La storia di Luca Neves è quella di tanti ragazzi figli di coppie immigrate, nati e cresciuti in Italia ma formalmente stranieri. Al compimento dei 18 anni, la legge italiana dà un anno di tempo a chi è in questa situazione per fare richiesta di cittadinanza. La sua situazione familiare difficile lo porta a mancare la scadenza, e da lì Luca smette di rinnovare il permesso di soggiorno come forma di protesta verso regole che considera ingiuste. Di seguito un estratto dell’articolo di Eleonora Camilli per Redattore Sociale.

La tartare di zucchine aromatizzata al rosmarino, con burrata, alici e salsa al mango, è uno dei piatti forti della sua cucina fusion, in cui mescola sempre i sapori del suo paese, l’Italia, a quelli della terra d’origine dei suoi genitori, Capo Verde. Luca Neves è uno chef, nato a Roma, cresciuto a Trigoria, alle porte della Capitale e residente ora nel quartiere Appio Latino. Ma, formalmente, per lo Stato italiano non esiste, o meglio è un “immigrato irregolare”.

“A Roma sono nato, schiavo di uno stato, sempre contro me e altri mille. Salva un cittadino che ti danno il documento ma poi a me non me lo danno, lo danno a te. Ma come mai? Questo accade mentre passa un altro anno”, canta Luca in una delle sue ultime canzoni rap, La mia città. Ed è proprio il documento, o meglio l’assenza di un documento, il problema che lo ha costretto a rinunciare a diversi sogni, come viaggiare per partecipare a festival musicali europei o firmare un contratto di lavoro finalmente regolare. Tutto inizia negli anni ‘70 quando i genitori arrivano in Italia da Capo Verde. Il padre, Antonio, è un pescatore, inizia a lavorare nel porto di Nettuno per qualche anno. Poi si sposta alle porte di Roma, a Trigoria, come preparatore atletico per cavalli, in un maneggio poco distante dal campo in cui si allena l’A.s. Roma. Qui conosce Maria Arujo Gertrudes, che tutti chiamano Cristallina. Diventerà sua moglie e i due avranno quattro figli, tutti nati a Roma. I coniugi Neves vivono e lavorano regolarmente in Italia con un permesso soggiorno.

“I miei sono qui da 31 anni, hanno sempre pagato le tasse e lavorato regolarmente. I miei problemi sono iniziati quando sono diventato maggiorenne: in quel periodo mia madre si è ammalata gravemente, ed è morta qualche anno dopo – spiega -. Io, insieme ai miei fratelli, facevo di tutto per assisterla e assicurarle le cure migliori. È stato un anno terribile”. In quel periodo di sofferenza familiare, con la testa altrove, Luca decide anche di provare a fare richiesta di cittadinanza. Come tutti i ragazzi nati in Italia da genitori regolarmente residenti può farlo entro un anno dal compimento dei 18 anni, secondo quanto previsto dalla Legge 91/92.

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(Foto di Mauricio Artieda su Unsplash)