Ha ormai superato abbondantemente la soglia delle 35mila adesioni la petizione per la semplificazione della burocrazia sulla musica dal vivo, ed è in attesa di conoscere il suo destino l’emendamento proposto da Stefano Boeri al ministro della Cultura Massimo Bray affinché sia inserito nel decreto Cultura in arrivo al Senato in questi giorni. In breve, nel documento si propone l’introduzione dell’autocertificazione per organizzare concerti al di sotto dei 200 spettatori. «Un piccolo ma importantissimo emendamento -scriveva lunedì 16 settembre Boeri sul suo profilo Facebook- che, se passasse, renderà semplice e non oneroso organizzare un evento di musica e cultura che oggi invece richiede ore e ore di preparazione di permessi, di attesa davanti a sportelli, di oneri e inutili perdite di tempo».

L’appello ha finora incontrato l’interesse e il supporto di esponenti di ogni schieramento, ma soprattutto di molti musicisti, che avrebbero tutto da guadagnare da una semplificazione delle procedure per le esibizioni “di piccolo taglio”. L’emendamento doveva inizialmente essere inserito nel decreto del Fare, ma è stato respinto, ed è ora pronto a rientrare dalla finestra in un provvedimento tutto incentrato sulla cultura, più idoneo a contenerlo. Sono centinaia i musicisti che si guadagnano da vivere suonando nei locali, e sarebbe una conquista per tutti riuscire da una parte a permettere loro di svolgere la propria attività alla luce del sole, dall’altra invogliare i locali a ospitare concerti e pagare regolarmente artisti e diritti d’autore. Indirettamente si favorirebbe l’“emersione” del mercato, che oggi è spesso costretto a vivere sul confine tra legalità e illegalità.

Questo piccolo ma importante emendamento potrebbe aprire la strada a una riforma ben più articolata, quella della Siae, che darebbe ulteriore respiro al mondo della musica e della cultura. Il testo affidato a Bray prevede anche l’eliminazione del pagamento dei diritti d’autore per le associazioni senza scopo di lucro che organizzano esecuzioni di brani musicali dal vivo. Siamo certi che tale proposta, assieme a quella dell’autocertificazione, incontrerà parecchi ostacoli da parte della Siae, che in questo modo vedrebbe messo in secondo piano il proprio ruolo, non tanto di soggetto incaricato di tutela, quanto piuttosto di riscossione. Una corretta azione di tutela dovrebbe infatti prevedere un’equa e precisa distribuzione dei diritti d’autore, mentre sappiamo bene che in certi contesti (soprattutto i piccoli concerti oggetto dell’emendamento) è molto difficile che i borderò compilati durante le serate riescano a fruttare qualcosa agli artisti a fine anno. Diverso il discorso per i grandi eventi o per le rassegne teatrali, dove in effetti il sistema assicura loro una qualche garanzia. È un tema molto caldo, di cui in Italia si parla sempre troppo poco. Le inchieste ci sono state, la situazione è stata analizzata più volte, eppure il sistema non cambia. Ecco perché il sassolino dell’emendamento potrebbe avere un qualche effetto se finisce nella scarpa del gigante. Una volta dentro, quest’ultimo non potrà ignorarlo, dovrà farci i conti, e non gli sarà facile liberarsene.