A volte, a correre da soli contro tutti, si scopre di avere un gran seguito alle proprie spalle (Forrest Gump docet). Così è accaduto che in Svizzera Thomas Minder, parlamentare indipendente di 52 anni, sia riuscito a fare approvare la sua proposta di referendum per l’applicazione di un tetto ai compensi dei manager di grandi aziende, ottenendo il voto favorevole plebiscitario da parte della popolazione (mentre scriviamo il dato non è ancora definitivo, ma viene dato per certo). Per i giornali elvetici è già il «Robin Hood dei piccoli azionisti», qui da noi probabilmente sarebbe stato “l’alieno”, vista l’intoccabilità che permea i “pezzi da 90” di casa nostra (ma anche da noi, a giudicare da come sono andate le elezioni, forse il vento sta cambiando). Ne parla anche il Sole 24 Ore di ieri: «Il testo del quesito -battezzato “Iniziativa Minder” […]- non riguarda che le società quotate in borsa e prevede anche il divieto delle buonuscite o dei bonus di entrata (“golden hello” e “golden goodbye”) oltre che i bonus previsti nei contratti di vendita o acquisizione di una società; il mancato rispetto del divieto verrebbe punito con il carcere a un’ammenda pari a sei anni di salario».
L’origine dell’iniziativa risale a un episodio del 2001, ritenuto particolarmente odioso da Minder -anche perché vi fu coinvolto direttamente-, quello della fine di Swissair (il cosiddetto grounding), quando al presidente del consiglio di amministrazione della compagnia aerea Mario Corti fu attribuito un “premio di partenza”, nonostante il fallimento, di vari milioni di franchi. La proposta di Minder arrivò in Parlamento nel 2006, e da allora ha dovuto affrontare l’opposizione di tutta l’aula, fino all’approvazione di questi giorni. Ma se anche il dato sul voto non dovesse essere confermato, il governo ha già pronta una proposta di riforma, più moderata, che andrebbe comunque verso una limitazione dei compensi. Quindi, in sostanza, la notizia è che la Svizzera ha fatto la sua scelta. E non è un caso isolato. Anche a Bruxelles, Parlamento e Consiglio d’Europa hanno trovato l’accordo per un pacchetto volto a mettere un freno al pagamento di bonus ai dirigenti bancari. «I bonus non potranno superare l’ammontare del salario -scrive ancora il Sole-, salvo l’accordo della maggioranza degli azionisti della società che potranno aumentare il bonus al doppio dello stipendio». L’intesa deve ora essere approvata da una maggioranza di paesi, e non è detto che questo avvenga. Ma se i vari governi in carica hanno intenzione di rappresentare la volontà popolare, sarà bene che non si facciano attendere nel recepire tali disposizioni.