L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha recentemente modificato le sue disposizioni sull’utilizzo delle mascherine come protezione contro il contagio da coronavirus. All’inizio della pandemia l’Oms aveva detto che il loro utilizzo poteva essere utile solo in casi molto specifici, e cioè quando si sospettava di essere infetti e ci si doveva prendere cura di persone malate. Dovevano quindi servire a proteggere la persona in stato di fragilità, come precauzione aggiuntiva per evitare di trasmetterle il virus. Col passare del tempo sono stati fatti ulteriori studi e i dati epidemiologici hanno fornito nuove preziose informazioni, che hanno portato l’Oms a rivedere i suoi protocolli e allargare i contesti in cui giudica l’uso della mascherina determinante per proteggere se stessi e gli altri. Come spiegato in questo articolo di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Oms, non bisogna però dimenticare che l’uso delle mascherine è utile solo all’interno di una strategia più ampia di contrasto al coronavirus.

Cosa non cambia

L’Oms continua a raccomandare che le persone malate che presentano sintomi da Covid-19 restino a casa e consultino il proprio medico. Se il tampone conferma che la persona è infetta, è bene che sia curata in una struttura sanitaria e che sia messa in atto la quarantena per i suoi contatti. Se una persona malata o un suo contatto devono per cause di forza maggiore lasciare la propria residenza, devono assolutamente indossare una mascherina. È confermata anche la raccomandazione a indossare la mascherina nei casi in cui ci si debba prendere cura di una persona malata in casa. Infine, ovviamente, il personale medico è tenuto a indossare tutti i dispositivi di protezione personale quando si trova a operare con persone che hanno (o si sospetta abbiano) contratto il virus.

Cosa cambia

Dopo avere confermato in sostanza le linee guida precedenti, l’Oms aggiunge una serie di altri casi in cui l’uso della mascherina è ora raccomandato. Nelle aree in cui il virus è molto diffuso, la devono usare tutti gli operatori sanitari, a prescindere dal fatto che si occupino o meno di pazienti con Covid-19. Inoltre, sempre nelle aree in cui c’è una forte diffusione del virus, è bene che indossino una mascherina tutte le persone oltre i 60 anni che si trovino in situazioni in cui il distanziamento sociale non è possibile. La raccomandazione si estende in realtà alla popolazione in generale: dove l’epidemia ha colpito in maniera più forte, è sempre consigliato usare una mascherina sui mezzi di trasporto pubblico, nei negozi e in generale in luoghi stretti o molto affollati (anche se all’aperto). Per quanto riguarda la composizione delle mascherine in tessuto, le nuove linee guida suggeriscono che queste abbiano almeno tre strati di materiali diversi. I dettagli sulla tipologia di materiali sono contenuti nel documento completo. Questo presenta anche indicazioni su come conservare e lavare le mascherine in tessuto (in sostanza andrebbero lavate ad almeno 60 gradi dopo ogni giorno di utilizzo). L’Oms raccomanda di continuare a seguire comportamenti corretti per quanto riguarda l’igiene delle mani: se ci si sistema una mascherina perfettamente sanificata con mani infette, si rischia di contrarre il virus. Un problema delle mascherine è che inducono un falso senso di sicurezza, che porta spesso le persone a trascurare le altre misure, su tutte (oltre all’igiene delle mani) il distanziamento fisico. Come ripete più volte l’articolo di Ghebreyesus, le maschere da sole non ci proteggeranno dal Covid-19. Sono utili solo a integrazione delle misure di sicurezza che da tempo ci è richiesto di rispettare. Anche se in Italia e in Europa la situazione dei contagi è molto meno drammatica rispetto a poche settimane fa, non bisogna sottovalutare la possibilità di nuove ondate. Il virus si sta diffondendo rapidamente in paesi che finora sembravano destinati a uscire illesi dalla pandemia, tanto che i numeri dei contagi nel mondo di questi ultimi giorni sono i più alti mai registrati finora.

(Foto di engin akyurt su Unsplash)