La lotta all’evasione fiscale italiana potrebbe passare, come già avviene per Francia e Spagna, dal computer di Hervé Falciani. Dell’informatico ed ex dipendente della banca svizzera Hsbc abbiamo parlato più volte (qui l’ultima), restando sempre tra il perplesso e lo stupefatto guardando a come non siano state per niente sfruttate dalle nostre autorità le informazioni del suo database su decine di migliaia di potenziali evasori italiani con un conto aperto nell’istituto elvetico. La vicenda ci appassiona, anche perché il ruolo di questo personaggio si fa sempre più centrale e controverso nel panorama mondiale. Le novità che abbiamo scoperto sono due: la prima è che si sta ampliando lo spettro di Paesi che decidono di chiedere la sua collaborazione (dietro pagamento di grosse somme in denaro, secondo alcuni) per indagare sui propri evasori. Tra gli ultimi a essersi dichiarata interessata ai servizi di Falciani c’è l’Argentina, secondo quanto scritto da La Nación: «Secondo alcuni calcoli, fuoriescono dall’argentina circa 5 miliardi di dollari all’anno – ha detto Falciani al giornale sudamericano –. Se c’è la volontà politica, questa fuga di denaro nero si può frenare».
L’informatico non si accontenta più di collaborare con le autorità diffondendo le informazioni in suo possesso, ora la sua preoccupazione è lottare per scardinare il sistema che crea le condizioni per la frode fiscale: «La chiave è identificare i modelli delinquenziali – ha continuato –. Per esempio, stiamo sviluppando in Francia uno strumento informatico in grado di identificare le tracce lasciate dalle operazioni bancarie. È molto semplice: può permettere di controllare l’origine e la destinazione di ogni movimento. Manca solo la volontà politica di applicarlo». E poi ancora: «L’impunità è un meccanismo psicologico. Se costituiamo una rete globale per la raccolta dei dati, cambierà la posizione psicologica della gente che crede che siccome ha un banchiere corrotto può fare ciò che vuole». Falciani, con un mandato d’arresto emesso dalla Svizzera che pende sulla sua testa, è forse destinato a diventare un altro Edward Snowden o Julian Assange. Intanto le sue conoscenze hanno permesso alla Francia, come sottolinea Le Monde, di «identificare 8.993 evasori fiscali francesi e di rimpatriare 1,2 miliardi di euro nel 2010. Quei dossier continueranno a essere decrittati poco a poco. In Spagna, dove è stato messo in detenzione provvisoriamente per sei mesi prima che la giustizia rigettasse la richiesta di estradizione svizzera, ha collaborato con la procura anticorruzione e lavora tuttora con il Ministero delle finanze».
Falciani resta un personaggio controverso, non solo in Italia, se anche Le Monde ne riporta le informazioni con circospezione, chiedendosi se si tratti di un «giustiziere dei tempi moderni» o di un «affabulatore megalomane». La vicenda si fa sempre più appassionante, e siamo alla seconda notizia, perché Falciani ha deciso di accettare la proposta di candidarsi alle prossime elezioni europee come capolista del neonato Partido X, una lista civica spagnola nata dalla stagione di contestazioni della Puerta del Sol e confluite nel movimento dei cosiddetti indignados. Programma della formazione politica, manco a dirlo, la lotta all’evasione e a alla corruzione: «maggiore democrazia, lotta alla corruzione, cambiamento del modello economico e produttivo». Non sta certo a noi, neutrali per definizione, schierarci come sostenitori o detrattori dell’esperienza politica di Falciani e del partito che rappresenta. Ma non rinunciamo all’idea di continuare a seguire questa vicenda, che si fa sempre più appassionante e interessante. Ripensando all’intera vicenda, per concludere, torniamo a provare quelle sensazioni di perplessità e stupore per come l’Italia non si sia mai avvalsa della possibilità di perseguire gli evasori sfruttando i dati della lista.