianimazione».

Il Rapporto, nell’individuare le criticità, fa anche delle proposte per superarle: «Chiediamo che siano riaffermate cinque condizioni – ha detto Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva –, cinque chiavi di accesso alla casa comune del Servizio Sanitario Nazionale: l’aggiornamento periodico e il monitoraggio costante dei Livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti ed esigibili su tutto il territorio nazionale; l’eliminazione delle liste di attesa, attraverso un investimento sulle risorse umane e tecniche, una migliore programmazione e trasparenza dei vari canali, un impegno concreto delle Regioni per i Piani locali di governo delle liste di attesa; il riconoscimento e l’attuazione del diritto alla sanità digitale per ridurre la burocrazia, comunicare meglio con i professionisti e accedere a prestazioni a distanza; la garanzia di percorsi di cura e di assistenza dei malati cronici e rari e, in particolare, delle persone non autosufficienti, finanziando la nuova legge per gli anziani non autosufficienti e riprendendo l’iter normativo per il riconoscimento dei caregiver; l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR, con il coinvolgimento delle comunità locali e dei professionisti del territorio».

(Foto di Annie Spratt su Unsplash)

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