Da alcuni anni si sta sperimentando in diversi paesi europei il Nutri-Score, ossia un sistema di etichettatura dei cibi che permette al consumatore di valutare immediatamente il loro impatto in termini nutrizionali. Recentemente se ne è parlato anche in Italia, perché alcuni politici si sono scagliati contro questo sistema che, a loro dire, danneggerebbe prodotti italiani di qualità come Parmigiano Reggiano o Prosciutto di Parma. Chi fa affermazioni del genere, evidentemente, non sa, non capisce, oppure finge le due cose. Come spiegano alcuni scienziati su Scienzainrete, «Il punteggio Nutri-Score ha una base scientifica molto solida (oltre 40 studi pubblicati su riviste internazionali sottoposti a peer review, incentrati in particolare sulla prevenzione delle malattie croniche). Il suo formato a 5 colori (dal verde al rosso) abbinato a 5 lettere (dalla A alla E) lo rende uno strumento semplice, intuitivo e comprensibile. Il punteggio considera, per 100 grammi di prodotto, il contenuto di nutrienti e alimenti da promuovere (fibre, proteine, frutta e verdura) e da limitare (energia, acidi grassi saturi, zuccheri, sale). Dopo il calcolo, il punteggio ottenuto permette di assegnare una lettera e un colore al prodotto esaminato».
Non c’entra la qualità, ma i dati nutrizionali
I prodotti citati come esempio della qualità italiana, essendo spesso formaggi o salumi, non otterranno la lettera A, data la loro composizione. Questo vuol dire che non si tratta di prodotti di qualità? Certo che no, ma da un punto di vista nutrizionale se ne deve comunque fare un consumo limitato. «Considerati i crescenti problemi di salute pubblica legati all’alimentazione (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori ecc.) – continuano gli autori dell’articolo –, Nutri-Score è stato adottato da diversi Stati Europei sulla base di informazioni scientifiche e sanitarie che lo convalidano, con il sostegno delle società di esperti e con il supporto dei consumatori che lo utilizzano. È stato adottato da Francia (ottobre 2017), Belgio (aprile 2018), Spagna (novembre 2018), Germania (settembre 2019) e Olanda (novembre 2019) ed è in discussione in molti altri paesi europei. Sistemi simili sono in vigore in altre nazioni, come nel Regno Unito dove la Food Standards Agency ha sviluppato un sistema semplificato, a “semaforo” con cibi a luce rossa, gialla e verde. Contrariamente a quanto si è sostenuto nella recente polemica, il punteggio Nutri-Score non è al momento sostenuto dalla Commissione Europea, che non consente agli Stati membri di rendere obbligatorio un punteggio sintetico (come Nutri-Score) sull’imballaggio alimentare». Non è nemmeno vero dunque, come ha detto qualcuno, che «da Bruxelles vogliono imporci cosa mangiare». L’unione europea non c’entra infatti nulla con la sua elaborazione e introduzione. Come spiega il sito del database collaborativo sull’alimentazione Open Food Facts, «Il Nutri-Score è stato proposto dall’Eren, un gruppo di ricerca pubblica francese sulla nutrizione, guidato dal professor Serge Hercberg. Si basa sul punteggio nutrizionale Fsa creato dall’Agenzia alimentare nel Regno Unito. Il Nutri-Score è stato presentato nel rapporto del 2013 “Proposte per un nuovo impulso alla politica nutrizionale della salute pubblica francese nel quadro della strategia sanitaria nutrizionale” (pdf)».
Come scoprire il Nutri-Score mentre fate la spesa
Open Food Facts ha calcolato il Nutri-Score di tutti i prodotti in circolazione nell’Ue e, tramite la loro app (disponibile sugli store dei principali marchi di smartphone), è possibile scansionare e conoscere il punteggio dei prodotti che trovate nei negozi. Nel caso il prodotto in questione non sia tra quelli già catalogati, è possibile contribuire al database caricando i dati nutrizionali che si trovano in etichetta e la categoria alimentare».