L’Unione europea si è dotata di un bilancio molto ambizioso per la ricerca da qui al 2027, che ammonta a 95,5 miliardi di euro. Di recente abbiamo citato questo importante capitolo del bilancio europeo (con cifre talvolta leggermente diverse, ma ci rifacciamo sempre ai dati più precisi disponibili) sottolineando come, seppure con qualche passo falso, l’Europa stia dimostrando determinazione nell’ampliare le risorse per la ricerca. Al di là di questo, però, ci sono importanti cambiamenti nella struttura del programma rispetto al suo predecessore (Horizon 2020). Ne ha parlato un articolo su Nature, illustrando i cambiamenti e le innovazioni più importanti del piano di spesa.

Le missioni

Si è parlato molto delle cinque “missioni” a cui sarà data priorità da qui ai prossimi anni: emergenza climatica, cancro, oceani e altri bacini idrici, smart cities, suolo e cibo. In realtà la dotazione riservata a questi cinque temi, 4,5 miliardi di euro, è contenuta rispetto al budget complessivo. Ma ciò che amplia l’ambizione di questa scelta è il fatto che, nelle intenzioni della Commissione europea, le missioni dovranno integrarsi con altri programmi comunitari che affrontano gli stessi temi. Per esempio la politica comune sull’agricoltura o quelle per lo sviluppo di infrastrutture nelle regioni più povere. L’idea è di andare oltre le forme consuete di collaborazione e arrivare a uno scambio effettivo di pratiche e strumenti. Le missioni dovranno rispecchiare nello spirito le politiche ambientali dell’Unione (il cosiddetto “Green Deal”), il Piano europeo per il contrasto al cancro o gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. Come queste sinergie dovranno avvenire, però, è tutto da capire.

Ricerca di base

Come abbiamo scritto nelle scorse settimane, la ricerca di base non subirà tagli e anzi il Consiglio europeo della ricerca (ERC) vedrà il suo budget aumentare fino a 16 miliardi di euro. A questo capitolo contribuiranno anche i paesi extra-UE associati al programma Horizon Europe, per un valore atteso di circa 4 miliardi di euro. Tra questi il Regno Unito, come avevamo raccontato qui.

Ricerca applicata

Per rafforzare la continuità tra il mondo della ricerca e quello delle imprese è stato istituito il Consiglio europeo dell’innovazione (EIC), che si occuperà di facilitare (e finanziare) modi per trasformare i risultati della ricerca in beni e servizi. Per fare questo riceverà un finanziamento di circa 10 miliardi di euro, da dividere in tre tipi di sovvenzioni: nella prima i ricercatori ricevono supporto per sviluppare idee che abbiano un buon potenziale commerciale; nella seconda si dà una “corsia preferenziale” per portare sul mercato i progetti più promettenti; la terza seguirà il lancio dei prodotti e supporterà gli imprenditori nell’espansione del proprio business.

Open science

Un altro importante cambiamento riguarda la decisa virata verso l’adozione di principi open science da parte del programma. In particolare, tutti gli articoli pubblicati nell’ambito delle ricerche finanziate da Horizone Europe dovranno essere pubblicati in modalità open access, e le borse di ricerca copriranno i corsi relativi. Al tema abbiamo dedicato un intero articolo, al quale vi rimandiamo se volete approfondire.

Gli scienziati dovranno pubblicare i propri articoli, una volta accettati per la pubblicazione, su un “archivio di fiducia” (non si sa ancora bene quali archivi saranno accettati per questa finalità).

Per il processo di peer review sarà incoraggiato un principio di trasparenza e partecipazione (anche di questo abbiamo scritto). I ricercatori saranno incoraggiati a pubblicare i loro paper non ancora approvati su una piattaforma comune, che sarà attiva da marzo. A quel punto gli articoli non potranno essere pubblicati da nessun’altra parte e saranno soggetti a una revisione tra pari in modo trasparente (sarà cioè pubblicato il nome del revisore). La Commissione coprirà i costi di pubblicazione.

Rimuovere le disuguaglianze

Il 3 per cento del budget di Horizon Europe sarà destinato a coinvolgere quei paesi che normalmente ottengono finanziamenti di ricerca con minore frequenza. La strategia è ormai consolidata: si spingeranno gli enti di ricerca più grandi e rispettati a stabilire collaborazioni con ricercatori di valore provenienti da paesi che sono entrati più di recente nell’Unione europea, e che hanno meno esperienza nella scrittura di progetti.

(Foto di Michael Longmire su Unsplash)

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