A seguito dell’episodio di chiusura del Colosseo e dei Fori Imperiali, il 18 settembre, per un’assemblea sindacale, il governo ha emanato un decreto che limita il diritto di sciopero in questo tipo di enti, equiparando musei e luoghi di cultura a servizi pubblici essenziali. Si tratta dell’ultimo affondo del presidente del Consiglio Matteo Renzi contro uno dei suoi bersagli più colpiti, finora più che altro a parole. «I sindacati devono capire che la musica è cambiata», dichiarava a giugno 2014. Ora sembra che le danze siano ufficialmente aperte. In seguito all’episodio di Roma, le parole sono state ancora più dure: «No alla cultura ostaggio dei sindacalisti. Non gliela daremo vinta, mai. E il dl lo dimostra in modo inequivocabile. Cambierà, eccome se cambierà».

È curioso che il provvedimento (che doveva essere già pronto nel cassetto, vista la rapidità con cui è stato redatto) vada a modificare il diritto di sciopero a fronte di un’assemblea sindacale. Non dubitiamo che sia un danno economico e d’immagine il fatto di tenere chiuse strutture tra le più visitate al mondo, ma d’altra parte se ci sono questioni da dibattere tra dipendenti è diritto di questi ultimi riunirsi e farlo, anche a costo di chiudere per qualche ora la struttura. Certo è importante darne tempestiva comunicazione, e su questo non sappiamo se il sindacato abbia lavorato bene o male. Secondo Marta e Simone Fana, che scrivono su Sbilanciamoci.info, ci sono in gioco diritti costituzionali che vengono messi in discussione per seguire una logica economica e commerciale, per cui bisogna sempre mettere al primo posto l’efficientismo nei confronti del turista (soprattutto se straniero). «La progressiva riduzione delle tutele individuali e collettive attraverso l’esautoramento delle funzioni di controllo politico e istituzionale (come sta avvenendo con la riforma istituzionale) si traduce nella realtà di molti lavoratori e lavoratrici nell’impossibilità di esercitare le libertà garantite dalla nostra carta costituzionale (diritto di sciopero, diritto alla rappresentanza sindacale, diritto di assemblea)». Il turista è di certo una risorsa importante per l’economia e l’immagine del Paese inteso come sistema.

Va detto però che viaggiare implica fare i conti con la realtà del luogo in cui si sta andando. In molti Stati mitteleuropei e nordeuropei, presentarsi a cena in un ristorante alle 21, come sarebbe normale fare in Italia, può voler dire rimanere a stomaco vuoto, dato che da quelle parti le abitudini sono diverse. Il discorso non è identico, ma qualche analogia c’è. Se il diritto di assemblea prevede il fatto di riunirsi durante gli orari di funzionamento della struttura, bisognerà avvertire il pubblico che per qualche ora questa non sarà accessibile. Si può anche discutere di modificare questo meccanismo, individuando delle fasce orarie più rigide o dei giorni in cui il museo deve restare aperto. La strada scelta è stata però quella della durezza, mascherata da indignazione. «La strategia adottata con un procedimento di urgenza non è che il risultato di un calcolo ben preciso: al diritto di assemblea sindacale si risponde con un provvedimento, che riguarda principalmente il diritto di sciopero, sui cui la volontà di intervenire sul piano generale è palese, considerando che giacciono in Parlamento ben tre proposte volte a condizionare e restringere il diritto di sciopero […] La vicenda del Colosseo traccia un filo rosso: alla rivendicazione salariale il governo contrappone il diritto dei turisti di godere del patrimonio artistico italiano, lo stesso che negli anni continua a subire tagli e negligenze da parte di un blocco di potere, che Renzi si è guardato bene dal rottamare».

Nei giorni scorsi un episodio simile ha interessato il museo di Orsay a Parigi, rimasto chiuso due giorni per uno sciopero. Il personale protestava contro l’apertura sette giorni su sette (attualmente il museo è chiuso il lunedì) per fare fronte alla grande richiesta di visite scolastiche, che la struttura non è in grado di soddisfare. I lavoratori non ce l’avevano con il provvedimento in sé, ma col fatto che al maggior numero di ore non corrispondesse un aumento del personale. Dopo due giorni di chiusura, si è ottenuto uno slittamento in avanti dell’inizio del nuovo regime di orari, in modo da far fronte all’ampliamento dell’organico. Anche in Francia l’episodio ha dato avvio a un dibattito sul diritto di sciopero. Intanto però, con questo strumento così discusso, i lavoratori dell’antica stazione ferroviaria hanno ottenuto il rispetto dei propri diritti.

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