Il primo aprile è arrivata, come previsto, una nuova proroga alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (opg). Ne avevamo parlato qualche mese fa, citando un articolo di Vita che dava conto della richiesta delle regioni di spostare la chiusura degli istituti al 2017. Nella legge approvata e pubblicata in Gazzetta rimase poi il termine del 2014, che già era un rinvio rispetto alla data prevista allora, che doveva essere il primo febbraio 2013. La sostanza è che lo Stato non è in grado di gestire la detenzione delle 1.051 persone rinchiuse nei sei opg ancora in funzione, strutture del tutto inadeguate e che andrebbero al più presto chiuse, come dimostrato, tra l’altro, dal documentario “Lo stato della follia”.
Il problema, come già nel precedente rinvio, è che le regioni non si sono mosse per tempo per fare fronte al trasferimento di queste persone in nuove strutture, dove alla funzione punitiva del carcere siano affiancate un’assistenza e una terapia di recupero che risultano fondamentali per la riabilitazione di persone con disturbi mentali. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel suo discorso di fine anno del 2012 aveva definito gli opg «un autentico orrore indegno di un Paese appena civile», si è espresso così in merito al decreto presentato dal governo: «“Ho firmato con estremo rammarico il dl di proroga”, ha affermato Napolitano, motivando il proprio stato d’animo “per non essere state in grado le Regioni di dare attuazione concreta a quella norma ispirata a elementari criteri di civiltà e di rispetto della dignità di persone deboli”. E “ho accolto con sollievo – ha proseguito – interventi previsti nel decreto-legge di ieri per evitare ulteriori slittamenti e inadempienze, nonché per mantenere il ricovero in ospedale giudiziario soltanto quando non sia possibile assicurare altrimenti cure adeguate alla persona internata e ‘fare fronte alla sua pericolosità sociale’”».
Piccoli segnali che fanno sperare in una svolta sono presenti nel testo, come lascia intendere Napolitano. A spiegare di che si tratta è il comitato stopOPG in un comunicato: «Il nuovo decreto contiene due importanti novità: 1) tra sei mesi “commissariamento”per le regioni inadempienti 2) dovere del Giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un opg può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza. Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente “vincolanti”, ma, indubbiamente, si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano». Che non sia abbastanza lo sostiene anche Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che fa un’altra richiesta al legislatore: «Noi chiediamo che i soldi già stanziati per il superamento degli opg vengano ora usati per il sostegno all’esterno delle persone che si trovano oggi all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari, cioè che queste risorse siano spese per attivare dei reali percorsi di recupero e reinserimento». Il processo per il progressivo svuotamento degli istituti è quindi iniziato. L’appuntamento è all’anno prossimo, quando alla prova dei fatti si vedrà se il governo, e soprattutto le regioni, manterranno la promessa.