di Federico Caruso

Le linee guida europee sui livelli di colesterolo nel sangue considerati sicuri sono chiare: bisogna stare sotto i 190 milligrammi per decilitro. Questo valore è da considerarsi però una delle cause che concorrono a determinare il rischio cardiovascolare di una persona, non la causa. Sembra banale, ma questo dettaglio ha contribuito a tenere aperta per decenni una controversia nel mondo scientifico, superata solamente alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Per la verità, c’è ancora un ristretto gruppo di scienziati che si dichiarano scettici sul ruolo del colesterolo come elemento di rischio cardiovascolare. Si sono anche associati e hanno formato l’International Network of Cholesterol Skeptics. I membri continuano a fare ricerche che provano a smentire la “versione ufficiale”, e i loro report sono ospitati anche da riviste scientifiche, contribuendo a creare confusione tra i non addetti ai lavori.

Uno sguardo più ampio sulla questione, però, mostra che successi e insuccessi della ricerca sui farmaci volti ad abbassare i livelli di colesterolo vanno tutti in una direzione molto chiara, ovvero che i livelli di questa molecola nel sangue devono essere mantenuti entro un certo intervallo. Non troppo basso, perché il colesterolo è essenziale per l’organismo, per esempio nella sintesi di alcuni ormoni, della vitamina D e degli acidi biliari. Oltre un certo livello, però, un’eccessiva presenza di colesterolo nel sangue può contribuire a causare l’aterosclerosi. Come spiegato in un articolo di Bernard Swynghedauw, tradotto in italiano sul sito del Cicap, «L’aterosclerosi si caratterizza per l’accumulo di colesterolo e altri grassi nella parete arteriosa, tale accumulo provoca la progressiva formazione di placche nella parete stessa delle arterie e scatena una reazione infiammatoria dalle conseguenze nefaste. La parete del vaso si sclerotizza e si ulcera, e questo processo sarà all’origine di eventi clinici come l’infarto del miocardio. Il meccanismo comporta ancora, chiaramente, numerose incognite (due in particolare: il ruolo della reazione immunitaria e quello del “colesterolo buono” e dei suoi trasportatori). È avvalorato da un’immensa letteratura sia sperimentale (esistono numerosi modelli animali), sia anatomopatologica fondata sulle nuove risorse della genomica».

Uno dei motivi della lunghissima controversia intorno al colesterolo è dato proprio dalla complessità del fenomeno cardiovascolare. Come spiega Daniel Steinberg in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Circulationnel 1989, «lo stesso risultato – l’ateroma – può derivare da più fattori iniziali ed essere raggiunto attraverso più percorsi, probabilmente correlati. In alcuni pazienti, l’ipercolesterolemia può certamente essere la causa principale; in altri, per esempio nel caso dei giapponesi e della loro alta incidenza di aterosclerosi cerebrale, l’ipertensione può essere la causa dominante; in altri ancora, il fumo di sigaretta può esserlo (attraverso meccanismi ancora da chiarire). Questi fattori di rischio sembrano sommarsi uno all’altro o addirittura agire in sinergia. Il tentativo di ridurre tutto a una singola patogenesi non convince. Ci sono probabilmente molte diverse strade ma (purtroppo) tutte portano all’ateroma».

Con buona pace dei “complottisti” del colesterolo, dunque, è bene seguire i consigli delle principali istituzioni mediche. Il risultato si raggiunge in due modi: controllando la dieta e facendo esercizio fisico. Tra le leggende metropolitane che circolano sull’argomento ce n’è una particolarmente diffusa, ossia che il colesterolo alto dipenda più dai geni che dallo stile di vita. Il sito ISSalute (gestito dall’Istituto superiore di sanità) ci aiuta a togliere anche questo dubbio: «L’ipercolesterolemia più comune è quella legata ad alcuni fattori di rischio come dieta squilibrata, fumo, sedentarietà e obesità. Secondo alcune ricerche, in Italia, questa forma di ipercolesterolemia varia tra il 21-39 per cento in individui adulti e anziani. Ben più rara, colpendo circa 1 persona su 500, è, invece, l’ipercolesterolemia familiare, causata da un’alterazione genetica che riduce le capacità delle cellule di smaltire il colesterolo nel sangue». Non è detto dunque che non siate tra i pochi eletti che hanno il colesterolo alto per un eccesso di produzione endogena, ma prima di assolvere il proprio stile di vita e autoassegnarsi una diagnosi, il consiglio è sempre il solito: consultare il proprio medico di base e seguire le sue indicazioni.

(Foto di Erik Odiin su Unsplash)