A tutti coloro che usano Google, il principale motore di ricerca a livello mondiale, sarà capitato di ritrovarsi tra i primi risultati le temibili Yahoo! Answers. Le prime volte uno ci casca, va a leggere domande e risposte pubblicate dagli utenti. Poi è (dovrebbe essere) logico starne alla larga, tornarci ogni tanto per dare un’occhiata, ma con distacco, vista la grande confusione che regna in questa enorme bacheca. Eppure Google, il search engine dall’algoritmo più complesso e raffinato, ci casca. Perché allora non dovremmo farlo noi, che a Google e ai suoi risultati abbiamo delegato ogni incombenza mnemonica («Qual era il primo film di Fellini? Aspetta, guardo su Google») e ci siamo piegati a un nuovo tipo di conoscenza basato sulla consultazione continua? Ci siamo quindi immaginati un mondo ideale in cui la conoscenza del mondo sia filtrata solo dalle Yahoo! Answers. Quanto scritto di seguito è il risultato.
Iniziamo con una domanda alla quale segretamente tutti abbiamo pensato una volta nella vita, ma non abbiamo mai osato fare. Ci ha tolti dall’imbarazzo un utente, formulando il seguente quesito: «Volendo ipoteticamente provare a costruire l’armatura di Iron Man, cosa usare per i propulsori?». In effetti la questione è scottante, ustionante anzi. Le risposte sono arrivate dopo qualche ora, la prima spinge senz’altro verso dei «getti d’acqua portati a pressione altissima», mentre un’altra propende per altre due soluzioni, da un lato dei «micromotori a reazione», dall’altro «micro propulsori ionici». Il dibattito è aperto. Veniamo alle domande esistenziali (senza nulla togliere ad Iron Man), tipo: «Qual è la cosa più facile nella vita? E la più difficile?». Prima risposta molto concettuale: «La cosa più facile è esistere… Quella più difficile è vivere davvero». Un’altra più sociologica: «È facile seguire la massa – è difficile essere se stessi» (facciamo finta che gli accenti ci fossero nell’originale). L’ultima mette d’accordo tutti, e quasi convince anche noi: «La cosa più facile è fregarsene di tutti, la cosa più difficile è cercare di cambiare questo mondo nel bene, invece che nel male». Cosa sono il bene e il male? Ci sarebbe una Yahoo! Answer anche per quello, ma andiamo oltre.
Superate le domande con cui tutti ci svegliamo la mattina, è arrivato il momento di darci una scrollata, sciacquare la faccia con acqua fresca e pensare a cosa fare qui e ora: «Come trovare lavoro: idee?». C’è chi è pragmatico: «Presentarsi davanti alle aziende, premere il citofono e chiedere se cercano personale. Non so dove abiti ma se sei vicino al confine puoi andare anche in Svizzera o paesi confinanti». Chi invece è più empatico: «Sai, anch’io ho il tuo stesso problema. È da quasi due anni che mi do da fare per cercare un lavoro che mi permetta di guadagnare qualche soldino, ma sai, non è facile. Però posso anche dirti che in certi settori è più semplice trovarlo. Ad esempio un lavoro con il computer, che è meno pesante e faticoso di un lavoro manuale. Impiegato in un’azienda, oppure con il computer in cassa (o in casa? ndr) vedrai che lo trovi. Ormai il computer va di moda, sarà sempre più facile trovare lavoro con il computer, perché il computer fa parte del mondo di oggi» (la punteggiatura è nostra). Sarà mica la risposta di un venditore di computer? E poi ancora, a raffica e senza soluzione di continuità, le domande si susseguono una dopo l’altra: «Meglio iscriversi in piscina o in palestra?», «Come faccio a trovare un ragazzo che mi capisca o amici nuovi?», «Cosa impedisce precisamente alla Terra stessa e agli altri pianeti di non cadere giù nel vuoto?», «Perché l’elettrone sul nucleo violerebbe il principio di indeterminazione?», «Cosa succede se cade una stella facente parte di una costellazione?», «Cosa fare quando la vita è diventata troppo difficile da gestire?», «Sarebbe possibile orbitare intorno ad un buco nero?», e così via all’infinito, fino a togliersi il minimo dubbio su qualsiasi aspetto della vita.
Ma poi, cosa resta? Lasciamo l’ultima parola a Roberto Calasso: «La rete, il mondo di Internet nutre un profondo odio per l’oggetto libro. Perché la rete è la parodia della connessione di tutto con tutto e, paradossalmente, impedisce che a quel mondo si acceda. L’occupazione della mente con questo sciame di interconnessioni è incompatibile con l’oggetto libro. Pensi allo stato di panico in cui cadono le persone quando il loro computer o cellulare non funziona: è la protesi a cui hanno delegato il pensare. Quello che prevale è l’abbaglio che favorisce il delirio di onnipotenza che ha chiunque entri in contatto con queste cose».