L’attivista e ricercatore egiziano Patrick George Zaki, che vive e studia a Bologna, è stato arrestato dieci giorni fa mentre rientrava nel suo Paese. Le notizie che arrivano hanno sollevato grandi preoccupazioni circa il rispetto dei suoi diritti e si è parlato anche di torture durante l’interrogatorio. Pubblichiamo di seguito l’appello di Amnesty Italia, che accompagna la petizione lanciata dall’organizzazione internazionale.

Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva.

Funzionari dell’immigrazione lo hanno arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo alle 4:30 del mattino.

Patrick era partito da Bologna, dove segue un programma di studi Erasmus, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, al-Mansoura, in Egitto.

I suoi avvocati ci hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche.

Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e sullo scopo della sua residenza in Italia.

Successivamente è stato trasferito in una struttura di detenzione della NSA non rivelata ad al-Mansoura.

Il giorno seguente all’arresto, i pubblici ministeri di al-Mansoura hanno ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. I pubblici ministeri hanno affermato di fare riferimento a dieci post pubblicati su Facebook, ma non hanno permesso né a Patrick né al suo avvocato di esaminarli.

Sabato 15 febbraio i giudici hanno confermato la detenzione preventiva. Patrick tornerà in tribunale il 22 febbraio. Resterà, poco lontano da al-Mansoura, a Talkha in un’altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo la famiglia.

Riteniamo che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

Con una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma, abbiamo subito espresso le nostre preoccupazioni per la situazione di Patrick.

Firma la petizione sul sito di Amnesty Italia

(Foto di Bill Oxford su Unsplash)