Il Museo dei bambini di Milano (Muba) ha inaugurato il 24 gennaio la prima mostra nella sua sede permanente, la Rotonda della Besana, edificio storico di grande fascino del capoluogo lombardo. L’allestimento si intitola semplicemente “Scatole” e proseguirà fino al 31 marzo: «Le scatole sono contenitori da aprire per svelare un regalo o una sorpresa – si legge sul sito del Muba – ma anche da chiudere per conservare o nascondere qualcosa di prezioso. In questa mostra, le scatole diventano protagoniste: non solo contenitori per riporre o custodire altro, ma esse stesse contenuti da scoprire. Ci sono scatole che parlano di volumi geometrici e di matematica, di sensi, di musica, di scienza, di storia, di somiglianza e differenza, di sogni e di ricordi, di racconti. Scatole che non sembrano scatole. Scatole da esplorare, da conoscere e da inventare. Scatole che parlano di vita: quella della nostra città, di questo luogo, di ognuno di noi che riempirà con un po’ di sé la scatola che è la Rotonda di Via Besana. Perché il mondo è una grande scatola, piena di tante altre, tutte da aprire. E, alla fine, anche da costruire».
Il nuovo spazio colma una lacuna che affliggeva la città di Milano, in ritardo di parecchi anni su altre città (Roma e Genova in particolare) in fatto di presenza sul suo territorio di una struttura permanente rivolta ai bambini. In realtà il Muba esiste dal 1995 e da allora, pur non avendo una sede fissa, ha progettato e prodotto 13 grandi mostre interattive e numerose attività laboratoriali «sviluppate secondo specifici criteri pedagogici che intendono favorire e incoraggiare il pensiero creativo dei bambini e prepararli a una società che richiede sempre maggiori atteggiamenti responsabili. Ha realizzato progetti didattici in oltre 50 città in Italia e in Europa, e i bambini coinvolti sono stati quasi 800mila».
Dal punto di vista economico la previsione è di «un milione di giro d’affari e 800mila euro di costi attesi – scrive il Corriere – per i prossimi otto anni (più altri sei eventuali), il museo pagherà al Comune un canone di 93mila euro e royalties sui ricavi da bar e libreria: “Il biglietto d’ingresso sosterrà il museo al 60 per cento il resto sarà coperto da sponsor – ha spiegato Elena Dondina presidente di Fondazione MuBa – campus nei giorni di chiusura delle scuole, compleanni”. Obiettivo finale, ambizioso e allo stesso tempo concreto: “Coltivare nei bambini un pensiero laterale libero dagli stereotipi e prepararli ad una società che chiede sempre più creatività – ad esempio per sapersi inventare lavori in mercati già saturi”».
Tutt’altro che un costo per la collettività quindi, bensì un progetto che nasce con le idee ben precise su come costruire il proprio futuro. Speriamo che il Muba abbia lunga vita e si dimostri in grado di coinvolgere la città e stimolare le future generazioni che a loro volta saranno chiamate a immaginare e vivere il capoluogo. Del resto è noto quanto ebbe a dire in proposito Bruno Munari: «Giocare è una cosa seria! I bambini di oggi sono gli adulti di domani, aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi, aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi, aiutiamoli a diventare più sensibili. Un bambino creativo è un bambino felice!».