Nel 2013, la lotta alla pedofilia ha vissuto un’intensa attività da parte della polizia per arginare il fenomeno. Dalla pagina social dell’arma scopriamo che sono stati messi a segno 55 arresti, 344 denunce e più di 1.600 siti sono stati chiusi l’anno scorso. In particolare, gli interventi si sono concentrati proprio sul web, dove le possibilità di adescamento sono molteplici per i malintenzionati: «La nostra esperienza quotidiana di indagine sul cybercrime ci ha convinti che una delle armi più efficaci per affrontare i pericoli della rete sia la prevenzione, ovvero le iniziative mirate a promuovere la consapevolezza degli utenti – ha detto Antonio Apruzzese, direttore del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni –. Per questo crediamo fermamente nella formazione dei giovani e, ancora di più, di tutti coloro che svolgono ruolo educativo e di guida dei ragazzi: genitori, operatori e, soprattutto, docenti. Aumentare il numero degli arrestati non significa che possiamo sentirci più tranquilli, al contrario è la testimonianza che il problema esiste e va affrontato anche con iniziative come la giornata nazionale sulla lotta alla pedofilia ed alla pedopornografia». Considerazioni del tutto condivisibili e che ci piace ricordare oggi, Giornata Nazionale contro la pedofilia e pedopornografia, istituita nel 2009. Telefono azzurro, la principale associazione italiana che si occupa dei diritti dei minori, propone oggi un convegno aperto al pubblico che si terrà al Senato (nel chiostro del convento di santa Maria sopra Minerva – piazza della Minerva 38, dalle 9 alle 13) per confrontarsi, insieme alle autorità e ai cittadini, su questa critica problematica. «L’obiettivo – si legge sul sito di Telefono azzurro – è quello di comprendere questo fenomeno nella sua complessità ed oltre ogni retorica, alla luce dei più recenti avanzamenti scientifici, nonché di analizzare soluzioni concrete e progettualità già adottate in Europa e nel mondo, che possano confluire in un piano di interventi coerente ed integrato per contrastare la pedofilia e le violenze sessuali contro bambini e adolescenti nel nostro Paese.
Fra i temi toccati nel corso del convegno, l’introduzione di misure atte a promuovere la sicurezza dei bambini e degli adolescenti nei contesti in cui vivono (la scuola, internet, il mondo sportivo, ecc.), l’istituzione di un registro nazionale dei casi, la formazione delle figure professionali che operano in questo settore, il contrasto delle violenze online e della pedopornografia, il trattamento della sofferenza delle vittime, il ruolo della politica, delle istituzioni, delle aziende e del terzo settore, il bisogno di maggiori investimenti e di un maggiore coordinamento degli interventi». Per informarsi, è interessante consultare anche la pagina allestita dalla stessa associazione per approfondire il tema della violenza sui minori, in cui si spiega che, secondo uno studio dell’università di Lancashire (Regno Unito), si ipotizza che il processo di adescamento online da un adulto verso un minore possa avvenire in cinque fasi: formazione dell’amicizia, formazione del rapporto di fiducia, valutazione del rischio, fase della relazione esclusiva, fase sessuale vera e propria. A pensarci bene, la dinamica dell’adescamento probabilmente segue una strada simile anche nella vita reale, sebbene le varie fasi siano declinate con strumenti diversi. Particolarmente insidiosi sono i tentativi di abuso perpetrati da persone che provengono da un contesto che porta con sé fiducia e valori positivi, che quindi il bambino è portato ad attribuire anche all’adulto che ha cattive intenzioni nei suoi confronti. In questo senso, costituisce un passo importante l’istituzione della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, voluta da papa Francesco. Attualmente gli otto membri nominati dal pontefice stanno elaborando gli statuti della commissione stessa, ma nelle intenzioni c’è la volontà di sottolineare «le tragiche conseguenze degli abusi sessuali» e le «conseguenze devastanti del mancato ascolto, dei mancati rapporti di sospetto di abusi, e del mancato sostegno alle vittime di abusi sessuali e alle loro famiglie».