La rapida espansione dell’intelligenza artificiale (AI) e dell’economia digitale sta sollevando importanti questioni relative al consumo di energia. Una delle principali preoccupazioni, sollevata dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e da altri esperti del settore, è l’aumento della domanda di elettricità necessaria per alimentare i data center, che costituiscono la spina dorsale dell’AI.

Negli ultimi anni, gli investimenti nei data center hanno registrato un aumento vertiginoso: negli Stati Uniti, sono raddoppiati negli ultimi due anni. Il fabbisogno energetico di queste strutture è notevole: i data center di grandi dimensioni consumano 100 MW o più, un valore paragonabile al consumo annuale di elettricità di 350-400 mila auto elettriche. Questa domanda potrebbe mettere a dura prova le reti elettriche locali, soprattutto se si considera che i data center sono spesso concentrati a livello geografico. In Irlanda, essi rappresentano già oltre il 20% di tutto il consumo di elettricità. Ciò solleva preoccupazioni riguardo alla capacità dei Paesi di raggiungere i loro obiettivi climatici.

Secondo Mario Calderini, esperto di innovazione del Politecnico di Milano, intervistato da Ferdinando Cotugno su Domani, l’attuale modello di innovazione basato su risorse illimitate non è sostenibile. Calderini propone quindi di passare a un modello di innovazione definito “frugale”, che si concentra sulla soluzione di problemi complessi con risorse limitate. Questo approccio, tradizionalmente utilizzato nei Paesi in via di sviluppo, potrebbe essere la chiave per mitigare l’impatto ambientale della tecnologia in Occidente.

L’IEA osserva ancora che, sebbene attualmente i data center rappresentino circa l’1% del consumo globale di elettricità, la crescita del settore porterà a un aumento sostanziale della domanda. La situazione è ulteriormente complicata dall’incertezza che circonda lo sviluppo futuro dell’AI. Il ritmo di adozione e l’intensità energetica delle diverse applicazioni di AI potrebbero influire notevolmente sulla futura domanda di energia. Ad esempio, la generazione di video ha un’intensità energetica maggiore rispetto alle applicazioni testuali.

L’IEA sottolinea la necessità di avviare un dialogo pubblico-privato per affrontare tali problematiche. È necessaria una migliore comprensione della crescita dell’IA e dei suoi effetti sul settore energetico. Le prestazioni operative ed energetiche dei data center non sono trasparenti, il che rende difficile stimare la domanda futura. Allo stesso tempo, il potenziale dell’IA per migliorare l’efficienza energetica deve essere pienamente esplorato. La sfida rimane quella di trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità ambientale.

L’impatto dell’IA e dei data center è un aspetto rilevante da considerare nel contesto della transizione energetica. È necessario adottare un nuovo approccio tecnologico che sia incentrato sulla sostenibilità e sull’efficienza, includendo il concetto di “innovazione frugale”. Non si tratta solo di una limitazione delle risorse, ma di un cambiamento culturale nel modo in cui la tecnologia interagisce con la società.

(Foto di Taylor Vick su Unsplash)

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