Da qualche giorno circola una certa preoccupazione tra associazioni e cittadini in merito alle misure sul gioco d’azzardo introdotte nella manovra di bilancio. Come si sa, nel momento in cui il disegno di legge della manovra economica arriva nelle commissioni di Camera e Senato, avviene un po’ di tutto. Le sue parti principali, solitamente, non vengono toccate in quanto risultanti da accordi e contrattazioni interni al governo. È però il momento in cui vengono proposti numerosi emendamenti, più o meno su qualsiasi materia, che servono ai gruppi o ai singoli parlamentari a mettere al sicuro alcune istanze a cui sono particolarmente attenti (e su cui magari hanno giocato la propria campagna elettorale).
È stato il caso, qualche giorno fa, di un emendamento sul gioco d’azzardo che l’agenzia Public Policy riassume così: «Si allunga di un anno (comunque non oltre il 30 settembre 2019) il diritto di Sisal di gestire i “giochi numerici a totalizzatore nazionale”, in attesa dell’assegnazione di una nuova concessione. La modifica alla manovra di fatto – aggiungendo un articolo (l’89 bis) – ha prorogato la gestione a Sisal la gestione del Superenalotto. Le maggiori entrate, quasi 71 milioni, si aggiungono al “fondo per l’attuazione del programma di governo”. Allo stesso tempo, però, arriva una stretta per tabaccai e negozi sull’orario di apertura e chiusura delle slot e vlt. Dal 1° luglio 2019 nascerà un controllo da remoto degli orari di accensione degli apparecchi dedicati al gioco».
Quest’ultimo aspetto è però vissuto come un inaccettabile slittamento rispetto a un percorso cominciato anni fa. Avvenire commenta in modo molto duro le novità, intravedendo nell’introduzione di questo emendamento (che come primi firmatari ha due esponenti dei principali partiti della coalizione di governo) la necessità dell’esecutivo di non rinunciare agli introiti legati alle tasse sulle vincite. Un argomento molto delicato, visto che in discussione c’è una manovra che punta ad aumentare la spesa pubblica, e quindi necessita di ingenti risorse per garantire la copertura finanziaria delle misure espansive proposte: «È una boccata d’ossigeno soprattutto per le imprese delle “macchinette” – scrive Avvenire –, che possono rinviare la cospicua spesa per rinnovare il parco slot. Ma, probabilmente, anche un modo per garantire ancora per un anno i ricchissimi introiti delle tasse. Negli ultimi anni l’azzardo ha portato nelle casse delle Stato circa dieci miliardi all’anno, la metà proveniente dalle slot, che potrebbero ulteriormente salire visto che il governo giallo-verde ha aumentato ben due volte il Preu (prelievo erariale unico, ndr) sulle macchinette, prima a copertura dello stop alla pubblicità contenuto nel decreto dignità, poi nella legge di bilancio, in tutto altri 500 milioni. Ovviamente se gli italiani continueranno a puntare in modo crescente, così come è sempre stato. Nel 2017 si sono superati i 101 miliardi, quest’anno si prevede di avvicinarsi ai 120».
Il mensile Vita dà voce al professor Maurizio Fiasco, della Consulta nazionale antiusura, anch’egli decisamente critico verso i recenti sviluppi della materia: «È un colpo d’ascia assestato al tentativo di edificare un sistema di regole che rispetti la salute pubblica e l’integrità delle persone. Penso che non si siano resi conto della gravità dell’atto. Nel 2018 il consumo di gioco d’azzardo risulta infatti aumentare ancora. L’emendamento ha quindi un effetto “prociclico”: rinforza l’ulteriore crescita dei “giochi”. Le lobby dell’azzardo di Stato segnano così due punti, grazie a poche righe partorite dalla dabbenaggine. Il regalo di altri 12 mesi al mondo delle slot che può riportare al numero massimo il “parco macchine”».
Nell’emendamento si parla anche di “omogeneizzazione degli orari di chiusura”, che viene vista come un “cavallo di Troia” da Marco Dotti, sempre su Vita: «Che cosa significa infatti ciò che leggiamo in un emendamento là dove si prevede che vadano definiti «criteri omogenei su tutto il territorio nazionale in ordine alla distribuzione e agli orari degli esercizi che offrono gioco pubblico» se non quello che da anni chiedono le lobby: disarmare gli enti locali, togliendo di fatto autonomia di contrasto a questo fenomeno?». Non è troppo tardi per intervenire e fare chiarezza su un argomento che sta a cuore a moltissimi cittadini, i cui occhi sono puntati sulla politica e sulle risposte che saprà dare.
(Foto di Krissia Cruz su Unsplash)