Nella campagna elettorale in corso per le elezioni europee, a spiccare per la severità con cui sono presentate sono le promesse dei diversi partiti di estrema destra (ma anche estrema sinistra, nel caso slovacco) sui migranti. In sintesi, l’idea che emerge è quella di un continente sempre più chiuso e inaccessibile, con tratti che sfociano apertamente verso il razzismo.
Questo rischia di mascherare il fatto che l’Unione europea ha già da tempo un atteggiamento molto restrittivo e ben poco accogliente verso i migranti, in particolare verso le persone bisognose di protezione. Innanzitutto, come spiega il corrispondente da Bruxelles David Carretta, quella delle “vie legali” per i rifugiati è una grande menzogna.
I paesi dell’Unione europea hanno infatti un programma di “reinsediamenti”, da non confondere con lo strumento dei “ricollocamenti”: “Il ‘reinsediamento’ – scrive Carretta – è il processo mediante il quale, dietro proposta dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), i profughi bisognosi di protezione internazionale vengono trasferiti da un paese extra Ue e stabiliti in un paese dell’Ue con una forma di protezione legale. Ciascun paese dell’Ue rimane responsabile per le singole decisioni di ammissione. Il reinsediamento non va confuso con i ‘ricollocamenti’ (o ‘relocation’ in inglese), che forniscono un meccanismo di distribuzione delle persone bisognose di protezione internazionale all’interno dell’Ue”.
Il problema di questo strumento è che è completamente inadeguato ad alleggerire la pressione sui paesi terzi che attualmente ospitano rifugiati da paesi come la Siria o l’Afghanistan. La Turchia da sola ne accoglie 3,3 milioni, per esempio. I 14 paesi membri dell’UE che hanno deciso di partecipare, hanno messo a disposizione per i prossimi due anni un totale di poco più di 60 mila posti tra reinsediamenti e ammissioni umanitarie (un altro strumento che permette di fare arrivare persone da paesi terzi). Per quanto utili, 60 mila posti sono pochi a fronte della dimensione del fenomeno. Inoltre, al di là delle promesse, negli scorsi anni gli arrivi effettivi sono stati ben più bassi. È quindi probabile che questo si ripeta nei prossimi due anni.
C’è quindi una grande distorsione tra l’attenzione esagerata che si pone agli sbarchi via mare, mentre il numero di richieste di asilo è molto più alto: “1.048.880 persone hanno chiesto protezione internazionale nel 2023 (secondo i dati Eurostat) a fronte di 274.870 ingressi attraverso le rotte del Mediterraneo centrale, orientale e occidentale e dell’Africa occidentale (secondo i dati Frontex)”, scrive ancora Carretta.
Un’altra strategia, rilanciata ultimamente nel caso della Tunisia, consiste nello stabilire accordi molto onerosi con i capi di governo di paesi autoritari affinché trattengano sul proprio territorio i migranti. Tale strategia si è rivelata inefficace, oltre che inumana. I regimi in questione infatti non si fanno troppi problemi a perseguitare i migranti con ogni mezzo, violando gli accordi internazionali sulla protezione umanitaria. Un’inchiesta condotta da diversi media internazionali e pubblicata proprio ieri, ha rivelato come tali azioni (che prevedono per esempio di prelevare persone migranti dai centri cittadini e abbandonarle in mezzo al deserto o in aree montuose e inospitali) siano condotte anche usando fondi UE, come quelli dell’Emergency Trust Fund.
(Immagine di photoangel su Freepik)
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