Sul Sole 24 Ore del 16 luglio, una tabella riassume i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria promulgata il giorno prima dal presidente della Repubblica. Scorrendo le diverse voci, due saltano subito all’occhio. La prima, sotto la voce “Sanità”, riguarda i ticket: «Scatta da subito il superticket da 10 euro sulle visite specialistiche e le analisi mediche». La seconda, proprio a fianco, ma al capitolo “Pubblica amministrazione”, riguarda i tagli ai costi della politica: «Lo stipendio dei parlamentari e dei titolari di cariche pubbliche non può superare la media rispetto al Pil degli stipendi percepiti nei sei principali paesi Ue. In vigore dalle prossime elezioni». C’è qualcosa che stride, a nostro avviso. «Da subito» contro «Dalle prossime elezioni». A fronte di un taglio agli stipendi dei politici che Marco Mobili, sulla stessa pagina del giornale, definisce «di fatto risibile», si introduce una spesa che colpisce direttamente quelle piccole preziose sacche che tutti promettono di non toccare mai, salvo poi smentirsi, le tasche dei cittadini. Numerose regioni non hanno infatti perso tempo e hanno già applicato la nuova norma. I liguri per esempio, da lunedì pagano «un ticket di 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso e 10 euro per le visite specialistiche e la diagnostica». Peraltro, in questa gara di efficienza, la Liguria «è in buona compagnia con Lazio, Campania, Sicilia, Veneto e Basilicata».
Si parla poi nella manovra di taglio delle pensioni “d’oro”, in nome della redistribuzione del reddito. È previsto infatti un contributo di solidarietà del cinque per cento sulle pensioni fino a 90mila euro e del dieci per cento su quelle oltre i 150mila euro lordi, questo in vigore già dal primo di agosto di quest’anno. Ma Mario Giordano, che sta combattendo una strenua battaglia contro quelle che definisce le “sanguisughe”, cioè le pensioni d’oro «che ci prosciugano le tasche», precisa dalle pagine del suo sito che il contributo non è esteso ai parlamentari. Vale infatti il principio dell’autodisciplina di Camera e Senato. «Alla faccia tosta non c’è limite. Ma noi non ci stanchiamo di denunciare». E in effetti non possiamo che essere d’accordo con le parole del giornalista. Altra voce decisamente antipatica, già toccata ad aprile per rimpinguare la valle di lacrime del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), quella delle accise. L’aumento “temporaneo” delle accise stabilito a giugno per finanziare la guerra in Libia (paradossalmente, il principale fornitore di petrolio del nostro Paese), sarà infatti stabilizzato e diverrà permanente. Si conferma dunque il vecchio adagio di Leo Longanesi, secondo cui «in Italia niente è più stabile del provvisorio».