GIORNALINO_AVIS_LUGLIO_23

Diritti e doveri di essere comunità Associazione, pag 4 L’importanza del questionario alla donazione L’intervista, pag 9 Responsabilità e spirito critico Così i social diventano risorsa lug l io 2023 semestrale anno XXXVII N. 01 Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale - Aut. N°495 Periodico ROC

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 2 sommario Associazione, pag 4 L’importanza del questionario alla donazione Parola ad Avis, pag 6 Ciao Carlo Mondo Avis, pag 8 La Festa del Donatore 2023 L’intervista, pag 9 Responsabilità e spirito critico così i social diventano risorsa L’intervista, pag 12 Il Parco del Ticino L’ambiente a fattor comune I prossimi scenari, pag 14 Non solo bollette Le comunità energetiche A TU PER TU CONL’AVIS Semestrale Direttore: Pierangelo Colavito Direttore responsabile: Marino Pessina Redazione: Cesare Raimondi Sergio Barazzetta Marco Parotti Marika Giustizieri Miriam Giudici Riccardo Dell’Acqua Ivan Borlandelli Gli articoli firmati o siglati rispecchiano il pensiero dell’autore e non impegnano il giornale. Tiratura: 1.050 copie Amministrazione, Redazione e Direzione: Avis Legnano Via Girardi 19/G tel. 0331/453333 Elaborazione grafica: Eo Ipso Srl - Legnano (MI) Stampa: Eo Ipso Srl - Legnano (MI) Registrazione Tribunale di Milano n.6 del 9/1/87 Iscrizione ROC 31837 www.avis-legnano.org www.zeronegativo.org

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 3 esami, visite e controlli, ma a lui viene chiesto di mettersi a disposizione per donare. Altrimenti che donatore sarebbe? Quindi, rispondere alla chiamata, rendersi disponibile alla donazione e, soprattutto, presentarsi il giorno pattuito. In caso di impedimenti, avvisare. Si tratta di responsabilità, rispetto e, permettetemi, in alcuni casi anche di educazione. Basta poco per dare a un semplice gesto un grande valore. editoriale Una comunità è fatta di diritti e di doveri: di benefici che si possono portare a casa e di impegni che si è chiamati a rispettare. Perché sapersi comunità è sapersi non soli; è essere parte di un progetto comune, fatto di obiettivi e valori condivisi. Sapersi comunità è sapersi “tutti sulla stessa barca”, come anche ha detto Papa Francesco. Sulla stessa barca, quindi, con la possibilità di non dover nuotare, ma con il dovere di remare, facendo ciascuno la propria parte. Sapersi comunità è impegnativo. Una visione di comunità impone dei comportamenti più rigorosi. In una comunità infatti viene chiesta coerenza rispetto ai valori scelti e coerenza rispetto agli impegni presi. Pensiamo solo alla scelta di essere parte di un Parco: ci sono regole da rispettare, ma si beneficia di un ambiente tutelato. Avis Legnano, con i suoi donatori, i suoi collaboratori e i suoi volontari è una comunità a tutti gli effetti. Ognuno svolge un ruolo con l’unico e condiviso fine di dare concretezza alla solidarietà e garantire la raccolta di sangue ed emocomponenti necessari. Ciascuno per la propria parte. Se da una parte c’è una struttura che si muove per calibrare ogni singola donazione e permettere di alimentare il valore del dono che portiamo avanti ormai da 88 anni, dall’altra ci devono essere donatori responsabili. Che riconoscono questa struttura e mantengono fede all’impegno preso quando hanno deciso di condividere lo spirito e le finalità di Avis. In un’ottica di diritti e doveri, il donatore è al centro di progetti di benessere a lui dedicati, con Ciò che non giova all’alveare, non giova neppure all’ape Marco Aurelio

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 4 È indubbio che la donazione di sangue rappresenti uno dei più grandi gesti di solidarietà, il cui elevato profilo morale è ulteriormente rafforzato dal fatto di essere volontaria, anonima e non remunerata. Tale gesto presuppone però una componente di responsabilità da parte del donatore in quanto, intrinseca alla donazione c’è il rischio di trasmettere malattie attraverso il sangue stesso, prevalentemente quelle di natura infettiva. Pertanto gran parte delle attività che si svolgono nei centri che si occupano di raccolta di sangue, sono finalizzate a verificare lo stato di salute del donatore al fine di evitare che la donazione possa arrecargli danno, ma anche per accertarsi che non sia affetto da malattie infettive trasmissibili attraverso il sangue stesso. Tra queste attività un ruolo importantissimo è svolto indubbiamente dagli esami di laboratorio e dalle visite a cui il donatore viene sottoposto regolarmente, ma non bisogna dimenticare anche il ruolo fondamentale della compilazione del questionario all’atto della donazione. Le domande alle quali dobbiamo rispondere nel questionario riguardano vari aspetti della nostra vita privata: questo aiuta il medico a capire lo stato di salute del donatore. In effetti per la sicurezza dei pazienti a cui il sangue delle donazioni è destinato, dopo ogni donazione sul sangue vengono eseguiti test per l’HIV, l’epatite B, l’epatite C e la sifilide. Però, per la sicurezza e l’accuratezza di questi test, è necessario che il donatore non si trovi nel cosiddetto “periodo finestra”, cioè in quel lasso di tempo che intercorre tra il momento dell’infezione (ingresso del germe nel nostro corpo) e la positivizzazione dei test di laboratorio. In questa fase il test infatti può essere negativo pur essendo la persona infetta e in grado di trasmette la malattia. Buona parte del questionario della donazione è finalizzato ad assicurarci che la persona che ci troviamo di fronte non sia proprio in questa fase finestra: cioè presenta nel suo organismo un germe che potrebbe trasmettere con la donazione senza che gli esami della donazione stessa siano in grado di rivelarlo. Per questo motivo è importante che ad ogni donazione il donatore compili in maniera L’importanza del questionario alla donazione di Salvatore Esposito Direttore sanitario Avis Legnano associazione

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 5 veritiera il questionario, consentendo così di fornire una serie di informazioni preziose in merito alla propria salute aumentando la garanzia sulla sicurezza della donazione che si presta ad affrontare. La compilazione del questionario potrebbe inoltre stimolare positivi cambiamenti nelle abitudini di vita evitando comportamenti pericolosi, che magari il donatore ignorava in quanto non ci aveva mai pensato: capita infatti talora che durante il colloquio con il donatore emergano comportamenti rischiosi che non erano percepiti come tali. In considerazione di quanto esposto si richiede ancora una volta un po’ di pazienza e di sincerità ai donatori quando si apprestano a compiere questo gesto, cioè la compilazione del questionario, che non dovrebbe essere percepito come una perdita di tempo, bensì come un importante strumento di lavoro per chi si occupa di sicurezza della donazione di sangue. associazione

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 6 il saluto Ciao Carlo di Avis Legnano Salutare una persona dopo 53 anni di stretta e intensa collaborazione, dopo aver condiviso valori, strategie e progetti e dopo aver discusso, anche animatamente, sul futuro della donazione di sangue e di come poter migliorare la raccolta, la relazione con i donatori e potenziare il loro coinvolgimento, è sempre un grande dolore. Dopo 53 anni di attiva presenza nella sezione “Cristina Rossi” di Avis Legnano, lo scorso 14 giugno ci ha lasciati Carlo Parolo. Tra i testimoni attuali della vita associativa, Carlo è una persona che c’è sempre stata. È stato la mente illuminata e lo sguardo critico verso una solidarietà che mai si è arresa e ha sempre voluto guardare avanti. Innovatore puntuale, per oltre mezzo secolo ha fatto sentire la sua presenza in Avis Legnano, una presenza mai silenziosa e mai banale. Entrato poco più che maggiorenne, fin da subito si è posto al fianco

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 7 il saluto dei donatori per orientarli e seguirli nella scelta di donare il sangue occupandosi anche del giornale dell’associazione “A tu per tu con l’Avis”, di cui ha ricoperto anche il ruolo di direttore. La passione per i temi della donazione e della raccolta di sangue l’hanno portato a sedere nel consiglio provinciale di Avis e ad assumere nel 2003 la presidenza della sezione legnanese. L’impegno è proseguito nel consiglio regionale e in quello nazionale, dove si è occupato di temi nodali quali il servizio civile, il rinnovo del contratto dei dipendenti Avis e l’inserimento dei volontari. Sotto la presidenza di Cristina Rossi, in Avis Legnano ha fatto parte, insieme con Ezio Turconi e sotto lo sguardo attento di Decio Pensotti, di quel gruppo giovani che ha saputo portare all’interno dell’associazione uno spirito rinnovatore. Il risultato non è stata solamente una profonda modernizzazione della sezione legnanese, ma anche il salto qualitativo e quantitativo che ha fatto Avis e a porre le basi per strutturare Avis Legnano così come la conosciamo oggi. Carlo Parolo c’è sempre stato. Spirito combattivo e presenza costante – ha ricoperto negli anni tutti i ruoli apicali dell’associazione, da presidente a vice, fino all’ultimo incarico da tesoriere – ha mantenuto uno sguardo attento alla vita associativa, forte di uno spirito indomito e di un cuore che andava ben oltre i confini dell’associazione. Anche durante la lunga malattia non ha mai smesso di essere presenza attiva e costruttiva di una sezione che accoglie oltre 7.400 donatori attivi. Anche per il suo saluto, non ha scelto un giorno qualunque, ma la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue che si celebra il 14 giugno. Carlo è stato tra i protagonisti che hanno reso la sezione legnanese di Avis un punto di riferimento territoriale e un moderno fulcro di solidarietà. A lui il grazie del presidente Pierangelo Colavito, del direttivo e di tutti i collaboratori, volontari e donatori per la concreta testimonianza di valori quali il dono e la gratuità e per la visione di prospettiva ha saputo trasmettere all’associazione. Carlo Parolo c’è sempre stato e sempre ci sarà per Avis Legnano e per tutta la comunità del volontariato. Come ultimo gesto ha scelto ancora una volta gli altri: per l’estremo saluto non ha voluto fiori, ma un gesto di generosità chiedendo donazioni per l’AIRC, per sostenere la ricerca sul cancro.

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 8 Quattro anni di attesa sono tanti. Dopo l’ultima edizio- ne del 2019 e dopo i continui rinvii a causa dell’emergenza sanitaria, torna nel 2023 la tradizionale Festa del Donatore di Avis Legnano, il momento più importante, durante il quale l’associazione premia i suoi donatori benemeriti. È l’occasione per Avis Legnano di ringraziare tutte le persone che hanno contribuito non solamente alla mission associativa, ma anche e soprattutto a salvare delle vite. Ogni singola donazione è espressione di una particolare attenzione verso il prossimo; è un gesto gratuito e fatto nell’anonimato che però contribuisce a rispondere a un bisogno sanitario e a costruire un mondo più solidale. L’appuntamento da segnare in agenda è per domenica 12 novembre, alle 10.30 al teatro Galleria di Legnano; un appuntamento che sarà preceduto dalla celebrazione della santa messa in ricordo di tutti i donatori defunti, sabato 28 ottobre alle 18, alla parrocchia San Pietro di Legnano. Dato il lungo periodo di assenza della festa, i donatori premiati sono 3.667 e sono quanti hanno maturato le benemerenze nel periodo tra il 14 dicembre 2018 e il 21 marzo 2023. Sono ben 1.011 quanti hanno raggiunto le 8 donazioni: per loro il distintivo in rame; 771 quelli che hanno fatto 16 donazioni cui spetta il distintivo in argento e 815 i donatori con 24 donazioni alle spalle per i quali è stato previsto il distintivo in argento dorato. Il distintivo in oro è previsto per i 562 donatori che hanno raggiunto le 50 donazioni, mentre quello in oro con rubino per i 306 che sono arrivati a quota 75 donazioni. Sono 159 i donatori che hanno raggiunto “quota 100”: per loro il distintivo in oro con smeraldo. Non certo ultimi, i 43 donatori che hanno superato le 120 donazioni e sono stati messi a riposo dalle donazioni definitivamente. mondo avis La Festa del Donatore 2023

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 9 l’intervista «I social network non devono essere la versione migliorata di noi stessi, ma rappresentare la realtà. Occorre onestà, anche quando si usano le proprie identità digitali». Parola di Ilaria Petrosillo, la giovane professionista cui Avis Legnano ha affidato la gestione delle pagine social dell’associazione. All’interno di un percorso che ha messo sempre più al centro la comunicazione, la sezione legnanese di Avis ha infatti deciso di dare spazio agli strumenti più moderni, quelli capaci soprattutto di arrivare alle nuove generazioni per trasmettere loro il messaggio del dono e della responsabilità correlata. Una responsabilità che richiede non solo la disponibilità alla donazione, ma anche il rispondere al telefono, rispettare l’impegno e avvisare in caso di impedimenti. I social però rappresentano anche le nuove comunità, dove ci si ritrova, si condividono idee e proposte, ma dove «è sempre necessario avere uno sguardo critico». Con in tasca una laurea in Scienze della Comunicazione a indirizzo Psicologico, Ilaria Petrosillo è approdata al mondo dei social quasi per caso. «Quando mi sono laureata i social media non erano nei programmi universitari», ricorda. «Ho iniziato a occuparmi di comunicazione per il mondo non profit in Responsabilità e spirito critico Così i social diventano risorsa

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 10 ambito disabilità. Parallelamente mi sono aperta all’arte: da una parte collaborando con uno studio di design, dall’altra avviando un’associazione culturale che organizzava eventi dedicati all’arte». Pochi anni più tardi la scelta di mettersi in proprio. Una scelta vincente guidata da un principio: «Devo condividere i valori con il cliente. Se il mio mondo valoriale e quello del cliente si avvicinano, è positivo per entrambi». L’incontro con Avis Legnano non è stato quindi casuale. «Mi ha fatto piacere tornare nel mondo del non profit; un mondo che, di fatto, non ho mai lasciato. La mia passione per la Rockabilly Jive Dance, dove sono insegnante, mi ha portato a fare la volontaria in un centro per anziani», confida. Cosa significa essere social media manager per Avis Legnano? «I social network sono un mezzo di comunicazione per avere visibilità. Serve una strategia a partire da degli obiettivi. Per Avis Legnano, l’obiettivo primario è allargare la famiglia, avvicinare nuovi donatori e farli sentire parte dell’attuale comunità. Attualmente siamo presenti su Instagram e Facebook, i social con il maggiore numero di utenti, ma non è detto che si possano sperimentare anche altre piattaforme. I contenuti partono dal piano editoriale condiviso con lo staff di Avis con la volontà di dare testimonianza a storie vere, rendicontare periodicamente l’attività svolta e raccontare una comunità, la nostra comunità quella fatta da chi ha scelto di essere donatore». Come una presenza social può essere utile ad Avis? «L’emergenza sanitaria ha fatto sì che il processo di digitalizzazione vivesse un’accelerazione. In molti hanno sentito la necessità di dialogare, anche con uno strumento digitale, con qualcuno e di essere presenti in questo mondo. I social sono per Avis uno strumento con cui mantenere il contatto con la propria comunità, che esiste ed è molto solida. L’obiettivo è però allargarla e renderla più partecipativa, avvicinando l’associazione a generazioni più giovani e aumentare il senso di appartenenza. Tenendo però sempre presente che oltre l’online ci deve essere sempre un offline forte e presente». I social possono quindi aumentare il senso di appartenenza a una comunità? «Una community permette di interagire con chi ha gli stessi interessi e valori. È un fatto sociale: abbiamo necessità di ritrovarci in un luogo con persone che condividono qualcosa con noi. E i social l’intervista

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 11 l’intervista fanno questo, attraverso l’algoritmo, “targettizzano” l’utente per proporgli tendenzialmente quello che gli potrebbe interessare, che lo fa rimanere nella sua “comfort zone”. Ma c’è un rischio: confrontarsi sempre con persone che la pensano come noi ci porta verso una chiusura, questo sia nel mondo online sia in quello offline, ovvero nella vita reale. A questo rischio occorre rispondere stimolando la curiosità, avvicinandosi a ciò che non si conosce, ciò che è “diverso”. Una sana curiosità permette di imparare sempre cose nuove». I social media spesso però diventano dei contenitori in cui si mette di tutto. E non sempre sono cose positive. «È un discorso davvero lungo e complesso. Partiamodaunesempio semplicissimo. Siamo sempre stati abituati a esprimere la nostra opinione senza troppe remore. Prima dell’avvento dei social lo facevamo in luoghi più contenuti, in cerchie ristrette. Ora abbiamo la possibilità di esprimere la nostra opinione anche online e in pochi secondi possiamo raggiungere potenzialmente migliaia di persone. Quando compiamo questa azione sui social dobbiamo sempre tener presente l’eco che la nostra opinione potrebbe avere; è importante capire che ci troviamo davanti a una grandissima responsabilità sia come autori di post sia come utenti. Ricordiamoci che il razzismo e tutte le forme di discriminazione non sono opinioni! Ogni manifestazione che prende di mira il diverso, anche se commessa tramite un social network, può benissimo integrare un reato. Sebbene qualsiasi social network abbia creato delle Linee guida della community da seguire, il loro intervento non basta per contenere tali fenomeni. Per questo è importante che l’utente sia sempre più consapevole e sia mosso da uno spirito critico che gli permetta di distinguere per esempio una notizia vera da una fake news». Un lato positivo dei social? «Ci permettono di parlare direttamente con i brand superando quella comunicazione unilaterale che c’era solo fino a pochi anni fa. È per questo che per stare sui social occorre essere onesti, sinceri; parlare di valori solamente se quei valori ci appartengono veramente. Per questo penso che sia davvero importante imparare a sfruttare costruttivamente questa incredibile opportunità. Con Avis stiamo stimolando curiosità e testimoniando valori. E qualcuno si lascia coinvolgere e chiede di diventare donatore o donatrice di sangue. È un risultato positivo che fa bene a tutti».

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 12 Essere comunità significa condividere valori, opportunità, scelte. , quindi, anche limiti. Ovvero regole che possono porre paletti alla libertà individuale, ma sono paletti finalizzati a raggiungere un bene comune più grande. È la storia del Parco Lombardo della Valle del Ticino, primo parco di carattere regionale istituto in Italia, che nel quasi suo mezzo secolo di storia ha saputo trasformare questi limiti in opportunità, seguendo una politica di tutela, nel rispetto della comunità di riferimento. «La storia del Parco è una storia di comunità», premette la presidente Cristina Chiappa, legata al mondo Avis in quanto donatrice di sangue. «Il Parco del Ticino è stato voluto nel 1974 dai suoi territori, dalla sua comunità, dai suoi cittadini che, seppur senza una legge di riferimento (la norma sui parchi regionali è del 1986) avevano intuito che questo territorio aveva un valore e che doveva essere tutelato sotto il profilo ambientale. Il Parco del Ticino è nato da una raccolta firme; potremmo dire che è nato per volontà popolare». Pensare a un parco è però prevedere anche norme e restrizioni per la tutela ambientale. «All’inizio infatti non è stato facile. Il mondo agricolo non vedeva di buon occhio l’istituzione di un parco sui propri territori: questo significava porre un freno, ad esempio, a una coltivazione intensiva in alcune aree e l’adozione di nuove tecniche». Il tempo però ha permesso di superare dubbi, perplessità e ritrosie. Continua la presidente: «Il valore ottenuto e condiviso è andato ben oltre. Cogliendo i risvolti di ricchezza della biodiversità, il Parco ha voluto favorire il ritorno di alcune specie animale, ha reso operative alcune pratiche agricole che in questa zona erano andate praticamente scomparse, come i prati stabili e le marcite, ponendo quindi le basi non solamente per favorire la biodiversità del territorio, ma anche per prodotti di qualità. Ad esempio, il foraggio fresco tutto l’anno garantito dalle marcite ha dei risvolti sulla produzione di latte e formaggio». Per Chiappa, «il Parco è l’intervista Il Parco del Ticino L’ambiente a fattor comune

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 13 stato un vero creatore di valore per il proprio territorio». Spiega: «Non guardo solamente alla parte agricola, che comunque ha una grande importanza, ma anche agli aspetti ambientali, al patrimonio architettonico, paesaggistico e storico che vi è compreso. Il Parco ha saputo mettere in rete diversi soggetti e realtà e favorire uno sviluppo economico sostenibile». Di fatto, nel Parco del Ticino la pressione antropica si fa particolarmente sentire con aree profondamente urbanizzate e grandi infrastrutture. «La politica del Parco è sempre stata quella di consentire al territorio di crescere e svilupparsi, avendo però cura di farlo nel migliore dei modi, con il minore impatto possibile sull’ambiente. Questo significa essere comunità: tutelare il presente per fare in modo che i miei figli potranno godere di questa bellezza. Camminare nel verde Nei suoi 90 mila ettari di estensione, che si allungano lungo il corso del fiume tra Sesto Calende (VA) a Mezzanino Po (PV), il Parco del Ticino offre oltre 700 km di sentieri. Con cinque centri parco che fanno da punto di accoglienza turistica, con percorsi espositivi e spazi didattici, il Parco del Ticino attraverso le proprie guide propone visite guidate ed escursioni, promuove una rete di fattorie didattiche ma anche i propri prodotti a marchi attraverso i punti ristoro e di accoglienza per una vacanza nella natura. https://ente.parcoticino.it/ Perché è un lavoro che si fa tutti assieme». Un risultato in questa direzione può essere rappresentato dal marchio “Parco Ticino”, riconoscimento che viene concesso alle aziende agricole che applicano buone prassi agronomiche. «Il sistema di valutazione, messo a punto dal mondo accademico insieme con il Parco, permette di avere prodotti certificati e di qualità, facendo da traino alle aziende». l’intervista

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 14 i prossimi scenari Non solo bollette Le comunità energetiche Da una parte la necessità di andare verso una reale tran- sizione energetica che abbia a cuore l’ambiente; dall’altra l’altrettanto necessità di fare fronte all’aumento delle bollette. Una soluzione in grado di mettere insieme queste due esigenze c’è e si chiama Comunità Energetica Rinnovabile. Tema attuale, anche se non nuovissimo, le CER sono state indicate come la strada da percorrere per arrivare a una gestione dell’energia più consapevole. Le Comunità Energetiche sono di fatto un’associazione tra soggetti diversi che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili. Concetto nato nel Nord Europa e sposato poi dall’Italia e dal resto d’Europa come modello particolarmente sostenibile, è un’organizzazione di soggetti che possono essere produttori di energia sostenibile (ad esempio fotovoltaica, eolica, idroelettrica) e consumatori (privati, imprese, PA o enti del terzo settore), che si mettono d’accordo per condividere l’energia prodotta a livello locale. Grazie alle CER, i soggetti coinvolti raggiungono obiettivi economici, sociali e di sostenibilità ambientale. Al di là delle questioni prettamente tecniche, le Comunità Energetiche vengono indicate da più parti come un modello innovativo per il cambio di paradigma in chiave sostenibile che oggi deve essere affrontato, «in quanto sostengono la partecipazione dei cittadini alla transizione del sistema energetico e alla condivisione dei benefici generati», come dice Claudia Meloni, ricercatrice ENEA, Divisione Smart Energy. «Basandosi sul principio di cittadinanza attiva e sulla partecipazione di diversi attori sociali e promuovendo la produzione di energia da fonti rinnovabili, le Comunità Energetiche possono di fatto rappresentare importanti acceleratori di una transizione ecologica sostenibile che non può prescindere da una responsabilizzazione individuale e collettiva rispetto al tema della produzione, della gestione e del consumo di energia». Due i nodi da affrontare. Il primo riguarda la questione amministrativa e burocratica. Che non significa solamente l’inquadramento normativo, ma anche la gestione pratica del-

luglio 2023 | a tu per tu con l’avis 15 i prossimi scenari le Comunità Energetiche. Ad esempio, le procedure autorizzative e associative spesso vengono giudicate lunghe e complesse. Inoltre, alcuni evidenziano non solamente le difficoltà ad analizzare il rapporto costi-benefici dell’investimento – se il ritorno è troppo lontano, l’interesse potrebbe tendere a scemare –, ma anche il calcolo del fabbisogno elettrico, un dato necessario per scegliere gli impianti con una potenza adeguata. Le istituzioni ci credono: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha infatti stanziato 2,2 miliardi di euro per la promozione delle Comunità Energetiche nei comuni fino a 5mila abitanti. Secondo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in Italia nasceranno 15.000 Comunità Energetiche. Stimarne il loro numero attuale non è semplice, perché si tende a confonderle con i progetti di autoconsumo collettivo (un condominio che si alimenta con i propri dispositivi fotovoltaici, ad esempio) quando in realtà hanno una struttura e una finalità diverse (sono più estese, mirano all’inclusione sociale e non vincolano l’utilizzo dell’energia alla proprietà dell’impianto). Il GSE - il Gestore dei Servizi Energetici - nell’ultimo rapporto trimestrale “Energia e clima in Italia” pubblicato lo scorso maggio, parla di 46 configurazioni di autoconsumo collettivo e 21 Comunità Energetiche rinnovabili a fine 2022. L’auspicio è di crescere una volta che le autorità europee abbiano finito di valutare il decreto presentato dal governo lo scorso febbraio. Oltre ai piccoli Comuni (che dalla loro parte hanno i sostegni del Pnrr), anche le grandi città stanno valutando i benefici delle comunità energetiche e organizzando i primi progetti: a Milano e Firenze dovrebbero nascerne due; a Torino una; Roma ne prevede 15 e Palermo 12. La strada da percorrere non è semplice e senza insidie, ma la Comunità Energetiche rappresentano di fatto un cambio di prospettiva sul fronte energetico, dove cittadini, imprese ed enti condividono finalità e obiettivi. E sono disposti a camminare insieme, non solamente attingendo alle medesime fonti, ma anche ad autoregolamentarsi nei consumi. Come in tutte le comunità, le buone intenzioni non bastano: anche le Comunità Energetiche pongono diritti e chiedono doveri.

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