Giusi Marchetta, scrittrice e insegnante, prova a dare una risposta, e suggerisce una serie di romanzi che difficilmente vengono proposti nelle scuole, ma che invece meriterebbero più attenzione. Uno stralcio del suo articolo per ilLibraio.it.
Negli ultimi due anni la domanda che mi sono sentita ripetere più spesso in ambito professionale è: come si fa a far leggere i ragazzi? Tra tutte le risposte possibili manca la formula magica che garantisca il risultato. Si tratta perlopiù di rendere i libri più vivi e presenti nella loro vita, di restituire alla parola scritta un ruolo importante nell’interpretazione della realtà, di aiutare gli alunni più svogliati o in difficoltà a superare una naturale ostilità al testo. Cose per cui qualsiasi bravo insegnante è intenzionato a lavorare. Insomma, negli ultimi due anni, confrontandomi con i miei colleghi, ho cercato di trovare se non la formula magica che funzioni sempre, almeno una che funzioni spesso.
«Scegli i libri giusti», dico di solito. Anche se ti fanno paura, aggiungerei, ma non sempre lo faccio perché quella paura la conosco anche io.
Leggiamo con piacere quello che ci interessa. Se siamo lettori possiamo scoprire il piacere di un libro quando arriviamo a metà, ma per un ragazzo che non legge e deve essere incoraggiato a cominciare l’interesse per la storia, l’argomento o i personaggi, è fondamentale. Romanzi di formazione che piacciono agli adulti, (come dire no alla droga, alla mafia, al bullismo, all’inquinamento), libri che genitori o insegnanti hanno letto alla sua età (nella migliore delle ipotesi quindici anni prima), classici su cui si sta un anno intero per sottolinearne tutte le figure retoriche non coincidono con niente di interessante nella maggior parte dei casi.
Nell’arco di vent’anni il mondo ci è cambiato attorno e anche se le domande degli adolescenti restano simili per ogni generazione non si può non tener conto che gli stimoli che ricevono e gli strumenti che utilizzano sono diversi da quelli che ci hanno cresciuto. È probabile che le nostre classi siano popolate dalla generazione più cinica, pragmatica, egocentrica e insieme ipersensibile mai nata.
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(Foto di Birmingham Museums Trust su Unsplash)