«Stiamo vivendo un momento molto delicato per le politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza, che non deriva solo dalla crisi economica. Chiediamo un impegno concreto al nuovo esecutivo e al Parlamento affinché, partendo da un monitoraggio delle risorse e delle azioni implementate, si agisca al più presto sulle aree di criticità segnalate nel Rapporto. Promozione degli affidamenti familiari, con lo stanziamento di finanziamenti adeguati, investimenti sui servizi educativi destinati alla prima infanzia che garantiscano un’educazione prescolare su tutto il territorio nazionale, con livelli essenziali in termini qualitativi e quantitativi, una normativa più restrittiva in materia di limitazione della pubblicità di bevande alcoliche e di gioco d’azzardo. Senza dimenticare però che è urgente l’adozione di un Piano nazionale infanzia e la nomina della Commissione parlamentare infanzia, che potranno essere utili strumenti per il governo».

Queste le raccomandazioni al governo e al Parlamento del Gruppo Crc, che sta per Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, in calce al 6° rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”. A 22 anni dalla ratifica della Convenzione, il sodalizio formato da 82 soggetti del terzo settore rileva infatti come ancora in Italia molti bambini non abbiano accesso a istruzione, sanità e servizi sociali. Tante anche le conquiste ottenute dal 1991 a oggi: innanzitutto l’approvazione della legge 451/1997 e la conseguente creazione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e la costituzione della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza; poi la legge 112/2011, che ha istituito il garante per l’Infanzia e l’adolescenza e la nomina di diversi garanti regionali. Inoltre, nel 2002 l’Italia ha ratificato i due protocolli opzionali alla Crc, (il Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati e il Protocollo opzionale sulla vendita di bambini, la prostituzione minorile e la pornografia rappresentante minori) e nel febbraio 2012 il nostro Paese è stato tra i primi firmatari del terzo Protocollo opzionale che introduce per la prima volta la possibilità di segnalare al Comitato Onu violazioni dei diritti dei minori.

Restano tuttavia molte le criticità nel sistema di tutela dei diritti dei minori. L’Osservatorio nazionale, per esempio, concluso il mandato alla scadenza prevista (novembre 2012), non è stato rinominato. E infatti uno dei problemi rilevati dal Gruppo è che le politiche sull’infanzia hanno un carattere intermittente e poco programmatico, aggravato dalla continua riduzione dei fondi a esse destinati. «Le risorse destinate all’infanzia e all’adolescenza -si legge nel comunicato stampa per le 15 città riservatarie sono passate dai 43,9 milioni di euro del 2008 ai 39,6 del 2013, mentre il fondo straordinario per la prima infanzia è passato dai 100 milioni del 2008 a zero». Dal punto di vista dell’educazione (uno dei 51 temi affrontati nel Rapporto), «I diritti dei bambini sono ulteriormente minacciati in molti Comuni dalla richiesta alle famiglie di una maggiore compartecipazione alla spesa del servizio, che, a fronte delle attuali difficoltà economiche, causa una diminuzione delle iscrizioni». Quindi l’età prescolare dei minori si sposta sempre più avanti, e inoltre le strutture continuano a essere per la maggior parte inadeguate: «Solo un quarto delle scuole è in regola con le tre certificazioni, di agibilità statica, igienico-sanitaria e di prevenzione incendi, che risultano presenti nel 24 per cento delle scuole monitorate». Rinviamo alla lettura del documento completo (che si può trovare qui) per approfondire le altre questioni, e ci auguriamo che anche il governo in carica e i suoi ministri prendano spunto dalle tante indicazioni contenute tra le sue pagine per indirizzare la politica verso un nuovo welfare dei più piccoli.