Il sospetto che l’evasione fiscale che si riesce faticosamente a fare emergere sia solo la punta di un iceberg, immenso e ben nascosto da acque torbide, ce l’abbiamo tutti. Quando però, all’improvviso, si riesce a ottenere una foto di un importante pezzo di ciò che sta sott’acqua, la conferma dei sospetti diventa uno schiaffo potentissimo. Non riusciamo a trovare immagine migliore per descrivere quanto sta “emergendo”, da domenica 3 aprile, a proposito di quella che è già stata definita dai giornali come la più grande fuga di notizie di sempre. Stiamo parlando dei cosiddetti Panama papers, ossia i documenti che sono stati trafugati da una fonte anonima del quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung allo studio legale Mossack Fonseca, con sede a Panama. Il whistleblower (cioè la fonte anonima) ha poi condiviso i file con l’Icij (International Consortium of Investigative Journalists), il quale ha costituito un gruppo di lavoro di giornalisti investigativi provenienti da tutto il mondo (c’era anche un italiano, Leo Sisti, dell’Espresso) per analizzare l’impressionante mole di dati.

Stiamo parlando di un insieme di file che copre le attività dello studio legale dal 1977 al 2015: oltre undici milioni e mezzo di documenti, 2,6 Terabyte di dati, che coinvolgono 215mila società, fondazioni o trust facenti capo a 204 Paesi nel mondo. Ancora qualche dato per capire l’entità della “soffiata”: gli intermediari finanziari dello studio citati sono 14.153, 511 le banche, 21 i “paradisi fiscali” sede delle società, 150 i capi di Stato, leader politici e funzionari pubblici coinvolti. E veniamo alle faccende di casa nostra, visto che i clienti italiani registrati sono circa 800. Come ha rivelato l’Espresso, il nome più noto finora rivelato è quello di Luca di Montezemolo, come procuratore della società Lenville Overseas, con sede a Panama. «Raggiunto da l’Espresso, Montezemolo non ha risposto alle richieste di chiarimenti». Le banche italiane citate nei papers sono Unicredit e Ubi. Al momento nessuno si lascia andare a dichiarazioni compromettenti, ma possiamo immaginare che i livelli di tensione stiano salendo in molti uffici d’Italia e del mondo. «Mossack Fonseca non risulta essere un consulente fiscale della capogruppo», ha detto il portavoce di Unicredit. «Non abbiamo società controllate in quelle località», la risposta di Ubi banca.

Non è detto ovviamente che tutti coloro che hanno chiesto consulenze allo studio panamense abbiano commesso atti illegali. Avere conti all’estero non è illegale, basta che lo si dichiari (e su questa seconda parte della frase scappa un po’ da ridere). Del resto, come si legge in un documento contenuto nei papers, «il 95 per cento del nostro lavoro coincide con la vendita di sistemi per evadere le tasse». Dubitiamo che siano in molti a essersi rivolti a Mossack Fonseca per quel 5 per cento di competenze restanti.

Non bisogna pensare che dietro a queste operazioni finanziarie ci siano solo imprenditori, personaggi della politica, dello spettacolo, in cerca di sistemi per aggirare le tasse e trattenere parti più cospicue dei propri guadagni. Le società offshore (cioè quelle costituite in territori dove le imposte sono molto basse) servono anche a nascondere attività illegali di ogni tipo (dal commercio di droga ai rapimenti), a proteggere i patrimoni di criminali, a finanziare guerre e organizzazioni militari, come spiega questo video (https://panamapapers.icij.org/video/) realizzato da Icij.

Di questa enorme fuga di notizie si parlerà per mesi, ci vorrà tempo per analizzare i dati contenuti nei file, saranno avviate delle indagini, forse ci saranno anche delle condanne e dei risarcimenti. Il problema è che passeranno anni prima che qualcosa di concreto accada. Magari “cadrà qualche testa”, ma nel frattempo l’iceberg, seppure indebolito, cambierà forma per adattarsi alle nuove condizioni ambientali, in modo da riprendere pian piano la sua massa iniziale, per fare sì che gli affari, nonostante tutto, proseguano.

Nella foto la statua di Davide Dormino, “Anything to say?”, dedicata a Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning.