L’associazione Antigone ha presentato pochi giorni fa i risultati del suo rapporto sulla giustizia minorile. Le informazioni raccolte restituiscono un quadro che lascia spazio all’ottimismo, con una tendenza alla riduzione del numero dei detenuti che si protrae ormai da qualche anno, in linea con il calo dei reati.

«Al 15 gennaio 2022 – si legge sul sito dell’associazione – erano 316 (di cui 140 stranieri e 8 ragazze) i minori e giovani adulti detenuti nelle carceri minorili italiane, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico al Servizi della Giustizia Minorile. Il 52,5% di chi si trova in un Istituto Penale per Minorenni (IPM) è senza una condanna definitiva. Tuttavia questo dato non preoccupa come avviene nel mondo degli adulti. Infatti, proprio per la residualità della detenzione in carcere, l’IPM è generalmente una tappa breve e, al momento della condanna definitiva, il percorso si svolge soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Per questo motivo, anche quando si finisce in IPM, non è affatto detto che poi lì si sconti la pena o il resto della misura cautelare. Quando la condanna diventa definitiva, il sistema tende a trovare una diversa collocazione per il ragazzo, spiegando così l’alta incidenza percentuale delle custodie cautelari».

Complici forse i numeri più piccoli, sembra che nella giustizia minorile si stia riuscendo a fare ciò che nel mondo degli adulti trova ancora molti ostacoli, ossia rendere la detenzione una soluzione residuale e temporanea, puntando invece a impegnare i ragazzi e le ragazze in attività che possano favorirne il reinserimento nella società.

«Per quanto riguarda i reati – prosegue la nota –, il rapporto di Antigone sottolinea come nel 54% dei casi i ragazzi sono entrati in IPM per avere commesso delitti contro il patrimonio. Questa percentuale sale al 60% per gli stranieri e addirittura al 73% per le ragazze. I reati contro il patrimonio sono seguiti da quelli contro la persona, che sono in media all’origine del 20% degli ingressi, percentuale che in questo caso scende al 18% per gli stranieri e addirittura all’8% per le donne. Proprio sui reati si registra un importante calo negli ultimi anni. Se si guarda al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, siamo passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo percentuale del 24%. Non tutto è esito della pandemia. Il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 quando le segnalazioni erano state 29.544, con un calo rispetto al 2016 del 15%».

Nonostante si parli di giustizia “minorile”, in realtà non tutti i ragazzi detenuti negli istituti sono minorenni: «”Ormai la maggior parte dei ragazzi ristretti negli Istituti Penali per Minorenni non è in effetti minorenne – ha spiegato Antigone a Redattore Sociale –. I maggiorenni erano al 15 gennaio il 58,5% del totale, un po’ meno tra i soli stranieri, il 56,4%, e decisamente di più tra le sole ragazze, il 62,5%”. Nonostante i numeri contenuti delle detenzioni, tuttavia, per Antigone si tratta spesso dei casi più complessi, “spesso valutati non solo in base alla gravità del reato bensì anche alla debolezza sociale del ragazzo, che rende più difficoltoso trovare percorsi alternativi”».

Durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto, Antigone ha anche lanciato la proposta di un nuovo codice penale espressamente rivolto ai minori, assieme a un regolamento penitenziario a loro dedicato. «Il sistema dei reati e delle pene per gli adulti, a maggior ragione vigente il codice Rocco, non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore – ha spiegato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone –. L’articolo 27 della Costituzione assegna alla pena una funzione rieducativa e pone limiti all’esercizio del potere di punire allo scopo di evitare trattamenti contrari al senso di umanità. Principi che, per essere adattati a ragazzi e ragazze, richiedono una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio. Il furto di un ragazzino in un supermercato non può essere paragonato a quello in appartamento di una persona adulta. Il primo potrebbe essere depenalizzato, trattato civilmente, o affidandosi alla giustizia riparativa. Ben potrebbe essere trattato fuori dal diritto penale».

(Foto di Mitchell Hollander su Unsplash )

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