Continuando il nostro percorso su rappresentanza e rappresentatività, proviamo a ragionare sul concetto di carisma. Per farlo, riprendiamo un articolo di Valerio Castronovo dalla Domenica del Sole 24 Ore del 2015, in cui questi recensisce il libro La fabbrica del carisma. Leader, follower, comunicazione, di Gaetano Maria Santoro.
Derivato dal greco Kàris (che significa grazia) e impiegato originariamente dalla Chiesa per designare nel linguaggio teologico i doni soprannaturali dello Spirito santo per il bene della comunità dei fedeli, il termine “carisma” è divenuto un concetto chiave nell’analisi delle diverse specie e forme di potere, da quando Max Weber lo propose in una sua opera fondamentale, Economia e società (pubblicata postuma nel 1922). Per il sociologo tedesco, autore di alcuni rilevanti studi storici e giuridici, e che (tra i fondatori del Partito democratico) aveva collaborato dopo la Grande Guerra a redigere la Costituzione di Weimar, una locuzione come quella di carisma si prestava a indicare in modo appropriato ed efficace determinati requisiti, in possesso di un individuo e riconosciuti come eccezionali, tali da farne un leader indiscusso, un personaggio preminente e fuori dal comune.
Dal campo della metodologia e dell’analisi politico-sociale il termine di carisma andò diffondendosi sempre più nell’uso e nel gergo corrente con riferimento al ruolo di qualsiasi figura dotata di peculiari qualità e disposizioni, in grado di eccellere conquistando così il successo ed esercitando un certo ascendente nella propria sfera d’attività. Di qui la crescente fortuna di questa parola: tanto più dopo che i mass media se ne sono impadroniti e serviti largamente finendo così sia per enfatizzarla sia per inflazionarla estendendola a una congerie innumerevole di casi tra i più disparati, risultanti spesso del tutto incongrui, fuorvianti o sopravalutati.
Di fatto, il concetto di carisma sta a significare la capacità in sommo grado e acclarata di una persona, in virtù di certe sue singolari attitudini e precipue credenziali, sia di suscitare un forte senso di fiducia, quando non una fede incondizionata, sia di far valere le sue prerogative e la propria influenza su una cospicua cerchia di soggetti al punto da plasmare in toto i loro orientamenti e da condizionare i loro modi di agire.
Tuttavia questo genere di rapporto è ambivalente e non univoco, in quanto implica, perché trovi concreti riscontri un legame dalle implicazioni gerarchiche non dovute a un atto di forza coattivo, una sostanziale disponibilità ad accettarlo da parte di quanti ne sono coinvolti e, dunque, la loro condiscendenza in un modo o nell’altro.
Di qui l’importanza che hanno rivestito nel corso del tempo e continuano tuttora ad avere determinate strategie di comunicazione e di persuasione concepite e attuate per rendersi convincenti e affidabili: così da costruire, legittimare o consolidare una propria robusta leadership e avvincente immagine pubblica.
È dunque interessante il saggio di Gaetano Maria Santoro che ricostruisce e rievoca molteplici modalità e versioni con cui sono andate stabilendosi e manifestandosi una trafila di rapporti carismatici di soggezione e dipendenza, a seconda di differenti contesti storici e di svariate circostanze. Tanto più che l’autore, essendo anche un consulente aziendale di lungo corso, ben conosce anche certi congegni e meccanismi più recenti di organizzazione e gestione del consenso. Il suo libro è perciò denso non solo di ragguagli ma pure di interessanti spunti di riflessione a proposito pure della situazione contemporanea italiana (esaminata in base ad alcune classiche chiavi interpretative sulle teorie del potere e della legittimazione).
Al centro di quest’ampio excursus lungo un arco cronologico che si snoda dall’antichità sino ai giorni nostri, all’età del Web e delle Reti, spiccano le figure e le vicende di una ventina di protagonisti e leader a vario titolo, scelti per i loro marcati ed esemplari tratti distintivi in fatto di potestà e autorevolezza, di forza di suggestione e d’attrazione, in differenti campi (dalla politica alla cultura, dall’economia alle realtà sociale). Si ha così modo di riscontrare certi aspetti salienti ed emblematici sia delle temperie prevalenti sia delle cangianti concezioni in voga, da un’epoca all’altra, sull’esercizio del potere e sui suoi risvolti carismatici.
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