Dopo le barche, le case. Gli italiani, almeno quelli che possono permettersi investimenti cavalcando la crisi, sembrano presi da un’improvvisa esterofilia che non si ricordava dai tempi dell’apertura dei primi fast food negli anni ’80. Ma all’epoca era l’american dream la motivazione che spingeva a omologare i consumi alle nuove tendenze, soprattutto quelle provenienti dall’altra parte dell’Atlantico; oggi si tratta di investimenti che pochi soggetti particolarmente facoltosi possono permettersi. Pochi ma non pochissimi, stando alle stime diffuse da Scenari Immobiliari: «Entro la fine dell’anno gli italiani avranno comprato circa 40mila case oltre frontiera, in pratica una città come Varese, per un acquisto medio che si aggira intorno ai 110mila euro. Nel primo semestre 2012, hanno comprato circa 15.500 appartamenti, con un aumento del 16,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e il flusso degli acquisti continuerà anche nei prossimi mesi, con un aumento stimato del 13,7 per cento per la fine dell’anno».
È la fascia di primo livello, quella degli immobili lussuosi, ad aver fatto registrare l’incremento più notevole, soprattutto «a Londra, dove gli italiani hanno superato i russi quanto a numero di transazioni e sono al primo posto tra gli investitori stranieri». Ovviamente gli investitori vanno dove i prezzi sono più bassi e la fiscalità più lieve, ecco il perché di Londra, dove i prezzi sarebbero calati del 36 per cento, per una media pari a poco più di 46mila sterline. A dare un’occhiata alla stampa estera la notizia pare avere fondamento, tanto che il sito Bloomberg sabato titolava così: «Italians Bought Most London Flats Sold By EA Shaw, Times Says». Ossia, secondo il Times, uno dei gruppi di consulenza immobiliare più importanti di Londra ha dichiarato che la maggior parte (83 per cento) dei nuovi appartamenti di nuova costruzione messi in vendita nei distretti di Bloomsbury, Covent Garden, Soho e Holborn sono stati venduti a investitori del nostro Paese. Sempre EA Shaw precisa che durante lo stesso periodo dell’anno scorso nessuna casa era stata venduta ad acquirenti italiani.
Il fenomeno è alquanto singolare, dato che anche dalle nostre parti non è che i prezzi delle case siano alle stelle. Anzi, a partire dal 2008, con l’inizio della crisi economica, hanno iniziato a scendere lentamente ma inesorabilmente. Certo, qui da noi l’investimento è meno vantaggioso, soprattutto ora che si è passati dalla rimozione dell’Ici all’introduzione dell’Imu. Un po’ come si diceva per le barche alcuni giorni fa, non abbiamo niente contro chi può permettersi tali operazioni per tutelare i propri “risparmi”, ma pensiamo sia il caso di approfittare di questo momento per effettuare (o intensificare) i controlli su chi muove le pedine di questo enorme spostamento di capitali. Prima che sia troppo tardi. Ancora una volta ribadiamo che non abbiamo nulla contro chi ha dei capitali da investire e vuole farlo nella maniera più conveniente, ma gli stessi non ce ne vogliano se chiediamo che le autorità competenti diano un’occhiata più approfondita alle loro dichiarazioni dei redditi, per capire se tutte queste operazioni stanno avvenendo nel rispetto della normativa, o se non ci sia qualcuno che, con uno stipendio di mille euro al mese e una società intestata alla moglie, decida di comprare un appartamento con vista su Buckingham Palace.