logo_stop_tortura_350Oggi è la giornata internazionale contro la tortura, un reato ancora non previsto dal codice penale italiano. Nonostante la proposta di legge firmata da Luigi Manconi sia stata approvata dal Senato oltre un anno fa, un testo definitivo non è ancora stato varato. Resta sempre più lontana nel tempo la ratifica da parte dell’Italia della convenzione Onu contro la tortura, avvenuta nel 1988. Da allora si sono succeduti numerosi governi e legislature, ma nulla di concreto si è visto. Quest’anno, oltre agli appelli di cittadini e associazioni affinché la lacuna normativa sia colmata, si sono fatti sentire anche gli oppositori all’introduzione del reato di tortura. In testa il sindacato di polizia Sap (Sindacato Autonomo di Polizia): «Il Sap – scrive Repubblica.it – ricorda che la proposta di legge c. 2168, già approvata al senato e finalizzata all’introduzione del reato di tortura, prevede il concetto di “acute sofferenze psichiche” che “ogni mascalzone potrà utilizzare per accusarci, lamentando di averle patite queste ‘sofferenze’, anche se non sono oggettivamente rilevabili. Ci rendiamo conto di che cosa potrà accadere durante qualsiasi servizio di volante, durante un ordine pubblico o un arresto?”».

Sembra che una parte della polizia viva come una minaccia la possibilità che la legge tuteli il cittadino dal reato specifico di tortura. La cosa curiosa è che alla base di tutto c’è la ratifica alla convenzione Onu da parte dell’Italia, quindi non vediamo cosa ci sia da discutere. Al limite si può pensare di entrare nel merito della legge e opinare che non sia la migliore possibile, come ha già fatto notare il suo stesso sottoscrittore: «Il testo approvato alla Camera ha cancellato il riferimento allo stato di privazione della libertà e alla condizione di minorata difesa che nel testo del Senato erano il necessario corollario della scelta di qualificare la tortura come un reato comune», ha detto infatti Luigi Manconi. Sul sito dell’associazione Antigone è comparso un messaggio in risposta a questa polemica, in cui giustamente si fa notare quanto sia inopportuno oggi liquidare come una privazione di libertà per le forze dell’ordine il fatto di tutelare il cittadino contro forme di tortura.

«“La posizione del Sap è fuori dalla comunità internazionale” dichiarano Patrizio Gonnella (Antigone), Massimo Corti (Acat) e Franco Corleone (coordinatore dei Garanti dei detenuti). “La polizia deve essere un corpo che protegge i diritti umani e non deve aver paura del reato di tortura. Va ricordato che la tortura è considerato dal diritto internazionale un crimine contro l’umanità tanto da essere fra quelli su cui può investigare e giudicare la Corte Penale Internazionale dell’Aia”». Più avanti, il comunicato di Antigone specifica che quando si parla di “torture psicologiche”, altro tema contestato dai detrattori della legge, si fa riferimento a pratiche ben precise in grado di lasciare segni indelebili nella vittima: «Con una posizione per nulla ancorata alla realtà, il Sap paragona questo genere di torture all’alzare la voce durante un interrogatorio, avvertendo con durezza l’indiziato sui rischi che corre. Le torture psichiche sono un dramma nella vita delle persone così come ci raccontano le organizzazioni internazionali: finte esecuzioni, la privazione costante e per giorni del sonno, l’obbligo di radersi per i prigionieri di fede musulmana, minacce di stupro, isolamento prolungato, deprivazione sensoriale. Alcune di queste furono inflitte a due detenuti del carcere di Asti, quando un giudice – nella sentenza di condanna di alcuni poliziotti penitenziari – scrisse che di torture si trattava, ma che i responsabili non potevano ricevere pene proporzionali alla gravità del fatto commesso per l’assenza dello specifico reato».

Da parte del governo arriva un segnale positivo con una dichiarazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, «che intervenendo al convegno “Sicurezza globale per lo sviluppo e la legalità” – riporta Amnesty International –, nel rassicurare le forze di polizia che il reato di tortura non dovrebbe essere e non sarà usato per criminalizzare il loro operato complessivo, ha sottolineato l’importanza dell’introduzione della norma anti-tortura in Italia». Aspettiamo che, oltre a rassicurare, il ministro e tutto il governo si mobiliti affinché questa grave lacuna del nostro ordinamento sia colmata.