“Diritti al taglio” è il titolo dell’ultimo rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Perseveriamo nell’esplorazione di pubblicazioni che, come tasselli di un mosaico, rendono l’idea del nostro Paese reale. Anche qui la voce è autorevole, e siamo alla quattordicesima edizione del dossier, quindi anche le metodologie sono consolidate. Ciò che emerge sono soprattutto problemi dovuti ad attese troppo lunghe e una carenza di attenzioni nei confronti del malato, data da piccole continue mancanze. La disattenzione del personale sanitario passa infatti dal 5,8 per cento dei casi nel 2009 al 12,9 nel 2010.
Aumentano i costi di accesso al servizio (e la ricerca, fermandosi all’anno scorso, non comprende i recenti incrementi dei ticket entrati in vigore in estate), segnalati nel 9,5 per cento dei casi, contro il 5,5 del 2009. Nel frattempo, non migliorano alcuni problemi storici del nostro sistema sanitario, ossia le attese troppo lunghe (in leggero peggioramento) e gli errori diagnostici (soprattutto nel settore oncologico, mentre nella maggioranza dei casi il dato è simile nei due anni).
Mentre rimandiamo a questo link per scaricare il rapporto (bisogna compilare un piccolo form per ricevere una mail che dà accesso al pdf), vorremmo riflettere su alcune questioni. Innanzitutto, il rapporto si basa su segnalazioni di pazienti, che ovviamente non costituiscono base scientifica, ma sono il riflesso del vissuto di ognuno, e di conseguenza rappresentano la percezione della sanità pubblica degli italiani. E non è una percezione positiva.
A favore del personale medico e sanitario, va detto che operare in un regime di continui tagli non è facile. Il cittadino, giustamente, si aspetta un livello di trattamento adeguato alle tasse che paga (tra le più alte in Europa). Ma chi lavora negli ospedali deve fare i conti con i mezzi a propria disposizione. Spesso trovandosi vittima di operazioni politiche che nulla hanno a che fare con la tutela dell’interesse del livello di servizi offerto. Si costruiscono nuovi ospedali, ma nel frattempo si taglia il personale; si elevano strutture ad alta innovazione tecnologica, ma poi mancano i posti letto e si deve mandare a casa la gente prima del tempo, salvo poi farla tornare nei giorni successivi per completare gli esami necessari, con disagi per tutti.
Se talvolta il personale si dimostra poco propenso ad avere una piccola attenzione in più, questo è comprensibile. Non intendiamo giustificare il mancato rispetto delle norme deontologiche e normative dovute al paziente, atti imprescindibili per qualunque professionista sanitario. Ma possiamo immaginare che vedere ridurre di giorno in giorno il proprio margine di operatività perché manca il personale, i farmaci sono finiti e bisogna chiedere ai familiari del paziente di comprarli in farmacia, o un certo macchinario si è rotto e non si può riparare, sia una condizione di lavoro stressante per chiunque. Ancora una volta, il messaggio è per chi muove i numeri dei nostri bilanci pubblici. La salute non si tratta, si tutela.