di Federico Caruso

Sul gioco d’azzardo legale gli ultimi governi hanno avuto un atteggiamento ambiguo. Da un lato impegni e piccoli passi avanti per tutelare le persone più vulnerabili, dall’altro la difficoltà nel prendere posizione in un settore commerciale che costituisce una fonte di guadagno non indifferente per lo Stato. Si calcola che ogni anno il gioco contribuisca alla raccolta tributaria per circa 10 miliardi di euro, che pesano per circa il 2,2 per cento sul totale del gettito fiscale complessivo (di questi, una parte viene investita nella lotta alla ludopatia, il che è già piuttosto contradditorio).

Il divieto totale della pubblicità

L’attuale governo si era posto con un atteggiamento molto netto in fase di stesura del “contratto” che unisce le due principali forze politiche. Tra le misure più radicali il «divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni», che è stato effettivamente inserito in uno dei primi decreti firmati dall’esecutivo ed entrerà in vigore dal 14 luglio. Poi sono uscite le linee guida dell’Agcom e la faccenda si è complicata. Tra le cose che fa notare il commissario Agcom Antonio Nicita, la difficile distinzione tra comunicazione pubblicitaria – mirata a indurre al gioco – e informazione sulle modalità di gioco, che serve affinché la persona sia informata e consapevole dei rischi una volta che ha deciso di giocare. Mantenere legale il gioco eliminando le informazioni rischierebbe di lasciare il cittadino “solo” di fronte a un’attività ludica potenzialmente rischiosa. E poi ci sono gli interessi economici: quelli delle aziende che producono macchinari e software, nonché i tabaccai e tutti i luoghi in cui è consentito il gambling. Sui tabaccai in particolare, le dichiarazioni del sottosegretario all’Economia e finanze con delega ai giochi Alessio Villarosa sono state piuttosto controverse.

La lotteria degli scontrini

Colpisce, in questo contesto, la scelta di istituire a partire dal 2020 un sistema di “lotteria degli scontrini” come disincentivo all’evasione fiscale. Come spiega il Sole 24 Ore, si tratta di una misura che punta a motivare il cittadino a chiedere la ricevuta quando fa degli acquisti, ottenendo in cambio la possibilità di partecipare a estrazioni periodiche di premi in denaro: con un’estrazione mensile si distribuiranno premi fino a 10mila euro, e a fine anno un maxi-premio da un milione di euro. Non potranno partecipare i minorenni e chi non ha la residenza in Italia, perché la registrazione passerà dalla dichiarazione al venditore del proprio codice fiscale. Si potrà partecipare solo con scontrini al di sopra di un euro, e ogni dieci centesimi si avrà diritto a un “ticket”. Se si paga con carte elettroniche il numero di ticket aumenta del 20 per cento. La misura si applicherà anche ai liberi professionisti, sempre come incentivo a chiedere la fattura. Il sistema è già attivo in vari altri Paesi e ha dato risultati alterni in termini di recupero dell’Iva: sembra sia andato molto bene in Taiwan e Portogallo, molto meno in Slovacchia.

Messaggi discordanti

Viene da chiedersi se non ci sia una contraddizione in termini di principio sul fatto di dichiararsi apertamente contrari al gioco d’azzardo, annunciando forme di limitazione molto severe, e poi usare come strumento di lotta alla piccola evasione uno strumento che utilizza i meccanismi del gioco. Non stiamo qui sostenendo che ci possa essere una correlazione diretta tra lotteria degli scontrini e gioco d’azzardo, o che la prima possa portare al secondo. Resta comunque la contraddizione, resa più evidente dall’atteggiamento paternalistico dello Stato nel voler mettere il cittadino al riparo dalla pubblicità del gioco, salvo poi impiegarlo come tutore della legge ricompensandolo con la partecipazione a un’estrazione. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Fiammanti, psicologo clinico e psicoterapeuta di Bologna, che ci ha confermato questa impostazione: «Sin da piccoli siamo esposti a forme di gioco a premi, dalla tombola in famiglia alle lotterie e le pesche a premi alle sagre di paese, ma non per questo diventiamo tutti giocatori patologici – spiega Fiammanti –. Spesso, in concomitanza con lo sviluppo di una ludopatia, si possono riscontrare profonde crisi psicologiche, stati di disagio nati da problematiche socio-economiche, forme striscianti di depressione, traumi non risolti, o comunque un generale conflitto con l’idea di poter “stare bene”, con una conseguente componente autodistruttiva inconscia. È in quel tipo di vulnerabilità e disagio che il gioco d’azzardo può sviluppare una componente ossessivo-compulsiva patologica e diventare una minaccia». Il problema è che la lotteria degli scontrini riguarderà tutti, soggetti sani e patologici. Non sappiamo ancora quanto sarà pubblicizzata la misura, ma bisognerebbe interrogarsi sul messaggio che si sta passando a un soggetto che sta affrontando (o ha concluso) un percorso di recupero dal gioco: una cosa “giusta” (chiedere lo scontrino) è premiata con la partecipazione a una lotteria. Certo si potrebbe dire lo stesso della pubblicità degli alcolici, che colpisce anche soggetti a rischio con messaggi spesso molto forti sul bere per affermare la propria “personalità”. Ma in quel caso a dire che si sta facendo la cosa “giusta” è un’azienda privata, non lo Stato.

(Foto di dylan nolte su Unsplash)