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Roma, 14 giugno. In occasione della giornata nazionale dell’innovazione si tiene un convegno, organizzato dal dipartimento dell’Innovazione tecnologica della presidenza del Consiglio. Tra i relatori il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Sul finale arriva una domanda dal pubblico. Il ministro esita, dice di avere poco tempo, di dover presenziare alla premiazione delle migliori aziende italiane, proprio in tema di innovazione, assieme al presidente della Repubblica. Poi decide di accettare di rispondere, e invita sul palco la spettatrice. Il contenuto di quella domanda non sarà mai espresso, perché il dialogo si ferma alle presentazioni. «Faccio parte della rete dei precari…», esordisce la donna. A questo punto, tutto può essere successo. In una scena degna di Matrix, guardando il video sembrerebbe che il ministro dica immediatamente: «Grazie, arrivederci», interrompendo la ragazza. Poi pare cercare con passo deciso l’uscita, salvo trovarsi in un vicolo cieco ed esclamare, proprio a un palmo dalla telecamera, che «questa è la peggiore Italia». Dopo qualche secondo è già lontano.

Diversa la ricostruzione dello stesso Brunetta, come racconta in un video diffuso in rete. Finalmente un po’ di chiarezza, perché non può essere andata così, non possiamo credere che un ministro della Repubblica si sia permesso di rifiutare in maniera così sprezzante di ascoltare la domanda di una cittadina, che per di più si presenta come rappresentante di una categoria in difficoltà, le cui file si ingrossano sempre di più, quella dei precari. E infatti è andata in un altro modo. Torniamo alle presentazioni: «Faccio parte della rete dei precari…». Fermo immagine: è qui che il continuum spazio-tempo si spezza, si annoda e si aggroviglia. Perché non appena Brunetta capisce che la domanda verte su un argomento delicato e complesso, come quello del lavoro precario, in maniera molto signorile si scusa e ricorda alla ragazza il suo impegno inderogabile, che gli impedisce di cominciare la conversazione. La reazione della platea è incivile. Prima gli insulti, «Vai a lavorare, buffone!». Poi, addirittura, gli spintoni. È a questo punto che, giustamente inviperito, il Brunetta sbotta contro i protagonisti di questa pessima performance, dicendo loro di far parte dell’«Italia peggiore». Tiriamo un sospiro di sollievo, la democrazia è salva, il rapporto tra cittadini e istituzioni totalmente ricucito, la vita può tornare a scorrere tranquilla. E, mi raccomando, facciamo uno sforzo per vedere nel filmato del convegno l’episodio così come raccontato dal ministro. Non facciamoci sempre riconoscere, noi dell’Italia peggiore.
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