La diffusione del coronavirus sta cambiando, tra le altre cose, il bisogno di informazione nelle persone. Secondo l’analisi di Silvia Bandelloni su Scienza In Rete, «La gente comincia ad avere più fame di informazioni scientifiche, vuole saperne di più, vuole conoscere lo stato delle cose, sembra quasi disposta a imparare i rudimenti del linguaggio della matematica e della epidemiologia per andare ai dati stessi. E infatti, medici, scienziati esperti di vaccini, matematici e fisici statistici chiamati a creare modelli, sono diventati in questi giorni più popolari dei compilatori di oroscopi». C’è da dire che nei talk show televisivi (molto seguiti in Italia), assieme a emeriti rappresentanti del mondo scientifico si continuano a vedere personaggi che fino a ieri si occupavano di tutt’altro, mentre oggi sono invitati a dire la loro su un’epidemia senza precedenti.

Sete di scienza

Ma qualcosa forse sta davvero cambiando nella dieta informativa degli italiani. «Anche in Italia – scrive Bandelloni –, dove non è diffusa l’abitudine a informarsi su fatti e studi scientifici, sembra che il pubblico guardi con maggiore interesse a ciò che dichiarano gli esperti, come se in questo particolare momento i cittadini riponessero maggiore fiducia nella scienza, percepita sempre più come unico porto sicuro. È vero che, nonostante tutto, continuano a girare false notizie e pareri negazionisti sui social, ma è anche vero che in questo momento c’è obiettivamente meno spazio per gli scettici». Se gruppi come antivaccinisti e affini sembrano evaporati all’improvviso, la ragione non è probabilmente da ricercare nel fatto che si siano improvvisamente placati. Semplicemente, giornalisti e conduttori televisivi si guardano bene (e ci mancherebbe) dal dare spazio a chi considera “pericolosi” i vaccini, quando tutto il mondo non si augura altro che la sintesi di un vaccino efficace per immunizzare la popolazione dal virus SARS-COV-2, responsabile della sindrome COVID-19. Anche queste sono scelte. «La disinformazione non arriva soltanto dai social – fa notare Bandelloni –: come riportato dal Centro di monitoraggio Newsguard della disinformazione relativa al Coronavirus, anche i media sono talvolta fonte di notizie false o fuorvianti. L’attenzione e l’interesse dei cittadini nelle fonti di informazioni sicure stanno in parte nelle mani di chi ha appunto il compito di informare: meno gossip e più informazioni fondate verranno proposte, maggiore sarà la volontà dei cittadini a prestare attenzione alle fonti attendibili».

Le competenze tornano al centro

Sembra che la paura abbia riavvicinato gli italiani verso un ambito che fino a pochi mesi fa sembrava la causa di ogni male: le competenze. Tutti possiamo parlare di tutto, ma quando finisce (o si prende una pausa) la stagione degli slogan e dei nemici immaginari, si cercano risposte attendibili a incertezze sempre più basilari (è sicuro uscire di casa? devo mettermi la mascherina? cosa faccio se ho dei sintomi?). Non si tratta di un processo omogeneo e generalizzato. Chiunque usi WhatsApp avrà ricevuto (e speriamo non abbia inoltrato) false notizie di ogni tipo: prima quelle che dicevano che la vitamina C aveva effetti strabilianti sui pazienti, poi quelli a favore o contro certe medicine. La disinformazione circola ancora molto (sui media, sui social, ecc.), e talvolta la speranza di ottenere una risposta semplice a un problema complesso fa abbandonare qualunque principio di razionalità. Alla luce di questo, e a maggior ragione, ha senso ciò che scrive Bandelloni in merito all’occasione (e alla responsabilità) che la comunità scientifica si trova davanti: «L’opportunità di cambiare registro si presenta quindi adesso, nel momento in cui il pubblico è più incline – fosse anche solo per la paura del momento – a cercare informazioni solide rilasciate dalla comunità scientifica. Ora più che mai, occorre una maggiore vicinanza tra la ricerca e l’intera comunità, per affrontare il difficile compito di domare l’epidemia e resistere in questa lunga quarantena». In questo, ci permettiamo di aggiungere, il mondo dell’informazione svolge un ruolo fondamentale, perché è proprio il mezzo che può favorire quella vicinanza.

(Photo by Charles Deluvio on Unsplash)