È stato diramato l’allerta di grado tre (il massimo) da parte dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in merito all’accertamento del primo caso di morte per overdose di ocfentanil, un potente oppioide derivato dal fentanyl. Definita anche “eroina sintetica” da alcuni giornali, l’ocfentanil è una molecola inizialmente sviluppata per usi medici, ma poi abbandonata perché considerata troppo pericolosa. Un aspetto che ha fatto discutere è stato il lungo lasso di tempo passato tra il decesso della vittima, avvenuto ad aprile 2017, e l’accertamento delle cause, il cui report è stato diffuso solo il 5 settembre 2018, un anno e mezzo dopo.
Come ha specificato l’Iss, il ritardo non è dovuto a problemi o inefficienze da parte degli organi competenti, ma alla lunga e complessa procedura che ha portato ad accertare con sicurezza la presenza della molecola. Lo studio che ha portato alla pubblicazione del rapporto è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano. Rolling Stoneha intervistato la direttrice del laboratorio di tossicologia forense del dipartimento di Scienze biomediche e co-autrice dello studio, Marica Orioli. «Rispetto alla dose tipica di un eroinomane, con l’ocfentanil basta poco per provocare la morte – ha spiegato –. Gli utilizzatori sono spesso inconsapevoli, come è probabilmente successo nel caso descritto dal nostro studio». La ricerca è stata lunga e complessa perché si trattava di un’indagine “al buio”, a partire da un segnale chimico non attribuibile a nessuna delle classi di stupefacenti note. Alcuni lamentano che nel lungo arco temporale tra la morte e l’accertamento delle cause la pericolosa droga potrebbe essersi diffusa nel mercato degli stupefacenti, mentre alle forze dell’ordine mancavano i dati e gli strumenti per indagare.
Ora che l’Iss ha diffuso i risultati dello studio, questi serviranno anche per capire a quale livello di diffusione sia arrivato in Italia l’ocfentanil. La questione è particolarmente delicata perché da tempo è in corso una grave crisi dovuta all’abuso di oppioidi, soprattutto negli Stati Uniti. Trattandosi di sostanze che calmano e fanno sparire il dolore, è proprio per questi usi che molti vi si imbattono. Come la morfina e l’eroina, anche il fentanyl nasce come tentativo della medicina di curare il dolore senza creare dipendenza nei pazienti. Come spiega un articolo pubblicato qualche mese fa su New York Magazine, e tradotto in italiano da Internazionale, esso fu creato nel 1959 ed è «cinquanta volte più potente dell’eroina». Tuttora è un farmaco molto usato, e se utilizzato nelle dosi prescritte porta i benefici sperati senza innescare la dipendenza. Se assunto invece in forma più pura diventa una droga molto pericolosa.
Uno degli aspetti più difficili da gestire dal punto di vista dei trafficanti è proprio il dosaggio. Il fentanyl è così potente che bisogna tagliarlo con altre sostanze, e assumerne una quantità troppo elevata, seppure di pochissimo, può essere letale. Nonostante l’allerta, in Italia la situazione non è paragonabile a quella degli Stati Uniti, dove l’anno scorso «sono morti per overdose – soprattutto da eroina e fentanyl – più americani che durante la guerra del Vietnam». Tuttavia Elisa Norio, ricercatrice presso il Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità, intervistata da eastwest.eu, ritiene che ci siano motivi per essere preoccupati. «L’allerta fentanyl», dice, «sta nel fatto che i mercati della droga – sia dal punto di vista dei criminali che dei consumatori – sono ormai dei mercati globali, che si osservano e si influenzano a vicenda, da una parte del mondo all’altra. Mescolare il fentanyl con l’eroina è appunto una trovata che viene dagli Stati Uniti, non dall’Europa. Il fentanyl è una sostanza conveniente, da cui si possono ottenere grandi ricavi anche con un investimento minimo. E la si può sintetizzare facilmente in laboratori clandestini, non serve neanche rubarla o corrompere medici e farmacisti per farla passare nel mercato irregolare. Nel caso specifico di Milano, non può esserci stata una deviazione dal mercato legale perché l’ocfentanil non viene utilizzato in medicina ed è una sostanza controllata nell’Unione europea». È possibile quindi «Che i trafficanti europei e italiani abbiano guardato alla situazione in America e abbiano deciso di inserire il fentanyl nelle loro droghe».
(Foto di United Nations Photo su flickr)