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Finalmente la cosiddetta “lista Falciani” sta iniziando a guadagnare la “celebrità” che merita. Come avevamo previsto ad agosto 2014, l’inchiesta “Swissleaks” sta facendo emergere i nomi di cittadini italiani (più o meno celebri) che avevano portato i propri capitali nella banca svizzera Hsbc per aggirare il fisco italiano. Non che il fatto di depositare i soldi all’estero sia un reato in sé. Lo diventa se l’operazione non viene dichiarata nel Paese di residenza, il che fa “sparire” quei capitali agli occhi dell’erario. Da molto tempo su ZeroNegativo seguiamo le vicende di questa lista di correntisti, sottratta all’istituto elvetico dal suo ex dipendente Hervé Falciani. Qui potete trovare l’elenco degli articoli da noi dedicati alla vicenda, che ha avuto fortune alterne sulla stampa italiana.

Nel 2012, quando abbiamo iniziato a scriverne, era molto difficile trovare informazioni sulla questione, limitate com’erano queste a giornali finanziari o testate estere (in Francia per esempio si è proceduto con molta più rapidità all’indagine sui cittadini contenuti nella lista, il che ha permesso di stanare molti evasori). In questi giorni, dopo la pubblicazione di un’inchiesta su L’Espresso, è un po’ più facile scoprire che novità ci sono. Tanto che la Hsbc è arrivata a comprare una pagina sui maggiori quotidiani europei, pubblicando un messaggio in cui chiede scusa per non aver applicato negli anni scorsi un regime di controllo più stretto nei confronti dei propri correntisti: «We must show we understand that the societies we serve expect more from us – si legge nel messaggio –. We therefore offer our sincerest apologies». Difficile accettare tali scuse, dato che la banca in questione si è sempre prodigata per offrire ai clienti gli strumenti necessari ad aggirare le norme che andavano a inficiare l’intoccabilità dei fondi depositati nei suoi conti. Per esempio, come scrive Stefano Montefiori sul Corriere, nel 2005 «la Hsbc Private Bank contatta via lettera i suoi clienti spiegando che a partire dal 1° luglio dello stesso anno entrerà in vigore una nuova tassa europea sul risparmio. Questa è la cattiva notizia. Le buone notizie sono due: la nuova tassa riguarda le persone fisiche, non le società; inoltre, Hsbc assicura che esistono “numerosi strumenti e strutture finanziarie” per aggirare la seccatura». Molto premuroso come atteggiamento versi i correntisti, un po’ meno verso le norme fiscali dei rispettivi Paesi di provenienza.

Non staremo qui a pubblicare i nomi più illustri contenuti nella lista, tanto li potete trovare facilmente consultando uno qualsiasi dei tanti articoli che adesso si inseguono nella prevedibile “caccia al mostro”. Molto più utile qui soffermarsi su come alcune scellerate manovre compiute dai governi negli scorsi anni abbiano “sgonfiato” pesantemente le potenzialità della lista. Grazie allo scudo fiscale del 2009, infatti, 1.264 italiani con il conto alla Hsbc hanno potuto riportare a casa il proprio “tesoretto” pagando una minima aliquota ed estinguendo completamente il reato, conservando l’anonimato. Si tratta «di un miliardo e 669 milioni di euro. Insomma, una grande occasione per sfuggire alla tempesta perfetta che le rivelazioni di Hervé Falciani stavano scatenando sull’istituto elvetico», scrive L’Espresso. I danni della politica hanno purtroppo un’ampiezza di risacca molto grande, e i danni che non si vedono subito tornano a chiedere il conto anche dopo molti anni, come in questo caso.

Eppure sarebbe così semplice evitare che si creino in partenza le condizioni per l’evasione. Basterebbe, come scrive Andrea Baranes, «uno scambio automatico di informazioni tra nazioni in materia fiscale, l’obbligo per tutte le imprese di pubblicare un bilancio per ogni giurisdizione in cui operano e non in forma aggregata, informazioni sul reale beneficiario e proprietario di ogni impresa per evitare società anonime e prestanome. Pensate alle ricadute. Non solo per evasione ed elusione fiscale ma anche sul riciclaggio, la corruzione, i traffici delle mafie internazionali. Se da anni si sa cosa fare ma non viene fatto, non credete che un motivo ci sia?».