Il gioco d’azzardo è uno di quei temi su cui lo Stato ha un atteggiamento ambivalente (un po’ come la questione del denaro contante). Da un lato si mette in guardia il cittadino dai rischi della dipendenza da gioco, dall’altro gli si danno tutti gli strumenti affinché possa soddisfare le sue voglie ludiche. I fatti di questi giorni, messi in fila, restituiscono un quadro piuttosto significativo di tale atteggiamento “dissociato”. Ne ha parlato Gian Antonio Stella sul Corriere della sera il 19 ottobre, descrivendo una situazione a dir poco paradossale. Riprendiamo alcuni passaggi dal suo articolo: «Il 10 ottobre l’ Ansa annuncia che Sergio Mattarella ha deciso di nominare il sociologo Maurizio Fiasco Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È un riconoscimento bellissimo: “Per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il gioco d’azzardo e l’usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale”. Rileggiamo: “Grave impatto sulla dimensione individuale e sociale”. Tre giorni dopo (tre giorni!) un disegno di legge dei grillini che propone seccamente di vietare la pubblicità sempre più asfissiante di ogni genere di scommesse possibili e immaginabili, disegno appoggiato da tutte le associazioni nemiche dell’azzardo, è affiancato da un altro progetto, del democratico Franco Mirabelli. Risultato: l’ennesimo rinvio per impastare i disegni insieme. “Un gioco sporchissimo che punta solo al rinvio”, accusano i grillini. E denunciano: il disegno che ha ingoiato il loro “è stato scritto da Italo Volpe, dirigente dei Monopoli che si occupano di giochi”. Ma quando mai, salta su Mirabelli, “l’unico motivo che ci ha guidato è la convinzione che serva urgentemente una regolamentazione del settore per ridurre il gioco e combattere l’illegalità”. Altri due giorni ed ecco che il governo infila nella legge di Stabilità la messa a bando, per rastrellare soldi, di altri 22 mila “punti azzardo”, cioè sale giochi o spazi dedicati nei locali pubblici. Il comunicato stampa di Palazzo Chigi inserisce la voce tra le “risorse” che dovrebbero reggere i conti della finanziaria. Sei voci, di cui due in tema: “Imposta sui giochi” e “Giochi (nuove gare)”. Ricavato previsto: 500 milioni più 500 milioni».

I numeri del gioco d’azzardo in Italia sono già a un livello preoccupante, dato che l’anno scorso sono stati giocati legalmente 84,4 miliardi di euro. Secondo Vita, nel mondo intero se ne giocano 390 miliardi l’anno e un terzo di tutti i terminali di azzardo presenti sul pianeta sono installati in Italia. Dati impressionanti, che immaginiamo facciano venire l’acquolina in bocca a molti politici alla ricerca di entrate facili per lo Stato. Certo, il fatto che l’Italia abbia questi numeri potrebbe anche voler dire che nel nostro Paese c’è una forte presenza di gioco legale a dispetto di quello illegale, rispetto alle situazioni di altri Stati in cui magari è il secondo a generare un più alto giro d’affari. Ma l’illegalità non è cosa estranea neanche al nostro territorio, dunque i dati restano significativi.

Come fanno notare alcuni studiosi, il comportamento dello Stato in cerca di “soldi facili” grazie al gioco d’azzardo è del tutto simile a quello del giocatore. Il sudore quotidiano del lavoro e del sacrificio non porta i risultati sperati, dunque ci si appella all’illusione di una vincita che intervenga a risolvere ogni problema (almeno in alcune tipologie di giocatori, in cerca di riscatto economico più che di svago). «È diventato usuale nelle discussioni pubbliche sentire che i concessionari dell’azzardo, insieme ai governi che prelevano le loro le tasse, sono diventati “dipendenti” dalle entrate dell’azzardo», ha scritto il filosofo Hans Jonas.

Dal punto di vista degli interventi per la cura della ludopatia (la dipendenza da gioco, certificata come patologia) non si hanno informazioni precise da parte del Ministero della salute. La legge di Stabilità 2014 prevedeva un fondo di 50 milioni di euro da destinare a questo utilizzo, ma non è dato sapere che fine abbiano fatto quei soldi. «Come poco o nulla dopo cinque anni si conosce degli esiti effettivi di contenimento del fenomeno del gioco patologico di un altro finanziamento governativo – scrive Marco Dotti su Vita –, quello da 200mila euro con cui nel 2008 il Ministero della salute ha finanziato attraverso il Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ccm) il progetto “Dipendenze Comportamentali/Gioco d’azzardo patologico: progetto sperimentale nazionale di sorveglianza e coordinamento/monitoraggio degli interventi”, coordinato dalla Regione Piemonte e conclusosi nel novembre 2010». Quanto alle risorse impiegate dalle singole regioni per il contrasto al gioco d’azzardo, «Il Ministero della Salute non dispone di dati». Un ottimo punto di partenza, se l’obiettivo è non andare da nessuna parte.

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