
Torniamo su un tema delicato quanto attuale e sempre bisognoso di una riflessione pacata e ricca di buon senso: l’immigrazione. Nelle ultime settimane, come sempre in questo periodo dell’anno, si stanno intensificando gli sbarchi di persone in arrivo dal continente africano o dal Medio Oriente, e la questione umanitaria legata a tali flussi si fa sempre più drammatica. Molti italiani hanno ormai superato il limite di “sopportazione” rispetto al continuo aumento della popolazione immigrata residente sul nostro territorio, e quindi non nascondono un grosso fastidio verso le politiche di aiuto umanitario e sostegno all’integrazione. Sempre più spesso, purtroppo, la soluzione che viene condivisa con malcelata rabbia è piuttosto tranchant: impedire nuovi “sbarchi” e usare i fondi destinati all’accoglienza in altro modo (le pensioni, la disoccupazione, gli esodati, ecc.). Non vogliamo andare contro le opinioni di nessuno, ognuno è libero di avere la propria visione del mondo. Ma sarebbe bene indossare un paio di lenti in grado di farci vedere le cose per quelle che sono, e non nel modo in cui alcuni (per proprio tornaconto elettorale) vogliono dipingerle.
Secondo un rapporto di Amnesty International pubblicato ieri, la “difesa” dei nostri confini costa alle casse dello Stato decisamente di più rispetto a quanto si spende per l’accoglienza. Un rapporto di 7 a 1 (non ce ne vogliano i brasiliani, i numeri sono questi), come si legge a pagina 10 del rapporto. Nel periodo che va dal 2007 al 2013, l’Italia ha speso 250 milioni di euro per la difesa dei confini, e appena 36 milioni per politiche di accoglienza. Ciò rende piuttosto fuori luogo sostenere che con quest’ultimo capitolo di spesa si possano risolvere i problemi dell’Italia. Attenzione, perché i politici che sostengono questo stanno cercando, come sempre, di distrarre i cittadini dalla realtà: sarebbero infatti ben altre le voci di bilancio da spostare per dare un futuro all’Italia. Darne uno (o per lo meno dare un presente) a rifugiati e richiedenti asilo è un costo che possiamo permetterci, e che oltretutto siamo obbligati a sostenere.
La stessa rabbia dimostrata nei confronti dei migranti andrebbe invece rivolta contro chi non vuole sforzarsi di cambiare politica, cioè soprattutto l’Europa. L’Italia, col piano Mare Nostrum avviato nel 2013, sta riuscendo a ridurre drasticamente il numero di morti nel Mar Mediterraneo, ma in questo tipo di missione umanitaria (verso i migranti) e militare (contro gli scafisti) è lasciata sola dall’Europa. Farebbe bene Matteo Renzi a sfruttare il semestre di presidenza al Consiglio europeo per chiedere, pretendere un cambiamento all’Ue. Uscire dalla logica della “fortezza”, smilitarizzare i confini e concentrare gli sforzi sull’aiuto umanitario. Furio Colombo sul Fatto Quotidiano ha pubblicato una fantasiosa trascrizione dell’intervento del presidente del Consiglio al Parlamento europeo: «Primo: basta con i morti. Secondo: noi continueremo a salvare esseri umani a tutti i costi. Terzo: noi, da soli, non possiamo farcela. Ma sia chiaro che l’Italia non potrà né vorrà affrontare alcun altro impegno prima di avere assolto a questo dovere:fermare la morte in mare. Ha detto ancora Renzi: non illudetevi di guardare altrove». Fantasioso proprio perché, purtroppo, non è mai stato pronunciato, come poi precisa il giornalista: «(N.B. Al momento di andare in stampa questo testo non è pervenuto. Pertanto è frutto di pura immaginazione. Sappiamo però che d’ora in poi, in Europa, sopra i 30 euro pagheremo con bancomat)». Ecco una bella sintesi di come viene percepita l’Unione europea: grande puntigliosità sui dettagli più insignificanti e immobilità di fronte ai problemi reali.