Gli effetti negativi di Brexit sulle collaborazioni scientifiche a livello internazionale continuano a farsi sentire. Come abbiamo spiegato altrove, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha comportato anche la sua esclusione dal più importante programma di ricerca UE, Horizon Europe (preceduto da Horizon 2020). Il programma ha un budget complessivo di 95,5 miliardi di euro distribuiti su sette anni, dal 2021 al 2027. Si tratta di uno strumento estremamente importante per permettere le collaborazioni scientifiche a livello internazionale, e uscirne ha comportato un immediato danno per il mondo della ricerca inglese, ma anche per quella europea e mondiale.
Da tempo il Regno Unito sta negoziando il suo rientro nel programma come membro associato, ma non è chiaro se e quando questo avverrà. L’incertezza aumenta le cautele che potenziali partner internazionali adottano nel decidere se invitare o meno università e istituti di ricerca inglesi a partecipare a opportunità di finanziamento. I tempi di questo tipo di progetti sono infatti piuttosto lunghi (anche un intero anno per la scrittura delle proposte, per progetti che spesso durano 4-5 anni) e prima di impegnarsi con un nuovo partner è bene accertarsi che esso sarà in grado di prendere parte al consorzio di ricerca fino alla fine del periodo di finanziamento.
Nel frattempo, il governo inglese ha approvato un programma di supporto (denominato “Plan B” e successivamente “Pioneer”) per permettere ai ricercatori inglesi di prendere parte a progetti di ricerca internazionale. Ma un finanziamento nazionale, per quanto ambizioso, non potrà mai competere con le risorse e il potenziale comunitario.
«La collaborazione transfrontaliera è fondamentale per generare ricerca di rilevanza mondiale – ha scritto su The Conversation la ricercatrice inglese Fiona Lettice –. È ciò che serve per fornire soluzioni alle sfide complesse e interdisciplinari che le popolazioni di tutto il mondo devono affrontare. Le sfide non iniziano e non finiscono all’interno dei confini nazionali, quindi è fondamentale fornire risposte internazionali, che daranno una scala e un impatto maggiori».
«Horizon Europe non è perfetto – conclude Lettice –, ma è il programma quadro di ricerca più grande e di maggior successo a disposizione dei ricercatori britannici. La priorità assoluta del Regno Unito deve continuare a essere la piena associazione il prima possibile, per limitare i danni che il ritardo di oltre due anni e mezzo sta avendo sulla nostra cooperazione con i partner di ricerca internazionali».
(Foto di Stefan Schweihofer su Pixabay)
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