Un recente articolo uscito su Science approfondisce l’affascinante, ma controverso, mondo delle “zone blu”, regioni in cui si dice che le persone vivano eccezionalmente a lungo.  Il concetto, che si è trasformato in un marchio globale con libri, diete e persino una serie Netflix, è nato da una ricerca demografica alla fine degli anni ’90, quando alcuni ricercatori italiani hanno studiato la longevità in Sardegna. Hanno riscontrato una maggiore concentrazione di centenari nella provincia montuosa dell’Ogliastra e hanno iniziato a indagare sul perché.

Questo studio iniziale ha portato all’identificazione di altre aree con caratteristiche simili. Un demografo belga, Michel Poulain, contribuì a convalidare l’età dei centenari sardi e, con una penna blu, segnò la loro posizione su una mappa, creando quelle che furono conosciute come le prime “zone blu”. In seguito, Dan Buettner, un esploratore americano, rese popolare l’idea dopo aver visitato Okinawa, in Giappone, che sembrava avere una popolazione insolitamente longeva. Buettner ha poi collaborato con Poulain e altri per trovare altre zone blu. Hanno utilizzato i registri ufficiali per convalidare l’età dei centenari e hanno confrontato il numero di centenari con il numero di nascite nella regione.

Nell’articolo si legge che le principali località generalmente accettate come “zone blu” sono la Sardegna, in Italia, Okinawa, in Giappone, Nicoya, in Costa Rica e Ikaria, in Grecia. Una domanda fondamentale che è emersa è se la longevità dei residenti delle zone blu sia dovuta ai geni o allo stile di vita. Mentre alcuni studi hanno esaminato i fattori genetici, come la variante di un gene legato all’invecchiamento cellulare e il DNA mitocondriale, non ci sono prove evidenti che i geni da soli possano spiegare perché gli abitanti delle zone blu vivono più a lungo.

Pertanto, i ricercatori hanno iniziato a esplorare le abitudini di vita delle persone in queste regioni. Hanno quindi esaminato le indagini sulla dieta e intervistato molti centenari. Hanno trovato fattori di stile di vita comuni come l’attività fisica a bassa intensità, l’apporto calorico ridotto, una dieta a base vegetale, il consumo moderato di alcol, un senso di “scopo della vita”, la riduzione dello stress, la partecipazione a una comunità spirituale, la priorità data alla famiglia e la presenza di una comunità di supporto. Tuttavia, l’articolo fa notare che alcune raccomandazioni, come quella di bere vino rosso con moderazione, sono contestate dalla ricerca sanitaria attuale e che, sorprendentemente, il fumo non viene considerato un fattore rilevante in questi studi.

L’articolo su Science evidenzia anche una crescente controversia sulle zone blu. A seguito di una divisione tra i ricercatori, esistono oggi due elenchi “ufficiali” di zone blu. Dan Buettner gestisce un’azienda basata su questo concetto. Ha registrato il termine negli Stati Uniti e lo usa per promuovere i suoi libri, i suoi corsi di cucina e i suoi programmi comunitari. Michel Poulain, un tempo stretto collaboratore di Buettner, si è separato da lui, criticando la commercializzazione del concetto. Questa separazione ha portato a due elenchi separati di zone blu. Ad esempio, Poulain ha inserito la Martinica tra le zone blu, mentre Buettner considera Singapore una zona blu.

L’articolo cita anche le critiche mosse alla base scientifica dell’idea di “zone blu” da parte di ricercatori come Saul Newman, che sostiene ci siano errori metodologici nella ricerca. Egli suggerisce che molti dei centenari in queste regioni potrebbero non essere così vecchi come si sostiene, che la raccolta dati è incoerente e potenzialmente inaffidabile e che alcuni dati potrebbero essere falsificati. Queste critiche, così come il fatto che alcune regioni, come Nicoya e Okinawa, non dimostrano più una longevità eccezionale, hanno messo in dubbio il concetto.

Nonostante le critiche, l’articolo sottolinea che si possono trarre insegnamenti dallo stile di vita degli abitanti di queste regioni. Il pezzo osserva che molte delle raccomandazioni sanitarie delle zone blu, come il valore dell’attività fisica, la riduzione dell’apporto calorico e la dieta a base vegetale, sono in linea con gli attuali messaggi di salute pubblica.

(Foto di wirestock su Freepik)

Può funzionare ancora meglio

Il sistema trasfusionale italiano funziona grazie alle persone che ogni giorno scelgono di donare sangue, per il benessere di tutti. Vuoi essere una di quelle persone?

Si comincia da qui