Le banche vanno aiutate, altrimenti il sistema economico collassa. E con esso i risparmi delle famiglie. Ma quando sono queste ultime a collassare, chi le aiuta? Nel 2011 è stato istituito un Fondo di garanzia per l’accesso ai mutui. Un’iniziativa avviata dall’allora ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, in accordo con l’Abi (Associazione bancaria italiana), destinata ad aiutare le giovani coppie, ma anche persone sole con figli a carico, a ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa.
Oggi, un’indagine di Altroconsumo mette in luce che la maggior parte delle banche che hanno aderito al Fondo non ne offre le relative agevolazioni. Il sistema è basato su una dotazione patrimoniale di 50 milioni di euro, che servono da garanzia verso gli intermediari finanziari per l’accensione del mutuo, per una copertura massima di 75mila euro. Una delle caratteristiche più importanti del Fondo, vista la sempre più rara stipula di contratti a tempo indeterminato, è che vi può accedere anche chi ha un contratto di lavoro a termine, a patto che il nucleo familiare disponga di un reddito Isee non superiore ai 35mila euro.
Ottime le intenzioni, ben diversa la realtà, a giudicare dall’inchiesta. «Solo nove agenzie su 71 hanno proposto il mutuo a una coppia, con uno dei due a contratto di lavoro a termine, nei termini previsti dal Fondo di Garanzia governativo per i mutui ai giovani precari istituito nel 2011. Fondo a cui aderivano tutte le banche visitate». In alcuni casi, oltre a non proporre il mutuo nei termini previsti dalla convenzione (spread massimo 1,2 per cento fino a 20 anni di durata, 1,5 per periodi più lunghi), ne ha ignorato l’esistenza, negando l’offerta di prestito, nonostante sussistessero tutte le condizioni per erogarla. Da qui la denuncia di Altroconsumo contro «l’atteggiamento dei soggetti bancari, chiamati in questo momento di crisi economica generale all’impegno per rivedere i propri margini di guadagno, limitando alla metà gli spread applicati, a favore di tassi più accessibili per il credito ai giovani, per lo sviluppo e il rilancio dell’economia».
Negli Stati Uniti, quattro anni fa, è scoppiata una bolla che nascondeva cattivi creditori intenti a foraggiare cattivi debitori. Dalle nostre parti ci sarebbero le condizioni per evitare situazioni del genere, vista la convenzione in oggetto e la propensione al risparmio degli italiani mediamente più alta rispetto agli statunitensi. Ma il mancato rispetto delle norme crea le basi per un ulteriore impoverimento delle famiglie. Che da un lato devono scegliere tra la rassegnazione, rimandando quindi i propri progetti di vita, e l’altra via, quella delle debt agency, che promettono di “liberare dal debito” chi è in difficoltà, a fronte di pesanti commissioni d’agenzia. E intanto aumenta ancora lo spread più pesante: quello che segna la distanza tra il Paese che siamo e quello che vorremmo essere.