Per restare sotto l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sulla limitazione del riscaldamento globale entro i 2 gradi rispetto all’era preindustriale, i governi di tutto il mondo stanno seguendo un approccio che non si limita a diminuire le emissioni, ma anche a riassorbirle. Si tratta della rimozione di anidride carbonica, o CDR (dall’inglese carbon dioxide removal). Questo si può fare in diversi modi. Il più diffuso è piantare nuovi alberi, ma si stanno testando anche soluzioni tecnologiche, su cui però non si sta forse investendo abbastanza.
Secondo un report intitolato The State of Carbon Dioxide Removal, pubblicato di recente, ogni anno vengono rimosse dall’atmosfera terrestre più di 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Questo però, secondo un articolo su Nature che riprende il rapporto, non sarà sufficiente a raggiungere gli obiettivi di Parigi, anche se i governi di tutto il mondo si impegnassero ad aumentare i tassi di CDR e a investire in nuove tecnologie.
«Se vogliamo avere una strategia solida per raggiungere l’obiettivo climatico di Parigi», ha detto uno dei co-autori dello studio, «dobbiamo limitare la dipendenza dalla CDR, e questo significa che dobbiamo metterci in regola con le riduzioni delle emissioni». Gli sforzi nelle nuove tecnologie non devono dunque distogliere l’attenzione dalla diminuzione del rilascio di sostanze inquinanti, ha detto lo scienziato.
La stragrande maggioranza della CDR utilizza metodi convenzionali, spiega Nature, gestendo il territorio in modo che assorba e immagazzini l’anidride carbonica atmosferica, ad esempio piantando alberi, ripristinando le foreste danneggiate o riempiendo il suolo.
Circa lo 0,1% della rimozione dell’anidride carbonica, 2,3 milioni di tonnellate all’anno, viene effettuata con nuove tecnologie. Tra queste ci sono le centrali elettriche che generano energia catturando e immagazzinando al contempo le emissioni, le tecnologie di “cattura diretta dell’aria” che estraggono l’anidride carbonica dall’atmosfera attraverso reazioni chimiche, e il carbone biologico, che assorbe il carbonio netto dall’atmosfera quando viene aggiunto al suolo. Lo studio stima che con tutti i progetti CDR attualmente in fase di sviluppo, la quantità di anidride carbonica catturata in questo modo potrebbe salire a 11,75 milioni di tonnellate all’anno entro il 2025.
Ma come dicevamo questo non basterebbe. Per limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi, il rapporto stima che entro il 2030 il mondo dovrà rimuovere ogni anno altri 0,96 miliardi di tonnellate di anidride carbonica rispetto al 2020. Entro il 2050, la quantità dovrà aumentare ulteriormente, fino a circa 4,8 miliardi di tonnellate rispetto ai livelli del 2020. Allo stato attuale, l’aumento proposto è di soli 0,1 miliardi e 0,65 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2030 e di 1,5 miliardi e 2,3 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2050.
Il report parla di ordini di grandezza ben diversi, stabilendo che, in tutti gli scenari di emissioni globali, la CDR con metodi innovativi dovrà aumentare di 1.300 volte entro il 2050 per limitare il riscaldamento a 2°C.
Gli investimenti pubblici globali nella ricerca sulla CDR sono stati di circa 4,1 miliardi di dollari tra il 2010 e il 2022, mentre gli investimenti in nuove tecnologie CDR sono stati di 200 milioni di dollari tra il 2020 e il 2022, spiega Nature. Secondo Nils Markusson, scienziato sociale ambientale dell’Università di Lancaster, Regno Unito, «i governi avrebbero potuto sostenere la CDR [e] investire in essa molto di più già da tempo, ma non l’hanno fatto. Per capire il perché di questa situazione, o perché questo potrebbe essere il futuro e cosa fare al riguardo, dobbiamo prestare esplicita attenzione alla politica e all’economia politica che circonda i CDR».
(Foto di Matthias Heyde su Unsplash)
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