Uno dei temi ricorrenti su ZeroNegativo riguarda la comprensione di come e perché le teorie antiscientifiche si diffondono e riscontrano talvolta grande seguito. È piuttosto ovvio come mai l’argomento ci appassiona, essendo un’associazione che si muove nel campo della salute, oltre che della solidarietà.
Questa volta ci torniamo a partire da un articolo uscito su The Conversation, a firma di tre docenti del campo della psicologia, che sintetizzano i contenuti di una loro ricerca uscita a luglio su PNAS.
Secondo quanto riscontrato dai tre autori, sono quattro i motivi principali per cui alcune persone rifiutano le informazioni scientifiche: 1) le informazioni provengono da una fonte percepita come non credibile; 2) si identificano con gruppi contrari alla scienza; 3) le informazioni che ricevono contraddicono ciò che credono sia vero, buono o importante; e 4) le informazioni sono presentate in maniera contrastante con il loro modo di pensare.
La comprensione delle ragioni psicologiche è fondamentale perché aiuta a individuare le potenziali soluzioni per aumentare la fiducia nella scienza.
Scienziati inaffidabili
Il primo motivo per cui alcune persone sono contrarie alla scienza è che non ritengono credibili gli scienziati. Ciò accade quando la competenza degli scienziati viene messa in discussione, quando sono considerati inaffidabili e di parte. Sebbene il dibattito tra gli scienziati sia una parte fondamentale del processo scientifico, molti interpretano il dibattito come un segno del fatto che chi vi prende parte non è un vero esperto dell’argomento.
Spesso si diffida degli scienziati perché li si considera freddi e insensibili. Anche la loro obiettività viene messa in discussione.
Come possono gli scienziati, si chiedono gli autori, aumentare la propria credibilità? Per esempio comunicando al pubblico che il dibattito è parte integrante del processo scientifico. Per aumentare la percezione della propria affidabilità, i docenti consigliano loro inoltre di spiegare che il proprio lavoro non è motivato da interessi personali.
Resistenza
Le persone tendono a rifiutare le informazioni scientifiche quando sono in conflitto con la loro identità sociale.
Può infatti capitare che si identifichino con gruppi sociali che rifiutano le conclusioni scientifiche e che respingono gli scienziati o coloro che sono d’accordo con loro. Ad esempio, coloro che si identificano con gruppi scettici sul cambiamento climatico tendono a essere piuttosto ostili nei confronti di chi ci crede.
Per affrontare questo problema, scrivono gli autori, i comunicatori scientifici dovrebbero trovare un’identità condivisa con il proprio pubblico.
Contraddizioni
Le persone spesso rifiutano la scienza perché contrasta con le proprie convinzioni, attitudini e valori. Per le persone che hanno fumato per tutta la vita, la prova che il fumo uccide è scomoda perché contraddice i loro comportamenti. È molto più facile minimizzare i risultati scientifici sul fumo che cambiare un’abitudine profondamente radicata.
Spesso c’è anche un problema di disinformazione. Questa, una volta diffusa, è difficile da correggere, soprattutto se fornisce una spiegazione causale al problema in questione.
Una strategia efficace per combattere questo fenomeno è il prebunking, che consiste nell’avvertire le persone che stanno per essere investiti da una grossa dose di disinformazione, per poi confutarla, in modo che le persone siano in grado di resistere meglio alla disinformazione quando la incontrano.
Le prove scientifiche possono essere rifiutate anche per ragioni che vanno oltre il contenuto del messaggio. In particolare, quando la scienza viene presentata con modalità che sono in contrasto con il modo in cui le persone concepiscono le cose, il messaggio può essere rifiutato. Per esempio, alcune persone trovano difficile tollerare l’incertezza. Per queste persone, quando la scienza viene comunicata in termini incerti (come spesso accade, pensiamo alla pandemia), tendono a respingerla.
«I comunicatori scientifici dovrebbero quindi cercare di capire come il loro pubblico si approccia alle informazioni e adeguarsi al loro stile», si legge nell’articolo.
Amplificazione politica
Le forze politiche contribuiscono fortemente agli approcci antiscientifici. La politica può infatti innescare o amplificare tutti e quattro i motivi principali per cui normalmente si è contrari alla scienza. Può determinare quali fonti appaiono credibili, esponendo persone con ideologie politiche diverse a informazioni scientifiche e disinformazioni diverse.
La politica è anche un fenomeno identitario, per cui quando le idee scientifiche provengono dal proprio gruppo o partito, le persone sono più inclini ad accettarle.
Capire l’antiscienza
Nel complesso, gli elementi descritti fin qui ci aiutano a capire che cosa sta alla base del rifiuto di diverse teorie e innovazioni scientifiche, dai nuovi vaccini alle prove del cambiamento climatico.
Fortunatamente, concludono gli autori, comprendendo queste motivazioni possiamo anche capire meglio come guidare questi sentimenti e aumentare l’accettazione della scienza.
(Foto di Sander Sammy su Unsplash)
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