Dopo una fase di discreto successo, l’omeopatia sta conoscendo un lento declino. Nonostante sia stata ribadita più volte la totale mancanza di base scientifica della disciplina, in Italia non c’è ancora stata una presa di posizione ufficiale per allontanarla dall’ambito della medicina. Il chirurgo Salvo Di Grazia fa il punto della situazione sul suo blog, in un post di cui riportiamo un estratto.

Poche settimane fa si è celebrata la “giornata mondiale dell’omeopatia“, una sorta di giornata celebrativa di una delle più note false medicine che hanno accompagnato l’uomo nella sua recente storia. Ormai quasi abbandonata, l’omeopatia ha bisogno di rilanciare il proprio mercato con giornate celebrative e iniziative di marketing create dai produttori, sono sempre aziende con necessità di guadagno.

Nonostante però i proclami pubblicitari delle aziende omeopatiche e ai tentativi di trasformarla in medicina, l’omeopatia sta conoscendo un periodo di vera crisi senza precedenti. Legittima e normale la preoccupazione dei produttori, gli affari vanno male e si deve correre ai ripari ed ecco che è tutto un fiorire di convegni dove si fanno rivelazioni incredibili, pubblicità nei giornali mascherate da normali articoli e iniziative che tentano di convincere le persone che l’omeopatia sia una pratica scientifica. Una delle ultime trovate pubblicitarie dell’industria omeopatica è stata il trasformare una regolamentazione burocratica in “riconoscimento”.

Per anni gli omeopatici erano stati ammessi alla vendita con provvedimenti provvisori, rinnovati da anno in anno. I prodotti omeopatici non devono (al contrario dei farmaci) dimostrare di funzionare o avere studi o prove di efficacia per essere venduti, hanno infatti una procedura di “autorizzazione alla vendita” semplificata. Fondamentalmente devono dimostrare solo di non fare male, di non essere tossici ed è facile, per delle semplici caramelle di zucchero, dimostrarlo.

Da pochi mesi la legge italiana si è adeguata a quella europea. Resta la procedura semplificata ma per i prodotti omeopatici deve essere richiesta, con tanto di domanda e documentazione (e pagamento), l’autorizzazione per essere messi in vendita.

Questo cambio burocratico i produttori lo hanno “tradotto” in “i prodotti omeopatici ora sono come i farmaci”. Che ovviamente vale solo dal punto di vista legale, normativo, non certo da quello medico.

Perché l’industria omeopatica è così insistente e aggressiva?

Probabilmente perché è in difficoltà. E mi sembra anche giusto.

Però c’è sempre chi non capisce perché l’omeopatia sarebbe così sbagliata.

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(Foto di Sharon McCutcheon su Unsplash)