La ludopatia (la dipendenza dal gioco d’azzardo) sta per essere riconosciuta ufficialmente come malattia dal sistema normativo del nostro Paese. Essa «sarà inserita nell’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in modo da garantire il giusto percorso di prevenzione, cura e riabilitazione», ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro della Salute, Renato Balduzzi, nel corso di un convegno che si è tenuto a Roma, dal titolo “A che gioco giochiamo? Un’oscura dipendenza”.
L’Italia detiene un preoccupante primato mondiale in questo senso, con 500 euro pro capite di spesa. Uno sproposito per uno Stato popolato dai lavoratori con gli stipendi tra i più bassi d’Europa. Nelle intenzioni del ministro, oltre a riconoscere dignità alla patologia, c’è quella di fornire assistenza e cure a chi ne soffre, tramite il Sistema sanitario nazionale. Insomma, la ludopatia sarà curata come una vera e propria malattia, questo il senso delle parole di Balduzzi, che aveva già annunciato questa sua preoccupazione in un’intervista ad Avvenire, il 7 marzo. Eccone alcuni stralci.
«Se seguissi l’istinto direi proibiamo. Ma proibire non è mai la soluzione. Nemmeno quando si tratta di dire basta al gioco d’azzardo. […] così non si va avanti e la svolta sarà chiara: la persona sarà rispettata e i minori protetti non “sfregiati” con spot che raccontano che una “vincita può cambiarti la vita”. Questi non ci dovranno essere più. E chi non si adeguerà perderà la concessione. […] i sindaci che vogliono contrastare il fenomeno vanno aiutati. Servono strumenti normativi? Beh, glieli daremo. Perché se la loro battaglia è impedire il moltiplicarsi di sale giochi vicino a scuole e parrocchie il governo sarà al loro fianco. Non possiamo stare a guardare mentre videopoker, slot machine e sale scommesse rischiano di stravolgere la vita delle comunità. […] la sfida al gioco d’azzardo sarà forte come è forte quella all’evasione.
L’impegno di contrasto c’era, ma ora c’è di più. Vogliamo intensificare i controlli e, parallelamente, far crescere una consapevolezza che -ammettiamolo- comincia a farsi largo. […] Nelle prossime settimane si rivisiteranno i livelli essenziali di assistenza e la ludopatia sarà inserita nell’elenco delle patologie. Sarà una decisione nazionale che verrà presa d’intesa con il sistema delle Regioni e poi si concretizzerà con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. […] Ci sarà una prevenzione, un’assistenza, verranno rafforzati i servizi nelle Asl.
[…] è da tempo che ci confrontiamo su questa emergenza. E da subito c’è stata assoluta disponibilità da parte di tutti i dicasteri interessati. C’è stato e c’è ancora in queste ore un confronto largo perché ogni iniziativa ha bisogno di un confronto preventivo e di un sì collegiale del governo che, eventualmente, possa sfociare in strumenti normativi adeguati. […] useremo la mano ferma contro il gioco d’azzardo, ma senza mai dimenticare che nella Costituzione si coniugano diritti e doveri. Noi vogliamo questo: coniugare la solidarietà al rispetto delle libertà. Lo Stato non può diventare uno Stato etico, ma le sue leggi possono far capire dove sta il valore e dove il disvalore. E così aiutare a comprendere che certe scelte spingono solo sul fondo». Dopo queste parole, qualcosa si è effettivamente mosso. Il 19 marzo è stato presentato alla Camera un ddl del Pd che propone di inserire proprio la ludopatia tra le malattie coperte dalla sanità pubblica, consentire ai sindaci di vietare l’apertura di sale da gioco in luoghi sensibili, controllare meglio la liquidità mobilitata.