Solo da poco la ricerca ha iniziato a indagare il legame tra eventi climatici estremi e salute mentale, evidenziando la necessità di considerare anche questo elemento nello sviluppo di azioni preventive e di tutela. Ne ha scritto Scienza in Rete.
Nel maggio del 2016 la città canadese di Fort McMurray è stata colpita da un grave incendio, le cui cause risultano ancora oggi ignote. Il disastro, uno dei più grandi nella storia del paese, ha ridotto in cenere 3200 edifici e ha costretto all’evacuazione quasi 90.000 residenti. Complici i venti forti e il clima secco, i piccoli roghi presenti nelle zone limitrofe alla cittadina hanno continuato a divampare fino ad agosto del 2017, mese in cui l’incendio è stato ufficialmente dichiarato estinto.
Durante quell’estate, mentre le fiamme continuavano imperterrite a distruggere le foreste canadesi, un team di psicologi e psichiatri guidato da Genevieve Belleville ha realizzato una serie di interviste per valutare la salute mentale dei cittadini colpiti dal disastro. Dei 379 partecipanti, più della metà mostrava alcuni dei segnali tipicamente associati allo stress post traumatico: difficoltà ad addormentarsi, flashback ricorrenti nei quali rivivevano l’evento e un costante stato di vigilanza ansiosa. Anche leggere un libro o vedere un film era diventata improvvisamente un’attività difficile da svolgere.
Tra ottobre e novembre dello stesso anno, quando oramai la maggior parte dell’incendio era stato estinto e iniziavano le operazioni di ricostruzione, lo psichiatra Vincent I. O. Agyapong e i suoi colleghi svolsero una nuova indagine per verificare il processo di guarigione degli abitanti di McMurray. Dei 500 nuovi intervistati, più del 20% presentava un disturbo di ansia generalizzato esacerbato da saltuari attacchi di panico.
Un futuro di eventi estremi
Il cambiamento climatico in corso sta aumentando la frequenza e l’impatto degli eventi estremi, soprattutto in alcune aree del pianeta più vulnerabili – vedi Turchia e Siria. Uragani, incendi e inondazioni, lasciano dietro di sé distruzione materiale, ma hanno anche delle ripercussioni sulla nostra salute mentale. Ripercussioni che solo di recente abbiamo iniziato a indagare.
Tra i disturbi psicologici più frequenti, proprio come abbiamo visto per i cittadini di Fort McMurray, ci sono lo stress post traumatico (PTSD), la depressione e l’ansia.
Per capire meglio il fenomeno, gli esperti hanno diviso i fattori di rischio in tre categorie principali: demografici, legati all’evento traumatico e associati alla fase di recupero.
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(Immagine da freepik generata da un’intelligenza artificiale)
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