Dalla parte opposta rispetto all’olio di palma, a livello di popolarità, sta velocemente guadagnando posizioni l’olio di cocco. Su vari siti legati al benessere fisico e al vivere “sano” in generale, non si contano più le liste che elencano le proprietà di questo olio vegetale (che sarebbe più corretto chiamare burro visto che è solido, come anche l’olio di palma). Addirittura c’è chi arriva a dire che l’olio di cocco sarebbe un “rimedio naturale” contro i tumori. Immaginate quali danni si potrebbero sviluppare se tale convinzione si diffondesse al punto da convincere delle persone a rifiutare le cure giudicate più efficaci dalla comunità scientifica, a favore di preparati “naturali” di nessun aiuto per superare la malattia.

Si tratta di una deriva estrema, mentre normalmente le proprietà enunciate da siti e riviste dedicati hanno a che fare con gli effetti benefici dell’olio di cocco sul cuore, i denti, l’intestino, il cervello e per le sue funzioni antinfiammatorie, antiulcera, antibatteriche, antivirali, nonché per bruciare i grassi e prevenire l’infarto. Non che tutte queste cose non possano essere in piccola parte vere, ma si tratta di proprietà che (in altrettanto piccola parte) hanno molti altri alimenti, mentre non è dimostrato che l’olio di cocco abbia effettivamente poteri eccezionali su tutte queste cose. Anzi, un suo uso eccessivo, come tutte le sostanze molto grasse, può peggiorare le condizioni di salute. Del resto, si chiede Julie Corliss su Harvard Health Publications (traduzione nostra), «come può un alimento pieno zeppo di grassi saturi – tra i colpevoli riconosciuti nell’aumento del rischio di attacco cardiaco – fare bene?». In effetti, scrive Corliss, l’olio di cocco tende a innalzare il colesterolo HDL (quello “buono”) più di altri grassi, «forse perché ricco di acido laurico, un acido grasso che il corpo processa in modo leggermente diverso rispetto ad altri grassi saturi».

Ma non c’è alcuna prova della sua efficacia sulla riduzione del rischio di infarto. Corliss cita uno studio scientifico pubblicato un anno fa su Nutrition Reviews. Tale articolo a sua volta prende in considerazione i risultati di 21 studi. In otto di questi, un gruppo di volontari accettava di consumare diversi tipi di grassi, inclusi olio di cocco, burro e oli vegetali insaturi (olio d’oliva, di girasole, di cartamo, di semi di mais) per un certo periodo di tempo. Comparato con gli effetti degli oli insaturi, l’olio di cocco ha causato un innalzamento del colesterolo totale nei volontari, sia HDL che LDL (quello “cattivo”), anche se non tanto quanto il burro. Ovviamente questi risultati possono essere facilmente manipolati da chi cerca di forzare l’immagine “sana” di un prodotto. Se un soggetto abituato a consumare molto burro nella propria alimentazione passasse all’olio di cocco, alla lunga vedrebbe diminuire il livello di colesterolo nel proprio sangue. Ma questo non vuol dire che introdurlo in una dieta che non lo prevede sia necessariamente un bene per la salute (e forse il soggetto di cui sopra farebbe bene a ridurre il consumo di grassi saturi, piuttosto che cercare sostituti).

Sono ancora poche (e molto piccole, limitate a esperimenti di laboratorio sui topi) le ricerche che sembrano associare la presenza di antiossidanti nell’olio di cocco “vergine” (cioè il risultato della spremitura, senza ulteriori lavorazioni) a un effetto positivo sulle infiammazioni (un processo legato agli attacchi cardiaci). Alcune ricerche evidenziano che le popolazioni dei Paesi in cui si consuma più olio di cocco (India, Sri Lanka, Filippine, Polinesia) sono quelle col più basso tasso di problemi cardiovascolari. Ma anche qui la manipolazione è semplice, visto che le abitudini alimentari di queste popolazioni sono differenti da quelle italiane, spagnole, o statunitensi. Non c’è nessuna prova che sia l’olio di cocco l’elemento che marca la differenza nei livelli di salute del cuore.

Anche dalle parti di Harvard, alla fine, non possono che ribadire un concetto molto familiare agli italiani: la dieta mediterranea, che prevede l’utilizzo di grassi insaturi (soprattutto l’olio d’oliva), può abbassare il rischio cardiovascolare. Quindi non ce ne vogliano i sostenitori dell’olio di cocco, un suo uso moderato non ha controindicazioni (e magari può portare qualche piccolo beneficio), ma non illudiamoci che sia il super food in grado di risolvere tutti i nostri disturbi.

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