Continuiamo a esplorare il Rapporto Italia 2020 di Eurispes, stavolta occupandoci di immigrazione. Anche qui, come visto ieri parlando di tasse, ci sono dati che colpiscono ma non sorprendono. In questo caso è piuttosto chiaro che la propaganda politica (perpetrata in misura diversa da parte di tutti gli schieramenti) ha creato un allarme e un’ostilità che appaiono decisamente esagerate rispetto al fenomeno in sé.
Lavoro e identità
Bisogna dire che, tutto sommato, le persone che affermano cose apertamente negative nei confronti degli immigrati sono ancora una minoranza, ma anche qui sono le tendenze a fare la differenza. Alcuni dati generali: «Quattro italiani su dieci (40,3 per cento) definiscono il proprio rapporto con gli immigrati “normale”, quasi uno su cinque (19,4 per cento) parla di reciproca indifferenza, il 14,4 per cento di reciproca disponibilità, mentre un decimo trova gli immigrati ostili (10,1 per cento), l’8,1 per cento li trova insopportabili, il 7,7 per cento afferma di temerli». Altre percentuali parlano invece dell’attitudine che si ha o ci si sente legittimati ad avere nei confronti degli stranieri: «Secondo il 45,7 per cento degli italiani un atteggiamento di diffidenza nei confronti degli immigrati è “giustificabile, ma solo in alcuni casi”. Per quasi un quarto (23,8 per cento) guardare con diffidenza gli immigrati è “pericoloso”, per il 17,1 per cento (+6,7 per cento rispetto al 2010) è “condivisibile”, per il 13,4 per cento è “riprovevole” (-4,3 per cento rispetto al 2010)». Quando i confronti cominciano a toccare questioni come “lavoro” e “identità”, le differenze rispetto al passato si fanno più nette: «La convinzione che gli stranieri tolgano lavoro agli italiani rispetto a dieci anni fa è cresciuta dal 24,8 per cento al 35,2 per cento (oltre 10 punti); la percentuale di chi vede negli immigrati una minaccia all’identità culturale nazionale è aumentata dal 29,9 per cento al 33 per cento e di chi paventa un aumento delle malattie è passata dal 35,6 per cento al 38,3 per cento. Per contro, rispetto al 2010 crolla di 17 punti percentuali la posizione secondo la quale gli stranieri portano un arricchimento culturale: dal 59,1 per cento al 42 per cento; analogamente, diminuisce la convinzione che gli immigrati contribuiscano alla crescita economica del Paese dal 60,4 per cento al 46,9 per cento». Ha attecchito tra gli italiani una certa retorica che, invece di prendersela con un sistema che spinge verso l’automazione, mettendo al margine chi fa lavori poco qualificati, se la prende con coloro che (proprio come avvenuto nella storia di emigrazione italiana) sono disposti ad accettare i pochi posti rimasti anche a condizioni da sfruttamento.
Una società più chiusa
Un altro dato che fa apparire la società italiana come più chiusa rispetto ad alcuni anni fa è quello che riguarda la cittadinanza: «Rispetto al 2010, sono diminuiti di oltre dieci punti gli italiani favorevoli allo ius soli (dal 60,3 per cento al 50 per cento) e sono aumentati notevolmente i sostenitori più rigidi dello ius sanguinis (dal 10,7 per cento al 33,5 per cento, quasi 23 punti in più). In calo coloro che auspicano la cittadinanza per chi è nato in Italia, purché educato in scuole italiane (dal 21,3 per cento al 16,5 per cento)». Divise piuttosto equamente le percentuali relative alle cause che hanno determinato episodi di xenofobia: l’aumento «nel corso dell’ultimo anno sarebbe avvenuto per quasi due italiani su dieci (19,7 per cento) per colpa del comportamento degli immigrati, per un altro quinto della popolazione (19,2 per cento) per le politiche inadeguate dei governi. Il 18,3 per cento assegna la responsabilità alla comunicazione aggressiva di alcuni esponenti politici, il 15,1 per cento al modo con cui i media diffondono le notizie, il 13 per cento all’atteggiamento degli italiani». Eppure i migranti arrivati via mare (quelli contro cui si scagliano più spesso le campagne di ostilità) sono stati appena 11.471 nel 2019, secondo il report della Fondazione Ismu. L’ultimo anno in cui ne sono arrivati di meno è stato il 2010, quando ne sbarcarono 4.406. E il trend negativo parte da lontano. Se ragioniamo per trienni, nel 2014-16 entrarono via mare 505.378 persone, mentre nel 2017-19 solo 154.210, quasi il 70 per cento in meno.
(Foto di Harry Quan su Unsplash)