Il terzo lunedì di gennaio, come ogni anno, negli Stati Uniti è stato celebrato il Martin Luther King Day. Il pastore e attivista a capo del movimento nonviolento per i diritti dei neri nasceva infatti il 15 gennaio del 1929, e la celebrazione prende come spunto quella data per dedicare poi tutta la settimana successiva a una delle personalità più importanti del secolo scorso. Più o meno tutti abbiamo un’infarinatura su chi sia stato Martin Luther King e sul fatto che la sua storia sia in qualche modo legata ai diritti degli afroamericani negli Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento.

La sua figura è associata soprattutto ad alcuni episodi simbolo del movimento di protesta di quegli anni. Nel 1955 ci fu l’atto di rivolta di Rosa Parks, una giovane donna afroamericana di Montgomery (Alabama), che rifiutò di cedere il proprio posto sull’autobus a dei bianchi, come imponeva la legge. Per questo rifiuto fu arrestata, ma il suo gesto non restò isolato: ad esso seguì un lungo periodo di boicottaggio dei mezzi pubblici da parte dei neri di Montgomery, guidato proprio dall’allora sconosciuto pastore protestante Martin Luther King Jr. Fu il punto di partenza del suo impegno di attivismo politico e sociale, che l’avrebbe reso un personaggio celebre in tutto il Paese e anche a livello internazionale.

Nel 1963 avrebbe poi pronunciato il suo discorso più noto, quello che contiene l’espressione “I have a dream”. Fu una prova magistrale di padronanza di tutti gli strumenti della retorica, e mise in luce tutte le doti di grande oratore di King. L’intervento andava a coronare una marcia pacifica che portò tra le 200mila e le 300mila persone a occupare le strade di Washington per mettere pressione sull’amministrazione Kennedy, affinché proseguisse il percorso di allargamento dei diritti civili a favore degli afroamericani.

Meno note, almeno da questa parte dell’Atlantico, sono le controversie che hanno adombrato la figura di Martin Luther King negli anni in cui era attivo e anche dopo la sua morte. Addirittura nel 1964 egli ricevette una lettera anonima da parte di un presunto ex ammiratore deluso dalla totale inconsistenza di MLK, contenente dettagli sulla sua vita privata e la minaccia di renderli pubblici. In maniera neanche troppo velata, la lettera invitava il reverendo a togliersi di mezzo, cioè a commettere suicidio. King intuì che dietro la lettera anonima potesse nascondersi l’Fbi, allora guidato da J. Edgar Hoover, ed era proprio così. La lettera è solo il culmine di una campagna di denigrazione voluta dall’allora presidente dell’Fbi, e se poi non ebbe il risultato sperato fu solo perché quelle voci non ebbero la diffusione voluta dai loro estensori.

Ma non era solo Hoover a voler togliere dai piedi MLK, perché soprattutto tra i repubblicani c’era forte avversione per le affermazioni radicali del reverendo, che parlava di pace, solidarietà e parità di diritti per tutti, a prescindere dal colore della pelle. E infatti il Martin Luther King Day si celebra solo dal 1986, ben dopo la morte di MLK (avvenuta nel 1968 a seguito di un attentato), come spiega il National Geographic: «“Oggi la reputazione di Martin Luther King è molto cambiata”, spiega Lori Horton, professoressa emerita di storia alla George Mason University. “Ma per tutta la sua carriera l’Fbi aveva fatto di tutto per screditarlo e infangarlo”. Fu soprattutto Jesse Helms, senatore del North Carolina e leader della destra repubblicana, a opporsi, dipingendo King come un adultero e un simpatizzante del comunismo. Ma alla fine Coretta Scott King, la vedova del leader ucciso, riuscì a portare a termine la sua battaglia, con l’aiuto di personaggi come Stevie Wonder, che scrisse una canzone apposita, Happy Birthday. Il congresso approvò la legge nel 1983, e tre anni dopo, il terzo lunedì di gennaio del 1986, fu celebrato il primo Martin Luther King Day».

Per concludere, riportiamo un passaggio particolarmente forte di una sua lettera, scritta quando era detenuto nel carcere di Birmingham (Alabama): «Devo farvi due oneste confessioni fratelli cristiani ed ebrei. Prima devo confessare che sopra i pochi ultimi anni passati sono stato in grave disaccordo con i bianchi moderati. Ho almeno raggiunto la deplorevole conclusione che il maggior ostacolo dei neri nel loro camminare a passi lunghi verso la libertà non è il White Citizen’s Counciler o il Ku Klux Klanner, ma i bianchi moderati che sono più legati all’ordine che alla giustizia. Chi preferisce una pace negativa che è l’assenza di tensione verso una pace positiva che è la presenza della giustizia; chi dice costantemente: “sono d’accordo con te verso l’obiettivo che stai perseguendo ma non sono d’accordo con te con i tuoi metodi di azione diretta”; chi paternalisticamente crede di poter definire una scala temporale per un’altra libertà degli uomini; chi vive col concetto mitico del tempo e chi costantemente avvisa il Negro di aspettare una “stagione più conveniente”. Una comprensione superficiale della gente di buona volontà è più frustrante della completa incomprensione della gente di cattiva volontà. La tiepida accettazione è molto più sconcertante di un aperto rifiuto».

Fonte foto: flickr