Il documentario Nadea e Sveta arriva a Milano dopo un tour che l’ha portato lungo tutta la penisola, da Trento a Catania. Sarà proiettato al cinema Mexico di via Savona 57, lunedì 10 giugno alle 21, e vedrà la partecipazione di Paolo Mereghetti, in veste di presentatore, e della regista Maura Delpero. Nadea e Sveta sono due donne immigrate in Italia per questioni economiche. Entrambe vengono dalla Moldavia e le loro vite si incrociano a Bologna, dove entrambe si trovano a risiedere. Due storie incrociate, il cui accostamento mette in luce punti in comune ma anche grandi divergenze. Nadea, più anziana, ha lasciato a casa una famiglia in grado di gestirsi senza di lei: figli ormai adulti, che a loro volta hanno messo su il proprio nucleo. Sveta invece deve fare i conti con un distacco più lacerante, quello di una madre dalla propria bambina. Eloiza, sua figlia di tre anni, è dovuta rimanere in Moldavia con la nonna. Potrà riabbracciare la madre solo dopo due anni e mezzo, quando questa otterrà i documenti necessari a lasciare l’Italia con la sicurezza di potervi rientrare: saranno due donne diverse da quando si sono lasciate.

La partenza di Sveta mette Nadea di fronte al problema più grande per chi decide di lasciare la propria terra: la solitudine. Le due amiche si tenevano compagnia nei tanti momenti di vuoto delle rispettive giornate, quelli in cui ti assalgono i pensieri e i dubbi sulle scelte fatte nella speranza di una vita migliore. Una passeggiata e due chiacchiere ai giardini alleviavano la malinconia e l’attesa che arrivasse il giorno successivo, quando riparte la routine quotidiana. I contatti si riducono quindi a qualche affettuosa telefonata, ma non basta. Così Nadea cerca di far fronte come può alla solitudine, cercando divertimento, evasione, ma senza mai dare l’impressione di credere che la felicità sia dietro l’angolo.

Partire, restare, tornare, ripartire. Questi i verbi che regolano la grammatica del migrante, che ogni giorno deve chiedersi a cosa rinunciare, di ciò che è riuscito faticosamente a costruire, per garantire a sé e alla propria famiglia un’esistenza dignitosa. Nel documentario, magistralmente diretto da Maura Delpero -brava a non perdere mai il controllo della narrazione e a condurre lo spettatore in un intreccio complesso ma che non si aggroviglia mai-, ogni immagine risulta ancora più densa di senso perché le protagoniste sono donne. E non è per compassione che lo diciamo, bensì perché tutti sappiamo benissimo come per una donna sia necessario il doppio della forza per ottenere i risultati e il riconoscimento di un uomo. Difficile quindi immaginare cosa voglia dire, partendo da questo presupposto, ritrovarsi lontani da casa, con problemi di documenti, lavoro, abitazione, e in più la solitudine, gli affetti, il pensiero che corre a casa. Da non perdere la proiezione di questo lavoro, al momento l’unica in programma nel capoluogo lombardo, che sarà seguita, come detto, da un incontro con la regista, insieme a Edda Pando (Arci Todo Cambia), Stella Okungbowa (Casa della Donne di Milano), Graziella Sacchetti (Coop. Crinali), Ludmila Chivriga (presidente dell’associazione moldava ”Integrazione in Italia”).