La ricchezza mondiale si concentra nelle mani di un gruppo sempre più ristretto. Secondo l’ultimo rapporto della charity inglese Oxfam, otto persone detengono la ricchezza (426 miliardi di dollari) di 3,6 miliardi di persone. Solo un anno fa, per ottenere un rapporto simile ci volevano 62 persone (80 nel 2014, 388 nel 2010).
Per quanto la correttezza del parametro sia tutta da verificare, indubbiamente l’evoluzione dei dati nel corso degli anni conferma una tendenza reale. Ciò che viene contestato spesso al rapporto Oxfam che ogni anno di questi tempi tira le orecchie ai capitalisti (e ai governi) di tutto il mondo, è il fatto che la stima del reddito delle persone prenda troppo in considerazione i valori negativi. In sostanza, una persona molto indebitata (perché magari ha un mutuo sulla casa o, nel caso degli Stati Uniti, ha contratto un debito per pagarsi gli studi), sarà più povera di un contadino cinese che non possiede nulla o quasi. Come si legge per esempio sull’Economist, ci sono 21 milioni di americani con un reddito medio di -357 miliardi di dollari. Chi contrae un debito, però, spesso lo fa perché ha delle buone prospettive di crescita professionale e reddituale. «Se le persone con reddito negativo fossero escluse dalla comparazione – scrive l’Economist –, la metà più povera della popolazione rimanente avrebbe un reddito complessivo equivalente ai 98 più ricchi della Terra».
Secondo Fraser Nelson, su The Spectator, il rapporto Oxfam racconta un mondo che sta agli antipodi della realtà. I dati della World Bank dicono infatti che nel mondo la povertà non si è mai ridotta così tanto come nella nostra epoca. Secondo Nelson, addirittura, il capitalismo sta togliendo tante persone dalla povertà al ritmo più veloce che si sia mai visto nella storia dell’umanità. Forse un po’ parziale come visione, visto che assieme al mercato e allo sviluppo industriale anche l’evoluzione delle forme di governo e l’affermarsi di alcuni diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori hanno avuto un ruolo importante nel fare uscire tante persone dalla condizione di povertà.
Al di là di queste analisi, sulle quali è difficile raggiungere conclusioni condivise, il rapporto Oxfam dà comunque delle indicazioni utili a capire il perché di tante ingiustizie che ancora si verificano. Secondo Oxfam, scrive Redattore Sociale, «I dati dicono che multinazionali e super ricchi continuano ad alimentare la disuguaglianza, facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando il loro potere per influenzare la politica. È necessario un profondo ripensamento dell’attuale sistema economico che fin qui ha funzionato a beneficio di pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale». In effetti anche in Europa, nonostante gli accordi tra Stati membri per cercare di non creare isole di bassa pressione fiscale in grado di fare concorrenza sleale ai Paesi dove il reddito è più tassato, l’elusione fiscale è una pratica ancora molto in uso.
«In tutto il mondo le persone vengono lasciate indietro – ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia –. Alla logica della massimizzazione dei profitti, si contrappone una realtà di salari stagnanti e inadeguati, mentre chi è al vertice viene gratificato con bonus miliardari. I servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione subiscono tagli, ma a multinazionali e super ricchi è permesso di eludere impunemente il fisco. La voce del 99 per cento rimane inascoltata perché i governi mostrano di non essere in grado di combattere l’estrema disuguaglianza, continuando a fare gli interessi dell’1 per cento più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere».
Nel rapporto c’è spazio anche per un’analisi dettagliata della situazione italiana, dove si conferma, seppure a livelli più moderati, la tendenza alla concentrazione della ricchezza rilevata su scala globale: «Nel 2016 la ricchezza dell’1 per cento più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25 per cento di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30 per cento più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20 per cento più povero della popolazione italiana. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10 per cento più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. E come rilevato da una recente indagine demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia, sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più pronunciate».
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