Da tempo sono spariti dalle cronache di guerra i concetti di “danno collaterale” e “fuoco amico”, un tempo utilizzati spesso per descrivere eufemisticamente gli attacchi portati dalle forze di “peace keeping” alla popolazione civile o a truppe alleate. Tornano in mente in questi giorni, dopo che l’ospedale gestito da Medici senza frontiere a Kunduz, in Afghanistan, è stato colpito il 3 ottobre probabilmente dalla Nato. Oggi come un tempo, c’è chi ha parlato di “danni collaterali”. Un’espressione che cerca, senza successo, di cancellare l’orrore di una tragedia. Riportiamo il comunicato stampa pubblicato dalla ong sul proprio sito internet.
L’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) condanna nel modo più assoluto il terribile bombardamento aereo del proprio ospedale a Kunduz, Afghanistan, avvenuto stanotte. Dodici operatori di Msf e almeno 7 pazienti, tra cui 3 bambini, sono stati uccisi; 37 persone, tra cui 19 operatori di Msf, sono rimasti feriti. Per Msf questo attacco rappresenta una grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario.
Tutti gli elementi in questo momento portano ad attribuire i bombardamenti alle forze della Coalizione internazionale. Msf chiede alla Coalizione un resoconto completo e trasparente sui bombardamenti effettuati a Kunduz sabato mattina. Msf chiede inoltre un’investigazione indipendente per garantire la massima chiarezza e trasparenza.
«Questo attacco è ripugnante ed è una grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario» ha detto Meinie Nicolai, presidente di Msf che oggi si trova in Italia. «Chiediamo alle forze della Coalizione completa trasparenza. Non possiamo accettare che questa terribile perdita di vite umane venga liquidata semplicemente come un “effetto collaterale”».
Dalle 2,08 alle 3,15 di questa notte, il centro traumatologico di Msf a Kunduz è stato colpito da una serie di bombardamenti aerei a intervalli di circa 15 minuti l’uno dall’altro. L’edificio centrale dell’ospedale – che ospita l’unità di cura intensiva, le sale del pronto soccorso e il reparto di fisioterapia – è stato colpito ripetutamente in ognuno dei raid aerei, mentre gli edifici circostanti sono stati per lo più risparmiati.
«Sono cadute le bombe e abbiamo sentito l’aereo che virava» ha detto Heman Nagarathnam, responsabile dei programmi di Msf nell-Afghanistan del nord. «C’è stata una pausa, poi altre bombe. E questo è successo più e più volte. Quando sono riuscito a uscire dal mio ufficio, l’edificio principale dell’ospedale era avvolto tra le fiamme. Chi poteva ha corso fino ai due bunker dell’edificio per cercare riparo. Ma i pazienti che non potevano scappare sono morti bruciati nei loro letti».
Il bombardamento è stato perpetrato nonostante Msf avesse fornito (l’ultima volta il 29 settembre) le coordinate Gps dell’ospedale agli ufficiali militari e civili Afghani e della Coalizione, per evitare che venisse colpito. Come è prassi ordinaria nei contesti di guerra, Msf aveva comunicato la posizione esatta dell’ospedale a tutte le parti del conflitto.
Subito dopo l’attacco, l’equipe di Msf ha cercato disperatamente di salvare la vita dei colleghi e dei pazienti feriti, allestendo una sala operatoria di fortuna in una stanza risparmiata dai bombardamenti. Alcuni dei feriti più gravi sono stati trasferiti in un ospedale a Puli Khumri, a due ore di auto di distanza.
«Oltre ad aver provocato la morte dei nostri colleghi e pazienti, questo attacco ha privato la popolazione di Kunduz della possiblità di accedere alle cure nel momento in cui ne hanno maggiormente bisogno» ha aggiunto Nicolai. «Ancora una volta, chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare i civili, le strutture sanitarie e lo staff medico, come prescritto dal Diritto Internazionale Umanitario».
Da quando sono scoppiati i combattimenti lunedì, Msf ha trattato 394 feriti. Al momento dell’attacco aereo nell’ospedale c’erano 105 pazienti insieme alle persone che li accudivano, oltre a più di 80 operatori internazionali e nazionali di Msf. Msf esprime sincere condoglianze alle famiglie e agli amici dei propri operatori e pazienti che hanno tragicamente perso la vita in questo attacco.
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