Oggi ricorrono i primi tre anni dal naufragio al largo di Lampedusa in cui hanno perso la vita 366 migranti partiti dalla Libia. È stata una delle più gravi catastrofi recenti legate ai processi migratori. Mentre in Ungheria si fa un uso demagogico di un referendum per opporsi alle quote migranti che il Paese dovrebbe accogliere secondo quanto stabilito dall’Unione europea, in Italia si risponde con l’ennesimo sgombero ai danni dell’associazione Babobab di Roma. Privi ormai di una sede i ragazzi di baobab, con l’aiuto di altre associazioni, cercavano di dare comunque sostegno ai cosiddetti “transistanti”, migranti che non hanno intenzione di fermarsi in Italia, ma sono diretti altrove (e che sono la maggior parte di chi arriva). Di seguito un resoconto sullo sgombero pubblicato da Redattore Sociale.

Nuovo sgombero al Baobab di Roma. Questa mattina (30 settembre) gli agenti della Polizia di Stato si sono recati nuovamente davanti all’ex centro di accoglienza di via Cupa, dove da mesi dormono in strada centinaia di migranti in transito e richiedenti protezione internazionale. Secondo quanto riporta un comunicato della Questura di Roma «l’intervento si è svolto in maniera ordinata grazie alla collaborazione dei circa 100 cittadini extra-comunitari presenti che sono stati accompagnati, a bordo di autobus, presso il centro di identificazione di via Patini». Dopo le procedure di riconoscimento, assicura ancora la questura, gli aventi diritto saranno «ricollocati nelle strutture di accoglienza appositamente messe a disposizione». Nelle ultime settimane gli agenti di polizia si sono recati più volte a via Cupa per identificare i migranti, ma questa volta hanno deciso anche di smantellare l’accampamento sorto lungo la strada. «La verifica dei luoghi ha evidenziato una gravissima situazione di degrado che ha reso necessario richiedere l’intervento dei competenti uffici comunali per la bonifica e la pulizia dell’intera zona», si legge ancora nella nota. Di fatto si è trattato di un nuovo sgombero, dopo quello del centro nel dicembre 2015 e dopo il parziale smantellamento della tendopoli, sorta anche sotto il cimitero del Verano. Le tende lungo la strada sono state tolte e poste sotto sequestro, insieme al cibo donato dai cittadini e ai beni di prima necessità che proprio ieri padre Konrad, l’elemosiniere di Papa Francesco, aveva portato, come tutte le settimane, per aiutare le persone in strada. Tutti i beni deperibili saranno invece buttati via.

«Sconcerto e rabbia». Non nascondono la loro rabbia i volontari del Baobab. «Siamo sconcertati – sottolinea Roberto Viviani -. Il punto fermo con cui abbaiamo iniziato a dialogare con la nuova amministrazione guidata dalla sindaca Raggi era quella di una soluzione alternativa. Non per fare un favore a noi, ma per non ripetere gli errori del passato. L’assessora Baldassarre, nelle riunioni che tenevamo con lei ogni lunedì, ci aveva assicurato che non ci sarebbe stato nessuno sgombero. E invece stamattina, abbiamo trovato in via Cupa un dispiegamento di forze». I rapporti con l’assessora al Welfare si sono interrotti il 12 settembre scorso, quando Baldassarre ha detto ai volontari e alle associazioni che prestano assistenza ai migranti davanti al centro, che la tendopoli prevista come soluzione transitoria non si sarebbe fatta. «È chiaro che ora il rapporto di fiducia con l’amministrazione si è interrotto – aggiunge Viviani –. Non sappiamo che fine faranno i migranti: alcuni saranno portati nei centri fuori Roma, altri probabilmente al centro in via del Frantoio e al centro della Caritas in cui sappiamo si sono liberati ieri 75 posti. Non abbastanza per accogliere tutti i presenti, né per quelli che continueranno a venire. Quello che serve è una struttura – aggiunge – abbiamo chiesto più volte di mettere a disposizione l’ex Ittiogenico, o qualsiasi altro posto. Ma anziché soluzioni si preferisce procedere con gli sgomberi».

Sequestrato il cibo donato dal Papa. I volontari hanno sottolineato come tra il cibo e i vestiti sequestrati dalle forze dell’ordine ci sono anche i beni che Papa Francesco fa recapitare ogni settimana a via Cupa tramite il suo elemosiniere, padre Konrad. «Ci hanno detto che tutto è stato posto sotto sequestro. Potremo riprendere in futuro le tende e i beni non deperibili, tutto il resto verrà gettato via», aggiunge Viviani. «Si rade al suolo l’umanità senza prospettare alternative valide di accoglienza – aggiunge un’altra volontaria, Loredana Spedicato –. Si rade al suolo ciò che di bello ha fatto la cittadinanza, romana e non, nel gestire un’emergenza nell’inerzia totale di chi doveva intervenire e non l’ha fatto. Si radono al suolo le speranze, i faticosi avvicinamenti tra popoli in fuga e la “civilissima” Europa, in termini di fiducia, scambio culturale, di sensibilità, di vite. Ricominceranno a non fidarsi di noi, dell’Italia, ancor prima di proseguire il viaggio. Gli sforzi di cambiamento vengono annullati, rasi al suolo anch’essi, e un mondo più giusto si allontana sempre di più».

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